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“La mafia uccide solo d’estate”, film di Pif: una storia romantica per raccontare l’orrore della mafia

Creato il 08 gennaio 2015 da Alessiamocci

Parlare di mafia, in Italia più che mai, é un qualcosa che crea imbarazzo e una certa preoccupazione. Lo fanno i politici nei comizi, gli scrittori negli studi televisivi, i giornalisti sulle grandi pagine dei quotidiani, ma iniziare un discorso simile per strada é alquanto una sfida.

Se poi ti trovi a Palermo, città straziata dal dolore di questa piaga sociale, in una terra immersa a sua volta nel sangue, é meglio lasciar stare.

É quello che per tantissimi anni hanno fatto in molti, siciliani e non. Poi un giorno, dopo una serie infinita di stragi e silenzi, un giovane regista ha deciso di prendere la telecamera e raccontare la vita vissuta da lui, insieme a molti altri, nel capoluogo siculo.

É nato così “La mafia uccide solo d’estate” (2013), diretto dall’esordiente Pif (al secolo Pierfrancesco Diliberto), già famoso come Iena e poi Testimone su MTV. Una commedia drammatica che intreccia la vita di un ragazzo palermitano con quella di Cosa Nostra, dagli anni ’80 fino ai primi ’90, in un’epoca dove l’Italia si scoprì ostaggia di questo potere criminale.

Il film racconta di Arturo (Pif), bambino nato e cresciuto a Palermo con una morbosa e umoristica affezione a Giulio Andreotti, storico politico della Democrazia Cristiana e all’epoca Presidente del Consiglio. Vede in lui una figura di riferimento cosi importante da vestirsi addirittura come lui a Carnevale, tra lo sgomento dei suoi familiari e amici. Tra un omicidio di mafia e l’altro (ma la “mafia” non esiste, per i palermitani: é tutta colpa di questioni amorose), il giovane di innamora di Flora (Cristiana Capotondi), sua compagna di classe.

Coincidenza, lei vive nello stesso palazzo di Rocco Chinnigi, magistrato e creatore del pool-antimafia, assassinato da Cosa Nostra lo stesso giorno che Flora se ne andrà a vivere in Svizzera. Arturo rimarrà così da solo, insieme al suo amore indelebile per lei, in una Sicilia ogni giorno sempre più macchiata di sangue.

Gli anni passano e lui coltiva il suo sogno di diventare giornalista in una rete TV locale, al servizio di Jean Pierre (Maurizio Marchetti), fino a quando non rincontra Flora. È diventata l’assistente dell’onorevole Lima, anch’esso della DC, e affida all’amico il compito di seguire la sua campagna elettorale sull’isola per l’emittente.

Quello che seguirà sarà un alternarsi di vicende tristemente storiche, come l’assassinio dello stesso Lima, con quelle della vita privata di Arturo-Pif, mescolandole insieme per dar vita a una commedia profonda, che guarda in faccia il male con gli occhi di chi l’ha sempre saputo riconoscere. Molto forti sono state le parole del regista quando presentò a “Che tempo che fa” su Rai 3 la pellicola: “Sapevo benissimo dove fossero i vari Totò Riina, Buscetta…lo sapevo io che ero solo un bambino: possibile che non lo sapesse la polizia?“.

Pif racconta molto bene i rapporti sotto banco tra Stato e Cosa Nostra, usando molta ironia ma puntando il dito in modo chiaro. Non tanto per gridate allo scandalo, ma quanto per far vedere al pubblico non il dito ma la Luna, cosa che per anni il nostro Paese intero a preferito non fare, ignorando completamente sparatorie e cadaveri per strada. Fino a quando le bombe, i funerali di Stato, le lacrime sono stati troppi e qualcosa che si é mosso.

La mafia uccide solo d’estate” é un tributo a tutte quelle persone che si sono sacrificate per combattere il cancro mortale della mafia. Da Carlo Alberto della Chiesa a Paolo Borsellino, passando per Boris Giuliano e Giovanni Falcone, questo é un film da rivedere tutto l’anno per sapere contro chi, ancora oggi, dobbiamo combattere. Sorridendo, anche, perché il male non può nulla se si trova di fronte chi lotta con il cuore che ride nonostante le disgrazie.

 

Written by Timothy Dissegna

 

 


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