Per chi scrive quasi quotidianamente delle manipolazioni dei dati economici sia a monte che a valle, gli ultimi giochetti dell’Istat sul Pil italiano non sono che la prova del nove di un metodo ormai adottato globalmente in occidente e condotto secondo le regole tipiche della propaganda bellica per depistare i cittadini e spacciare l’oppio di speranze immotivate. L’immancabile ripresa, sostituta dell’immancabile vittoria, non va messa in discussione e se i giornali italiani pubblicarono a suo tempo la notizia della “grande vittoria” a El Alamein, oggi non si può mettere in discussione la linea del Pil.
Naturalmente in tempo di renzismo i modi e i tempi delle bugie acquistano un andamento farsesco e si direbbe surreale se l’aggettivo non stonasse con la volgarità intrinseca del mercato delle cifre. Dunque l’Istat aveva calcolato per il 2015 un micragnoso aumento dello 0,6% del prodotto interno lordo, troppo poco per portare credibilità alla mirabolante narrazione del guappo. Il quale avrà protestato e visto che l’Istat non è un istituto terzo ma è uno strumento in mano al governo subito ha provveduto a correggere il dato poco lusighiero, portandolo allo 0,8%. Oddio non è che sia granché, ma suona meglio di quella risicata sufficienza: “che, scusate se sono pochi, ma due decimi di pil a noi ci fanno, specie che quest’anno c’è stata una grande moria delle banche, come voi ben sapete! Abbondandis in abbondandum. Questi decimi servono che voi vi consolate”.
Ma è il metodo con cui si è arrivati al ricalcolo che è degno di una sceneggiata di Totò e Peppino: si è semplicemente rivisto al ribasso il Pil del 2013 e 2014, così da poter incrementare l’aumento del 2015. Insomma un’operazione inversa peraltro facilissima potendo operare sulle molti voci ipotetiche e congetturali introdotte recentemente e calcolate anche all’indietro. Sono piuttosto i tempi dell’operazione che denunciano l’improvvisazione del calcolo su direttiva politica: in Usa dove sono maestri nelle revisioni sospette si sarebbe agito molto prima, già nel pieno del 2015 permettendo di smussare la sensazione di presa in giro. Certo questo apre un grosso problema: se è possibile rivedere i dati a distanza di uno o due anni chi ci dice che lo 0,6%, alias 08% del 2015 non possa essere rivisto al ribasso anch’esso? Così vuoi vedere che a forza di manomissioni sul passato per abbellire il presente non salti fuori che il pil del 2015 non è aumentato che dello 0,4 per cento? Cosa del resto più che probabile se a Renzi dovesse subentrare qualche altra faccia interessata a raccogliere ogni briciola statistica per impanare la cotoletta di massacri sociali.
Così è se vi pare, tanto è una commedia di numeri che servono solo ad abbellire lo spoglio scenario della macrò economia.