di Fausto Melissano
Giorgio De Chirico, “Il poeta e la sua Musa” (1921)
Continuo ad essere rapito dalla poesia di Pippi. Pippi è solo Pippi Greco, poeta anche nelle bustine a fisarmonica, poeta dalla forte sobrietà, poeta dalla semplicità solo apparente, dalla prospettiva mai banale dei suoi versi.
Parabitano, disegnatore, pittore, affreschista di chiese, Jose Amaz Greco (questo lo pseudonimo dei suoi albori) continua a mietere successi, o con le sue opere salentine, nella Chiesa Madre di Galatone, nella Chiesa delle Anime a Parabita , o in giro per il mondo (nella sperduta diocesi di Nieru, presso Wamagana Kenia ). Pippi è schivo, non parla dei suoi numerosi riconoscimenti e premi (v. Torre Pendente -2002-Pisa, Assisi, Modena, premio NOSSIDE), della frequentazione di numerosi gruppi internazionali di lettura.
Mi intrigano le pluripremiate Scioscia e Cumete. Di lui hanno scritto Donato Valli (impressionismo concettuale), Mario Marti, Giuliana Coppola, Aldo D’Antico, Lucio Romano. Pochi segni in pittura, come in poesia bastano a mostrare padronanza del suo gesto espressivo. Nella sua arte gli oggetti inerti si animano e nell’immediatezza egli sa accogliere con meraviglia, con stupore quel mondo che appare frutto maturo di ancestrali paure e floridi desideri.
La sua poesia mi è sempre parsa come è teatro di apparizioni improvvise, la sua Natura sboccia come tempio, pieno di voci, di simboli, di significati. Le stelle, la luna sono spesso presenti, ma non certo nell’onda di un neoromanticismo, ma semmai in una Weltanschaaung esistenzialistica. Dei suoi versi non si possono non apprezzare i fiori, tutta la luce debordante, ma nelle parole così forti, nei suoni della nostra tradizione, si coglie persino il vento, simbolo evidente di una epifania tanto anelata. Tanto fenomenismo, tanto prospettivismo, ma soprattutto tanta autenticità nell’affrancarsi dal si, dal generico … e così ho sempre visto Pippi mettersi nelle condizioni dell’aspirazione alla vera libertà tramite quel suo vero slancio creativo, quel suo franco linguaggio, signum dello svelamento dell’essere. Continuo ad essere rapito dalla poesia di Pippi, poesia dell’io, dell’altro, della luna-cosmo, quindi della teologia, della cosmologia, della psicologia.
Sciòscia
Nu mme ddummandare mie
ca ‘ncora portu traìni te maravije.
‘A vita ne ‘llucisce
misteri te culori te tanti jaggi
cu lli stessi fazzuletti
li sbaji, le bbuscie le friseddhre te ‘na sira
caracate te rienu ‘nnanzi ‘mmare
pittandu àngili e bbuttije.
Ci sa’ cu ppensi ‘ncora ca la luna
‘ntornisciata te stelle tutt’e sire
bbabba a nnanzi ‘u sule
ca la dduma
raccoji matreperle te pansieri
e mìnele a llu jentu comu sempre,
sciòscia.