La madre di Peppino e la gazza puttana

Creato il 10 giugno 2013 da Casarrubea

Pino Manzella ’79- il mio amico Peppino Impastato

Buttana!!…  Si ‘na buttana!!…  Unn’è l’aneddu?…

Con chi ce l’ha la signora Felicia? Con chi sta litigando?

Davanti alla persiana semiaperta sono indeciso e imbarazzato d’interrompere una discussione in famiglia.

Ah tu si?…  Trasi, trasi!

M’invita con una strana allegria nella voce, la signora Felicia. Mentre la saluto mi guardo attorno. Nessuno. Dev’essersi rifugiata nell’altra stanza per la vergogna.

Ci purtai ‘na cosa…  - dico porgendole un ritratto a matita di suo figlio Peppino mentre ci sediamo al tavolo al centro della stanza -.

Bravu… – mi dice allontanando il disegno per metterlo a fuoco – ci assimigghia…pari ca mi talìa… Parla con me e fissa il ritratto, si rivolge ora al ritratto, ora a me. Figghiu meu… rarica di cori… sangu di ‘sti vini… minnitta… ‘nni ficiru minnitta… assassini…

Parla come può parlare una madre a cui hanno ucciso un figlio, sciogliendo e mescolando dolore e rabbia, strazio e tenerezza.

L’autru iornu si purtaru un gattareddu…avia a biriri comu facia ‘nta la machina… com’era scantatu… cu l’ugna di fora… l’ucchiuzzi scantati… comu facia… figghiu  meu… tu senza ugna… e io… e io… ‘un mi putìa dispisari d’un gattareddu e m’app’a dispisari d’un figghiu… figghiu  meu… minnitta… ‘nni ficiru minnitta… assassini…

Parla come può parlare una madre a cui hanno ucciso un figlio riducendolo a brandelli e dicendo che stava mettendo una bomba sui binari. Ma non piange. Non ho mai visto piangere la signora Felicia. Le si inumidiscono gli occhi ma le lacrime vengono come riassorbite. Piange all’incontrario, di dentro. D’improvviso un frullìo d’ali e sul tavolo, proprio accanto al disegno, atterra una gazza, testa spelacchiata ma colori ancora sgargianti, con un anello nel becco. Ah… cca si?… Buttana!…

     Pino Manzella


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