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Trama: il piccolo Arturo nasce a Palermo negli anni '70 e fin dal concepimento la sua vita viene segnata dall'influenza della mafia. Crescendo, il bambino eleggerà l'allora presidente del consiglio Giulio Andreotti come eroe personale e cercherà di intraprendere la strada del giornalista...
La mia è stata un'infanzia molto felice. Sono nata e cresciuta in una piccola cittadina ligure, vicino al mare, e l'unico evento degno di nota in grado di caratterizzare le calde estati era l'arrivo di una colonia di ragazzi tedeschi che andavano a vivere per una o due settimane in una villa poco distante da casa mia. Come succede a tutti i bambini è ovvio che di tanto in tanto spuntasse qualche motivo per avere paura, ci mancherebbe: sulla strada davanti a casa le automobili filavano che era un piacere ed è un miracolo che non ci sia mai scappato il morto; la zona in cui vivevo, per quanto tranquilla, era (chissà perché) un luogo dove si spacciava allegramente e mia madre ogni tanto nominava la parola "drogati" implicando con essa dei mostri armati di siringa che trascorrevano le giornate ad infettare ignari bambini come la sottoscritta, poi c'erano i ragazzi più grandi che immancabilmente si divertivano a terrorizzare noi piccini parlando di "naitmer", della "riposseduta", del diavolo, della "bamboladiProfondoRosso" e raccontando terribili leggende metropolitane a cui era d'obbligo credere ciecamente per poi passare notti insonni. Paure piccole, quasi banali insomma, nulla di incredibilmente serio. Di certo noi non dovevamo preoccuparci della mafia, non come il piccolo Pif (o Arturo, se preferite) e i suoi coetanei che un giorno sì e l'altro anche erano costretti a vedere delle persone crivellate di colpi, sentire il rumore di una bomba che esplodeva chissà dove e subire l'omertà di genitori, insegnanti e persino preti che dicevano loro di come la mafia, per l'appunto, uccidesse solo d'estate.
Per me la mafia era uno dei tanti mostri "di fantasia" al pari di "naitmer" e questo perché i miei genitori, come la maggior parte credo degli italiani, a partire dal 1984 erano inchiodati davanti alla TV a vedere La piovra. Ora, una cosa che ricordo bene de La piovra, oltre a Michele Placido/Commissario Cattani (che quando è morto ho avuto gli incubi per settimane) e il terribile Remo Girone/Tano Cariddi, erano gli attentati che, per come la vedevo io all'età di sei anni, potevano capitare a chiunque: bastava solo che un motociclista col casco ti si avvicinasse alla macchina e automaticamente il centauro avrebbe preso la mitraglietta e fatto fuori te e i tuoi genitori. Spesso guardavo La piovra a casa della bonanima di mia nonna e la mezz'ora impiegata per tornare a casa era per me una fonte di angoscia indescrivibile; durante la visione di La mafia uccide solo d'estate mi sono quindi chiesta quanto coraggio ci sia voluto a Pif per raccontare con tono ironico e scanzonato un periodo sicuramente terribile della vita sua e di tutti i suoi coetanei. Guardando il film di Pif si ride, ma è una risata a denti stretti, che fa riflettere e venire voglia di documentarsi su un periodo storico importante non solo per la Sicilia ma per l'Italia tutta, fondamentale a mio avviso per fare un po' il punto della situazione attuale e chiederci come diamine abbiamo fatto a diventare un popolo di cazzoni e menefreghisti dopo tutto quello che abbiamo passato. Sì perché io, persino io che all'epoca avevo 11 anni e non pensavo ad altro che andare a spiaggia, le morti di Falcone e Borsellino le ricordo benissimo. Ricordo le facce sconvolte dei miei genitori, ricordo quella presa di coscienza sociale e quel senso di orribile risveglio che Pif descrive così bene alla fine di La mafia uccide solo d'estate. Un risveglio che è durato giusto il tempo di una bomba, appunto. Perché è così facile dimenticare.
Ricordo anche, non con la stessa ironica venerazione del piccolo Arturo, la fondamentale figura di Andreotti e di tutta una serie di politici sui quali i comici dell'epoca potevano solo fare una satira "fisica" (ah, il vecchio Bagaglino!), bonaria, appena accennata, in grado di renderli umani e simpatici. Perché quella era gente, per quanto corrotta e sicuramente dedita solo a tirar acqua al proprio mulino, che aveva comunque una fortissima consapevolezza e forza politica, che voleva davvero cambiare il paese e riusciva ad influenzarlo con estrema serietà, che veniva da un periodo storico di grandi conquiste e cambiamenti. Era gente che faceva paura, altroché. E ora abbiamo Berlusconi, Renzi, Salvini, Grillo e tutto il resto del circo Togni, talmente privi di credibilità e carisma che nessuno, tra trenta o quarant'anni, si sognerebbe di mostrare un bambino che passa il tempo a raccogliere ritagli di articoli su di loro. Perché la mafia ucciderà solo d'estate, ma la stupidità, l'ignoranza e il lassismo ci hanno uccisi invece ogni giorno, lasciandoci incapaci di riflettere su quello che è il nostro passato. Invece è giusto ricordare, per quanto sia doloroso, "noioso" e scomodo. E' giusto prendere per mano i nostri figli e condurli nei luoghi che hanno segnato la nostra storia, nel bene e nel male, parlando loro dei veri mostri che ancora continuano ad agire indisturbati, magari rimanendo un po' più in sordina rispetto al passato e diventando quindi ancora più pericolosi. Magari se ne può parlare con ironia, proprio come fa Pif, perché la risata intelligente è la prima a non nascondere la testa sotto la sabbia e a lasciare naturalmente alla serietà e alla commozione il doveroso spazio che meritano. E sì, La mafia uccide solo d'estate è un film che ho adorato, ma lo avrete capito da soli. A voi lascio il piacere di scoprirlo e di gustarlo come se fosse una Proustiana madeleine in grado di trasportarvi nel passato com'è successo a me.
Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, è regista e co-sceneggiatore, inoltre interpreta Arturo da grande. Nato a Palermo, è più famoso come conduttore televisivo che come attore, grazie a programmi come Le iene e Il testimone. Ha 42 anni.
Cristiana Capotondi interpreta Flora da grande. Nata a Roma, la ricordo per film come Vacanze di Natale '95, Notte prima degli esami, La peggior settimana della mia vita e Il peggior Natale della mia vita. Anche regista, ha 34 anni.
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