Il Museo del Duomo e Diocesano di Fidenza aderisce alle Giornate dei Musei Ecclesiastici, promosse dall’AMEI-Associazione Musei Ecclesiastici Italiani. Sabato 7 marzo offre perciò l’ingresso gratuito al Museo e due proposte culturali.
Alle 16.00 Alessandra Mordacci conduce una conversazione-visita guidata al Museo sul tema: “La Madonna con Bambino (Maestà mariana) di Benedetto Antelami e il tesoro di San Donnino (sec. XIIXIII)”. A seguire, con inizio alle ore 17.00, si svolge nella Sala Conferenze del Palazzo Vescovile in piazza A. Grandi 16 la conferenza con diapositive intitolata “I colori della fede. La policromia originale della Madonna con Bambino (Maestà mariana) di Benedetto Antelami”. Il professor Pietro Baraldi, docente di Chimica fisica dell’Università di Modena e Reggio Emilia, illustrerà i risultati delle indagini sui pigmenti usati nella decorazione delle sculture lapidee medievali nell’Italia settentrionale.
Approfondimento con la conferenza del professor Pietro Baraldi Il professor Pietro Baraldi si è posto il problema di identificare la tavolozza dei colori usati nella decorazione delle sculture di pietra eseguite nel Medioevo nell’Italia settentrionale. Le ricerche scientifiche sulle policromie svolgono infatti un ruolo fondamentale nella ricostruzione dell’aspetto originale delle opere, in un settore dove le fonti medievali sostanzialmente tacciono. Questo silenzio si deve al fatto che gli scultori, salvo alcune eccezioni dal Quattrocento in avanti, affidavano le operazioni di dipintura ai pittori e questi ultimi le eseguivano con i metodi tradizionali dell’epoca, senza sostanziale differenza tra l’applicazione del colore su una tavola o su una scultura lignea o lapidea o di terracotta. I risultati ottenuti dalle indagini sulla Madonna dell’Antelami e su opere coeve sono di grande interesse. Le ricerche svolte dimostrano che le statue del XII e XIII secolo erano sempre completate da una ricca e raffinata policromia, molto spesso oggi ridotta a frammenti poco apprezzabili, sia a causa dell’azione degli agenti atmosferici e delle sostanze inquinanti, sia a causa del rifiuto del colore che iniziò a dominare nel pensiero artistico e intellettuale italiano a partire dal secondo Cinquecento, portando nei successivi tre secoli a interventi di ‘restauro’ sulle sculture lapidee, lignee e di terracotta, che cancellarono o nascosero le coloriture originali, giudicate inopportune e prive di buon gusto.
Articolo pubblicato da "il Risveglio" settimanale della Diocesi di Fidenza N° 9/2015