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La maledizione del vestito giallo

Creato il 21 agosto 2010 da Silvanascricci @silvanascricci

Com’era bello, quella sera
il tuo vestito giallo
com’eri bella tu…
mi sembra quasi di toccarlo.
(Roberto Vecchioni – Canzoni e cicogne)

Possiedo un vestito giallo.

L’abito è lungo al polpaccio, stretto ma non strizzante, molto accollato, con una sua quasi monacale austerità davanti e, sorprendentemente, scollato dietro, lasciando completamente scoperta la schiena.

Ricorda, nel suo complesso, gli abiti di Audrey Hepburn nella linearità classica delle forme.

Eppure è un abito che fa danni e che, quindi, indosso con estrema moderazione.

Ha procurato un tamponamento in via Murri quando, in bicicletta, mi sono fermata ad un semaforo e un autista per vedere bene non ha guardato la macchina davanti che si era fermata e gli è finito adosso.

Ha procurato sentite reazioni in autobus, mentre mi accingevo a fare il biglietto con tanto di gomitata in piena costola, e relativo mugolio di dolore, ad un tizio accusato dalla moglie di essersi soffermato troppo con lo sguardo sul mio decoltè retroverso.

Ha procurato un’ustione di secondo grado ad una cliente del mio parrucchiere puntandogli per troppo tempo il phon sul collo.

E’ un abito a cui bisognerebbe allegare un bugiardino con le indicazioni per l’uso e l’abuso.

Mi sorge, spontanea, una domanda per i maschietti che frequentano il mio blog.

Che effetto può farvi una schiena, parte anatomica non particolarmente provocante e sessualmente esplicita, quando attorno a voi ne vedete di tutti i colori; ragazze che offrono, in un colpo d’occhio, tutta la mercanzia disponibile sul mercato, fanciulle in fiore a cui non è necessario fare una radiografia per vedere tutto ciò che possiedono, sottili ed eteree silfidi che si pongono e propongono con tutto ciò che hanno davanti e dietro?

Perchè proprio la schiena vi procura sì tanti turbamenti?



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