Nella stazione di Montparnasse vive Hugo, un ragazzino rimasto orfano, che non ha perso la voglia di sognare e di cercare risposte alle mille domande che si pone. Passa le sue giornate a far funzionare gli orologi della stazione e a cercare di aggiustare un vecchio automa che suo padre gli regalò prima di morire. Un giorno nel tentativo di rubare per l' ennesima volta in un negozio di giocattoli, viene colto sul fatto dal proprietario che gli sequestra un vecchio taccuino a lui familiare e nel quale erano contenute le istruzioni del padre di Hugo per sistemare l' automa. Da qui parte l' avventura del protagonista alla scoperta di un nuovo mondo
: quello del cinema.Andando oltre la storia, che risulta essere a tratti scontata e melensa si scopre un film che per stessa definizione del regista è una lettera d' amore al cinema, pieno di riferimenti, alcuni più evidenti altri meno. Quando è uscita la notizia che Scorsese avrebbe girato questa pellicola in molti hanno digrignato i denti, in realtà in questo film il regista ha avuto la capacità di saper raccontare gli anni in cui la settima arte ha mosso i primi passi, anche a chi della storia del cinema non sa niente, attraverso l' inventore degli effetti speciali: Georges Méliès. Questo regista nasce come prestigiatore ma in seguito, affascinato dall' invenzione dei fratelli Lumière, decide di dedicare tutte le sue energie al cinema.Méliès è stato l' uomo che per primo ci ha portati sulla luna, che ha dato vita alla meraviglia dell' illusione cinematografica, che ha colorato a mano i propri lavori, facendo conoscere al pubblico anche il colore oltre al bianco e nero; un uomo quindi, che ha innovato un' invenzione già di per se innovativa e al quale noi appassionati di cinema dobbiamo molto. Questo lavoro di Scorsese è quindi un pretesto per raccontare, dietro la storia di Hugo, la solitudine e l' abbandono che ha dovuto vivere Méliès, regista tanto amato prima della grande guerra e abbandonato a se stesso una volta terminata.