«La mafia è l’essenza della Sicilia»
Creato il 13 maggio 2013 da Malvino
@ementana decide che non cinguetterà più, la polemica divampa fino a lambire i massimi sistemi e della scintilla che ha appiccato il fuoco – l’affermazione fatta da Giuliano Ferrara nel corso di una trasmissione condotta da Enrico Mentana: «La mafia è l’essenza della Sicilia» (La7, 7.5.2013) – non se ne parla, come se gli insulti piovuti via Twitter addosso ai due fossero del tutto gratuiti. A chiudere la questione su questo punto – a pensare di averla chiusa – è stato lo stesso Ferrara, che su Il Foglio di venerdì 10 maggio, rispondendo alle proteste di una lettrice siciliana, ha scritto: «Io parlavo dell’essenza. Legga “Cose di Cosa nostra”, il bel libro di Giovanni Falcone e Marcelle Padovani. […] [Falcone] ha detto quel che io ho ripetuto». Vi risulta che qualcuno si sia preso il disturbo di andare a leggere cosa avesse davvero scritto Falcone? A me non risulta. Bene, ci ho pensato io.Mi ha mosso innanzitutto l’incredulità nel fatto che Falcone potesse aver detto una tale scempiaggine, ma ad andare il libreria, a procurarmi il libro, a leggerlo dalla prima all’ultima riga delle sue 190 pagine mi ha spinto il fatto che Ferrara avesse aspettato 48 ore per dare quella risposta. Perché? Semplice: non poteva farlo prima, non aveva ancora trovato l’intoccabile al quale mettere in bocca quella stronzata. A trovarglielo è stato Salvatore Merlo che in un articolo pubblicato sullo stesso numero de Il Foglio riportava un brano di quel libro: avrebbe dovuto dimostrare che «anche Falcone ne faceva una questione di essenza». Leggiamolo: «Un giorno ho assistito a Palermo a una scena di strada estremamente significativa. Un tizio protesta contro un altro che ha parcheggiato di traverso, intralciando la circolazione. Si agita, urla. L’altro lo osserva indifferente e poi continua a parlare con un suo amico come se niente fosse. Il tizio non fa una piega e se ne va senza fiatare. Aveva capito, davanti all’atteggiamento sicuro dell’interlocutore, che, se avesse insistito, le cose avrebbero preso una brutta piega e lui sarebbe uscito perdente dallo scontro. Questa è la Sicilia, l’isola del potere e della patologia del potere».Dimostra che «la mafia è l’essenza della Sicilia»? A me non pare affatto, d’altronde, se «essenza» è «quanto individua e definisce la realtà di un oggetto materiale o ideale» (Devoto-Oli), la sua «realtà propria e immutabile» (Treccani), in tutto il libro non v’è traccia di tale relazione tra mafia e Sicilia. In quanto al termine, poi, «essenza» è usato una sola volta, nell’avvertenza in avantesto a firma di Padovani, e senz’alcuna attinenza alla mafia o alla Sicilia.Nel libro ci sono altri passaggi che implichino una relazione tra mafia e Sicilia che consenta a Ferrara di poter affermare che, nel dire: «La mafia è l’essenza della Sicilia», ha ripetuto quel che Falcone ha detto? Tutt’altro. Ogni volta che Falcone mette in relazione una caratteristica del mafioso a un aspetto della sicilianità, tiene a sottilineare con forza che si tratta di una degenerazioneche lorende «parossismo» (cap. II), di una sua «sublimazione a livello criminale» (cap. III): altra cosa che «essenza»E dunque? Cosa è accaduto? Nel corso di una trasmissione televisiva condotta da Mentana, Ferrara si è fatto prendere la mano e ha fatto un’affermazione che probabilmente voleva essere provocatoria, ma che di fatto era stupida e offensiva, e che successivamente avrebbe messo in bocca a Falcone, che non si era mai sognato di affermare nulla di simile. Qualche siciliano si è risentito e ha reagito con offese alle offese. Senza dissociarsi dall’affermazionedi Ferrara, Mentana si è lamentato delle offese indirizzate a Ferrara, e così se n’è procurate altre indizzate a lui. Qui s’è turbato, ha cinguettato un addio ed è volato via.
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