Magazine Psicologia

La malattia: il linguaggio del Sé.

Da Renzo Zambello

Ci sono molte malattie che danno forza all’anima. Joseph Joubert

La malattia: il linguaggio del Sé.

di: Renzo Zambello

C’è stato nelle settimane scorse un congresso di dermatologia dal titolo: Psoriasi: è ‘nuova lebbra?’. Pazienti delusi dai farmaci. ADIPSO: diffuse cure alternative. Molti giornali  ne hanno dato ampio spazio, dal Corriere, al Giornale, al Gazzettino, il Sole 24 ore ed oggi anche la Repubblica col titolo: Psoriasi. “Soli e depressi”, e ora alcuni pazienti si affidano ai maghi.

 La storia dei maghi è una costante in tutti gli articoli, perfino l’ANSA ha fatto un comunicato in cui scriveva: “…..C’è un dato ancora più preoccupante: secondo le segnalazioni arrivate all’Associazione,( Adipso) Associazione per la Difesa degli Psoriasici) ci sarebbero almeno centomila pazienti “in cura” da maghi e sedicenti guaritori che promettono terapie miracolose a base di intrugli ovviamente inutili, se non dannosi. La sofferenza dei malati e il loro tentativo di trovare sollievo cercando di percorrere qualsiasi strada è comprensibile, ma è bene essere chiari sull’inutilità e la pericolosità dei maghi, che non curano la psoriasi e finiscono solo per estorcere denaro ai pazienti”.

 Leggendo questi dati mi è venuto in mente un caso che ho seguito di persona se pur da spettatore, allievo in formazione, diversi anni fa. Un mio  professore ci parlò  di un signore 55 enne che per una strana casualità io conoscevo personalmente.  Ci  raccontò che questo signore che faceva di professione il panettiere e da alcuni anni si sentiva stanco e demotivato del suo lavoro, però, a suo dire le condizioni familiari gli impedivano di lasciare. Si sforzò così di continuare, senonché dopo un anno, improvvisamente gli scoppiò una brutta psoriasi alle mani. Il poveretto si trovò così in una situazione veramente imbarazzante, fare il panettiere con la psoriasi non è il massimo. Però non cedette, giustamente il medico lo aveva rassicurato che non era infettiva e,  lui mise due bei guanti bianchi e continuò. Dopo un anno circa, lo colpisce un ictus e rimane semiparalizzato. Finalmente decide di vendere la panetteria. Dopo venti giorni dall’ictus, la psoriasi scompare e vivrà ancora per diversi anni senza più alcun segno della malattia dermatologica. Il caso è suggestivo, forte e credo che sarebbe errato utilizzarlo per trarne facili conseguenze. Non sposerei proprio l’idea della psoriasi come malattia psicosomatica, è una semplificazione che porta i pazienti a scelte e aspettative che troppo spesso sono frustranti spesso come la fuga verso i maghi. Queste sono scelte disperate che aggiungono inevitabilmente dolore a dolore. Però il caso del panettiere e forse anche i dati che arrivano dal congresso dell’Adipso, ci pongono un problema serio che ogni medico dovrebbe porsi: non è possibile riportare tutto e solo al biologico. Quei poveri ammalati che corrono dai maghi e forse anche dagli psicoterapeuti, non lo fanno  perché cercano il miracolo ma perché capiscono che la loro “malattia” ha cause molto più complesse che la sola biologica. Ciò vale anche pre la psicologia:  non è tutto psicologico.  Lo dico da psicoanalista, quante volte abbiamo errato pensando di curare le malattie “psicosomatiche” con la “sola” psicologia. Però, quante volte la medicina si arroccata sull’idea dell’iper-specialità. Tra un po’ avremo lo specialista del piede destro quello del piede sinistro.

 Si è perso l’idea del medico che coglieva il paziente nella sua interezza .

 Ora, io so bene che dietro a tutto questo ci sono problemi organizzativi finanche legali. Mi diceva un medico di base: vedi, spesso sono costretto a mandare il paziente dallo specialista per difendermi da eventuali rivalse legali. Si lo capisco ma, nel frattempo la medicina si è “ ammalata”, non cura più perché invece di “unire” l’uomo, rischia di spaccarlo curandone di volta in volta un pezzetto.

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