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“La magica leggenda di un vino mai dimenticato” di Marzia Colla per il concorso letterario di Villa Petriolo La gaia mensa
Da SilviamaestrelliIl racconto della magica leggenda di un vino mai dimenticato per il concorso letterario di Villa Petriolo 2010 “La gaia mensa”. L’autrice è Marzia Colla, di Parma.
Marzia dice di sé: “Sono una ragioniera e scrivo romanzi per ragazzi e poesie (alcune inserite in Antologie), dipingo con varie tecniche”.
Racconto “La magica leggenda di un vino mai dimenticato” di Marzia Colla
Di storie tradizionali e fiabesche ne troviamo ovunque, ma ognuna di loro ha lasciato un briciolo di verità, necessaria per tessere una trama di memorie e formare la cultura di un paese.
E' per questo motivo che il viaggio dell'antico vino "mai dimenticato" è proprio da raccontare.
Tutto ebbe inizio in un tempo assai remoto.
Nella Francia di allora un contadino ottenne un vino rosso che dava forza e vigore, venne conservato a lungo ed elogiato per il suo nobile sapore.
Solo successivamente quell'uva venne trasportata in altri luoghi, per arrivare infine anche nella mia terra.
Così raccontano le più antiche informazioni,tra leggende fuori moda e rurali realtà di quella zona pianeggiante dell'Italia.
Dall'isolata cantina di un vecchio maniero sopravvissuto alle guerre, il recipiente contenente la bevanda scura capitò nelle mani di un povero cristiano che preferì venderlo piuttosto che dissetarsene.
Finì in un grande scantinato per essere in seguito dimenticato sotto diverse cianfrusaglie, in un casolare di campagna.
Dopo numerose vendemmie d'uva a bacca rossa, il caseggiato comprendente l'abitazione del padrone e le altre stanze per i lavoratori venne ripulito, poi ricostruito mantenendo le fondamenta originarie.
E proprio qui sotto, nonostante fossero trascorse decine e decine d'anni, si decise di continuare ad imbottigliare il vino prodotto senza apportare consistenti modifiche.
Nella cantina sotterranea molto larga e composta da tini,tinozze e vecchi attrezzi riposavano file di bottiglie, alcune coperte di polvere e ragnatele.
Durante la raccolta dell'uva e la pigiatura dei grappoli tutta la casa era in fermento: la cantina in disordine accoglieva la varie fasi di produzione per l'autoconsumo.
C'erano uomini, donne e bambini lungo i filari sostenuti dagli alberi, montagne d'uva matura, l'odore del mosto, la pelle colorata,la fatica premiata dalla soddisfazine del vino ottenuto.
Ma si dice che in una di quelle vendemmie l'antica botticella fu svuotata totalmente per convinzione o per errore;il nettare all'interno venne forse mescolato con altre uve e poi chiuso in bottiglia.
Si racconta che colui che bevve una parte del contenuto, dopo aver goduto della forza e del gusto corposo e gentile del succo negro di vite, si addormentò.
Quale favola può descrivere i sogni favolosi di quell'uomo fortunato,semplice bracciante?!
Si era sistemato per riposare all'inizio di un boschetto di pianura,nella bassa,vicino all'argine del grande fiume che attraversava per il lungo tutta la regione.
Aveva consumatoil pranzo portato da casa e si era dissetato con quel vino così prezioso.
Dopo aver visto in sogno nugoli di gente per le vie ciottolose del suo paese che lo salutavano cordiali e gli offrivano i prodotti della terra, egli si svegliò.
E sempre secondo la leggenda guardò la bottiglia più volte perchè non aveva mai assaporato un gusto simile, un effluvio uguale.
Si rese conto di essere di fronte a qualcosa di diverso,senz'altro migliore.
Da quel giorno il modesto lavoratore venne baciato dalla fortuna, e tornato a casa ancora incredulo versò il vino nel bicchiere.
L'osservò a lungo come per scoprire il suo segreto, lo mosse adagio, lo annusò di nuovo.
Poi non contento lo mise in controluce e lo fissò.
Vedendo che ormai era finito si bagnò con due dita il collo.
Degustò in bocca quel che rimaneva,per bloccare nella memoria il suo sapore.
Ancora oggi le persone superstiziose sono solite usare una goccia di vino come fosse un profumo, perchè si dice porti buona ventura.
Il giorno dopo parlando con un amico che possedeva della terra gli spiegò il caso strano di quel rosso eccelso e ne esaltò i pregi.
Dalla misera vita d'operaio si trasformò in proprietario di vigneti, con una semplice stretta di mano.
Sarà stata una mescolanza d'uva o un'annata particolare, un lungo invecchiamento o qualcosa d'altro rimane ancora un mistero; ma l'uomo che fece questa esperienza non ebbe più problemi da allora.
L'abitudine di avere sempre una bottiglia di vino sulla tavola non svanì con l'arrivo del denaro.
L'ospitalità della sua terra faceva ormai parte della sua vita.
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