Magazine Cultura

La macìara. Si possono guarire le mani?

Creato il 27 agosto 2014 da Studioartesia
 

Il 5 settembre – h. 21:00 nel suggestivo Parco S. Geffa (contrada S. Geffa) di Trani, prosegue il suo percorso con una nuova anteprima pugliese“La macìara. Si possono guarire le mani?”. L’evento è organizzato dalla Coop. Xiao Yan Rondine che ride, in collaborazione con il Cielo di carta-Scuola di teatro di Trani.

Un tempo, neanche troppo lontano, in Basilicata, le donne si mettevano sull’uscio di casa e raccontavano storie ai bambini, alle altre donne e ai contadini che tornavano dai campi. Storie divertenti o macabre, che importava. Alla gente piaceva ascoltare. Oggi si è persa quest’abitudine. Le parole sono diventate suoni distratti che ci attraversano per caso, senza più il peso dell’emozione.
Con “La macìara. Si possono guarire le mani?”, la compagnia Notterrante propone un racconto dalle atmosfere arcaiche, sull’ambigua figura della macìara. La storia, scritta da Mariella Soldo, vuole andare al di là della tradizione e del cliché, cercando di recuperare il lato umano di questo personaggio popolare. Il racconto è ambientato in un villaggio immaginario della bassa Lucania, ai confini con la Puglia e a ridosso della seconda guerra mondiale.
Maria non è una donna come le altre. Sul suo viso mai un tratto di esasperata femminilità. Il suo corpo ha l’odore delle terre arse e delle campagne desolate del sud. Un giorno sposa Rocco il pastore. Nascono due figli: Lucietta e Franceschino.
Il testo scava nei sentimenti contraddittori di questi personaggi, cercando di sradicarli dalla propria terra e di andare nel profondo, senza l’ombra del giudizio o dell’analisi antropologica. Si scava anche nell’animo femminile e nella sua complessità, nei dolori soffocati di madri che non possono parlare, di figlie che non sanno ascoltare, ma anche di uomini che affogano nella terra e di bambini che subiscono violenze.
Un racconto di dolcezza e di brutalità fisica, di amore coniugale e incestuoso, di vendetta, di odio, di invidia, ma anche di bellezza.
L’attrice Barbara De Palma dà vita, attraverso letture drammatizzate, monologhi e canti popolari, a tutti i personaggi di questa storia. Con viola e violino, Stefania Ladisa accompagna la voce dell’attrice in questo viaggio attraverso un tempo mitico e ancestrale, in cui la forza della tradizioni superava il buonsenso.

“Stringo le mani. Le mie mani hanno bisogno di cura. Guarite le mie mani. Vi pago, un soldo a dito. Tremano e non sanno vivere le mie mani. Ogni vena un dolore, ogni riga una storia. Dicono in giro che io prendo le vite. Dicono in giro che io sono una macìara, una di quelle femmine che deve morire. Ma quando scendo dal letto e mi strappo dai sogni divento terra. Terra come tutti. Come voi. Incrostata, divento una donna. Donna”.

Ingresso con contributo libero. Per info e prenotazioni 0883 506807 – 349 2674406.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :