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La Macro Regione del Mezzogiorno

Creato il 09 agosto 2015 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
La Macro Regione del Mezzogiorno

Il 17 giugno 2015 a Roma, presso lo “Spazio Europa” gestito dall’Ufficio d’informazione in Italia del Parlamento europeo e dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea, ha avuto luogo il convegno dal titolo “Macro regione del mezzogiorno: Sicilia-Calabria, binomio inscindibile nel TEN-T5 per una nuova centralità dell’Italia e dell’Europa nel Mediterraneo”.

L’evento è stato organizzato dall’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) di Roma su iniziativa del Prof. Cosimo Inferrera, ordinario all’Università di Messina, grazie alla collaborazione di Innovatori Europei e all’ospitalità della rappresentanza UE a Roma. Le Università degli Studi di Messina, Palermo e Catania, la “Kore” di Enna, l’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo, i Consigli Nazionali degli Ingegneri e degli Architetti, “The Watson Society” hanno concesso il patrocinio.

cosimo inferrera

L’obiettivo prefissato dagli organizzatori è stato quello di fare emergere l’importanza dello studio analitico e della ricerca operativa sul Mediterraneo e sugli eterogenei Paesi rivieraschi. Ciò al fine di riscoprirne le potenzialità in un’ottica di interazione, non soltanto per questioni legate alla sicurezza ma anche per le nuove opportunità, sfide e prospettive che potrebbero derivare dal loro riassetto statuale. Oggi il Mediterraneo del Sud, quale via di transito del 33% del flusso commerciale globale, rilancia il proprio ruolo di centralità geopolitica, per cui in tale contesto internazionale il meridione d’Italia può e deve assumere il ruolo di piattaforma avanzata d’Italia e dell’UE relativamente a trasporti e reti di comunicazione, mentre di fatto ne è escluso. Su questo il Convegno è stato unanime.

tiberio graziani cosimo inferrera

I lavori della giornata sono stati aperti con i saluti del Presidente dell’IsAG Tiberio Graziani e del dott. Filippo Romeo, Direttore del Programma “Infrastrutture e Sviluppo Territoriale” presso l’Istituto, che ha colto l’occasione per presentare il suo Programma, illustrarne gli obiettivi nonché il relativo Report dal titolo “L’importanza di una strategia di rilancio infrastrutturale per l’Italia e il suo meridione”, con il quale l’IsAG ha presentato l’evento.

filippo romeo

Ha fatto seguito il saluto di Massimo Preziuso, Presidente di “Innovatori Europei”, che ha tratteggiato la continuità di sviluppo programmatico con l’evento organizzato l’anno scorso al Largo del Nazzareno. Quindi l’ing. Preziuso ha presentato il caloroso video-messaggio dell’On. Gianni Pittella, Presidente di “Socialisti e Democratici” al Parlamento Europeo. L’On. Pittella ha incisivamente messo in risalto due aspetti fondamentali per il rilancio del nuovo Mezzogiorno. In primis il disegno è attuabile attraverso interventi che possano metterlo al passo con l’intero Paese su infrastrutture e servizi; quindi è fondamentale assegnargli una missione storica e strategica all’interno della nuova Italia e della nuova Europa in termini di programmazione coordinata fra Sicilia, Calabria e Lucania. Appunto la macro-Regione del Mezzogiorno – per l’On. Pittella – potrebbe essere l’elemento propulsore dello sviluppo attuativo di tale fondamentale processo.

Successivamente è stata data comunicazione della lettera, giunta dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a firma del Vice Ministro On. Riccardo Nencini di cui si riporta integralmente il testo:

Carissimi,
impegni istituzionali importanti al Senato non mi consentono di essere con voi oggi e partecipare alla vostra conferenza, organizzata per discutere, con autorevoli interlocutori, di un tema quanto mai stringente. Voglio però farvi pervenire i miei migliori auguri di buon lavoro per la buona riuscita dell’iniziativa, dalla quale, sono certo, scaturiranno proposte e contributi utili e significativi.
C’è un’attenzione più convinta e decisa da parte del Governo per tutta l’Italia Meridionale. Il nostro Paese ha una caratteristica geografica particolare, quella di penetrare nel cuore del Mediterraneo.
I due grandi corridoi europei, che iniziano uno a Rotterdam e l’altro nei Paesi Baltici, “Piovono” nel Mediterraneo toccando le due coste italiane, quella tirrenica e quella adriatica fino a scendere alla Calabria e alla Sicilia da una parte, alla Puglia dall’altra. Ed è proprio per questi motivi – primo in testa le grandi potenzialità di sviluppo che offre il Mediterraneo, frontiera d’Europa, che può e deve divenire “polmone” dell’economia nazionale – che dobbiamo concentrare gran parte delle risorse a disposizione per investire nelle infrastrutture del Sud, dai porti, agli aeroporti, alla mobilità su ferro e su gomma, e a quella che riguarda il traffico aeroportuale. Stiamo lavorando in questa direzione:
all’attenzione del Mit, tra le grandi opere strategiche infrastrutturali previste dal Def, abbiamo inserito, tra le altre, l’Alta Velocità Napoli Bari e finanziamenti per il completamento della Salerno-Reggio Calabria. Ed è all’esame del Governo la riforma portuale e aeroportuale, dove sono comprese le infrastrutture del Sud Italia. Non basta se tutto ciò non sarà inserito in una cornice strategica infrastrutturale nazionale, tema, ripeto, all’attenzione del Governo.
É il primo passo per rendere quest’Italia più civile. Perché la civiltà e la libertà passano anche dalla possibilità di dare a ognuno di muoversi liberamente nel proprio Paese. Il nostro impegno non mancherà.
Giungano ancora a tutti voi i miei auguri di buon lavoro.
Riccardo Nencini
Roma, 17 Giugno 2015

Quindi il dott. Giuliani ha porto i saluti dell’associazione “Fare Ambiente”. È seguito l’intervento della dott.ssa Laura Facchinelli che, delineate differenze e analogie fra le culture del Mediterraneo, ha perorato la rottura dagli schemi per superare il timore “dell’altro da noi”, al fine di comprenderne il significato e la bellezza. Come per Venezia è stato salvifico il collegamento con la terra ferma, così deve essere per la Sicilia: ecco il suo assunto di fondamentale importanza.

cosimo inferrera

La sessione d’inizio si è quindi conclusa con l’intervento del prof. Cosimo Inferrera, che ha sintetizzato la forza del Convegno attraverso tre parole emblematiche: gratitudine, fiducia, coraggio. Ha parlato di Sicilia “quasi isola” per soli 3.300 m che la disconnettono dalla penisola italiana e dai servizi della UE. Facilmente raggiungibile da ogni punto del Mediterraneo, nel corso dei secoli è stata passaggio, impedimento, accoglienza di eventi storici, politici, commerciali, economici. Per questi caratteri costituisce una piattaforma “flessibile” di enorme pregio paesaggistico, archeologico, culturale, biecamente tenuta ai margini dei flussi commerciali che oggi la sfiorano, però sempre coinvolta in vicende militari, in inquinamenti del suo territorio e del Canale di Sicilia.

I lavori sono proseguiti attraverso l’alternanza di diversi panel, a cui hanno preso parte i più qualificati esperti nelle diverse discipline, alla presenza di personalità e di un folto pubblico. Si riportano di seguito alcuni dei concetti chiave delle successive relazioni.

Data la localizzazione altamente geostrategica, la valorizzazione dei territori meridionali risulta quindi obbligata. Si tratta anzitutto di rendere efficaci ed efficienti i collegamenti sullo Stretto, che avvicinino la Sicilia all’Italia al livello di minuti, non di ore come avviene attualmente. Priorità tassativa, la costruzione del Ponte appare riunire in sé tutti questi buoni propositi (Maurizio Ballistreri).

enzo siverio

Il Ponte diverrebbe presto un simbolo di innovazione strutturale a livello internazionale (Giorgio Diana) e di straordinaria bellezza architetturale attraverso le torri abitate (Enzo Siviero e Massimo Guarascio), un condensato di tecnologia, di richiamo turistico e socio-economico per incantare milioni di visitatori con terrazze panoramiche, piste, ovovie (Cesare Boffa e Michele Comparetto). Dunque non solo ponte di transito, ma anche ponte territorio per la rinascita dell’area di inferenza (José Gambino) con indotti immediati che rendano l’opera auto-sostenibile ab initio (Michele Comparetto). Nel Nord Europa la costruzione di ponti di questa portata è già una realtà concreta, senza dire che molti viadotti ferroviari subacquei sono stati costruiti per permettere il passaggio da un fiordo all’altro (Giovanni Saccà). Gli ingegneri strutturisti (Giorgio Diana), grazie ai loro studi assicurano la fattibilità della struttura che fa propendere la scelta per il Ponte – soluzioni alternative escluse – e si domandano come mai ancora non siano stati avviati i lavori per la sua edificazione.

alessandro di liberto

L’Italia avrebbe così l’occasione di ritornare protagonista in un mondo multipolare, dove le nuove economie quali la Cina stanno ridisegnando gli equilibri mondiali, mutandone le direttrici di sviluppo (Alessandro Di Liberto), il che determina di fatto la necessità della creazione di piattaforme logistiche italiane nel Mediterraneo (Rocco Giordano). Per la Sicilia, base geostrategica per eccellenza nella ricomposizione della frattura Mediterranea (Gian Luigi Corinto), il progetto di ricostruire il Mediterraneo (Gustavo Gagliardi) non può realizzarsi senza il Ponte, neanche attraverso una iniziativa strategica per lo sviluppo (Giuseppe Bova). Appare previsione fondata, dunque, che il Ponte sullo Stretto – definito “luminosamente mediterraneo” da Enzo Siviero – prima o poi si farà. In un paese civile, infatti, offrire a tutti la disponibilità di una coesione stabile per spostarsi liberamente è ormai divenuta prioritaria (Giacomo Borruso).

francesco attaguile

I costi – forse ciò che più frena l’avviamento dei lavori – potrebbero essere ammortizzati se la costruzione del ponte e delle opere a terra fossero spartiti tra più enti statali, pubblici, privati (Nino Galloni); poi non è detto che il Ponte debba essere tutto italiano, anche perché non ne beneficerebbero solo gli italiani (Francesco Attaguile). Impegnarsi ad investire risorse nelle infrastrutture del Mezzogiorno, secondo Giovanni Mollica, significa stabilire il ruolo dei “grandi assi” e dei “nodi”, della fascia di benessere di almeno 150 km di larghezza che questi inducono; significa altresì concentrare le risorse sul completamento della Salerno-Reggio Calabria, sulla costruzione di raccordi porti/ferrovia e aeroporti/ferrovia, sulla progettazione della AV/AC ferroviaria secondo il TEN-T5, di cui si è persa traccia.

domenico napoli

Per quanto concerne l’AC lo scetticismo nel proporla a Sud si evince subito, intuendo la contorsione dei percorsi attraverso la direttrice adriatica e il passaggio obbligato da Taranto per Gioia Tauro (ad un solo binario?), mentre si punta decisamente ad affermala al Nord, seppure con pregiudizievole ritardo rispetto agli altri paesi dell’UE (Giovanni Saccà). Caso assai strano, non si vogliono vedere le conseguenze della captazione dei flussi di merci nei porti meridionali sull’economia del Nord Italia: insomma non si vuol capire che le cose sono cambiate, perché oggi il Sud costituisce il nuovo polo della centralità europea (Giacomo Borruso). Un esempio che è stato riportato nella Sessione del mattino è proprio quello del porto di Gioia Tauro, che insieme a Taranto rappresenta l’unico snodo fondamentale per container di grandi dimensioni, provenienti da tutto il mondo verso il Sud (Domenico Napoli).

Giuseppe Zamberletti

Tra i relatori della Tavola Rotonda l’On. Giuseppe Zamberletti – molto critico sulle vicissitudini che hanno reso abortivo l’iter della costruzione del Ponte sullo Stretto – ha perorato con rinnovata vigoria l’urgenza dell’opera che, con il trascorrere degli anni si rende indispensabile per la rinascita del Mezzogiorno. Voce non meno importante – a suo tempo decisionale per l’approvazione del Progetto – l’On. Aurelio Misiti ha insistito sulla necessità di prefiggersi obiettivi chiari, ben definiti se si vuole seguire un percorso che conduca alla realizzazione dell’opera.

aurelio misiti

Il Sud Italia da sempre gode di una fondamentale posizione strategica, non solo dovuta al fatto che le sue coste garantiscono un accesso diretto alle acque del Mediterraneo, ma ancor di più perché rappresenta un luogo di passaggio obbligatorio per milioni di genti e di merci. Gli albori delle relazioni euro-mediterranee risalgono al Vertice europeo di Parigi (1972), dove furono fissate le linee guida di una politica globale mediterranea, volta a promuovere una prima serie di accordi di cooperazione. Con le adesioni alla CEE, che arrivarono negli anni successivi, il confine meridionale dell’Europa comunitaria si è allungato verso il Mediterraneo. Al Consiglio europeo dell’UE a Essen (1994) venne ribadita la centralità della cooperazione mediterranea, che è concepibile come un crocevia, un luogo di incontro (e purtroppo anche di scontro) per tutti coloro che scelgono di transitare da Nord verso Sud.

Il succo di quegli avvenimenti è ritornato palpitante nelle accorate parole di denuncia di Francesco Attaguile: “Le sponde meridionali ed orientali del Mediterraneo, come del resto il Medio Oriente – così recitava il documento finale del Consiglio europeo di Lisbona (1992) – sono aree geografiche nei confronti delle quali l’Unione dovrebbe nutrire forti interessi in termini di sicurezza e di stabilità sociale”. Dichiarazione d’intenti platealmente tradita con la sparizione del Corridoio TEN-T1, surrogato dal fantasioso TEN-T5 Helsinki – La Valletta, ottenuto come minor danno dall’abilità diplomatica dell’Avv. Attaguile in sede di Commissione a Bruxelles.

Bartolomeo Giachino

Hanno fatto seguito le espressioni di Bartolomeo Giachino, rintronate nella sala come critica feroce sulla miopia severa di cui è sembrato preda il governo tecnico della Repubblica Italiana che nel marzo 2013, in modo autoritario, ha deciso la soppressione del Ponte sullo Stretto, recidendo speranze e prospettive, anche se solo momentaneamente.

In realtà il fattore di rinnovamento che il meridione può generare è intimamente legato ad una nuova stagione di investimenti nelle infrastrutture, che diano espressione alle peculiarità geografiche insite nella Macro Regione del Mezzogiorno, a cominciare dalla Sicilia con la realizzazione del Progetto Arge proposto da Pier Paolo Maggiora nella visione di una Megalopoli di cinque milioni di abitanti. Tali mutamenti di prospettiva portano nuovamente protagonista il Mediterraneo, che per volontà geografica ritorna mediatore tra continenti e culture. Sicilia, Calabria e Lucania nel mezzo di tale mediazione possono e devono giocare un ruolo di primo piano per evitare che questo nuovo corso ci trovi, tra quindici anni, fatalmente marginali in un mondo completamente rinnovato e nel quale non siamo riusciti a consolidare la nostra posizione geograficamente vantaggiosa. Il quadro più ampio fra Unione Europea e Paesi della Sponda Sud del Mediterraneo, preconizzato dal Processo di Barcellona (1995) – noto come partenariato euro-mediterraneo per una strategia comune della UE – oggi sembra, purtroppo, in eclissi totale, sebbene sia l’unica, valida prospettiva di pace e lavoro.

(Testo di Filippo Romeo e Cristina Chiavon; foto di Veronica Tora)

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