Matteo, un bimbo di 8 anni che frequenta la scuola elementare di Copparo (FE), ha ricevuto un compito dalla maestra, che consisteva nello scrivere un nome e due aggettivi.
Lui ha optato per: “Fiore profumato petaloso”.
La maestra, colpita, gli ha dato questa valutazione: un errore, bello.
Ma lui non si è arreso: non gli è bastato sapere che il suo aggettivo era sbagliato, ha voluto sapere “perché”.
Così la maestra ha scritto all’Accademia della Crusca, che gli ha spiegato come una parola può entrare nel vocabolario: “Deve essere utilizzata e capita da tanti”.
Detto-fatto.
Sui social network è partito il tam-tam per aiutare Matteo a diffondere il suo termine.
Il che, in effetti, non costituisce “notizia”: la Rete è facile agli entusiasmi e va a nozze coi neologismi.
E, per dirla tutta, non è una novità nemmeno il fatto che un bimbo abbia inventato una parola.
Ciò che stupisce davvero di questa vicenda è che, per una volta, gli adulti siano stati capaci di coglierne la magia.
Dalla maestra che ha giudicato “bello” il suo errore, agli accademici che hanno risposto alla sua lettera: “La tua parola è bella e chiara. Se riuscirai a diffonderla, diventerà una parola in italiano”.
E Matteo ci è riuscito, decisamente.
Ora non possiamo far altro che attendere la comparsa di PETALOSO sul dizionario, magari assieme all’INZUPPOSO di Banderas e a tutte le parole inventate da Luca Giurato.