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La maledizione di Arezzo

Creato il 03 febbraio 2016 da Albertocapece

imagesQuanto è costata Arezzo all’Italia? A qualcuno la domanda potrebbe sembrare strana, ma la risposta per quanto quantitativamente approssimata è: molti miliardi di euro in cinquant’anni e l’emorragia continua a colpi di circa 2 -300 mila euro al giorno, secondo un calcolo largamente per difetto. Non mi riferisco ovviamente ai bilanci comunali o provinciali e nemmeno ai danni incalcolabili provocati dalle mene finanziarie di  Licio Gelli, ma al più banale settore dei trasporti dove una vera e propria maledizione sembra aleggiare sulla città, espressione evidentemente di coaguli politici  e parapolitici capaci di infliggere danni enormi alla mobilità in Italia.

E’ notizia di queste settimane che il Frecciarossa del mattino, utilizzato dai pendolari che si muovono sulla tratta Milano – Bologna e che in particolare prendono il treno nella stazione mediopadana di Reggio Emilia  (alle 7,52),  è perennemente, ma regolarmente  in ritardo, pregiudicando così l’arrivo nel capoluogo lombardo in tempo per l’apertura degli uffici. Non si tratta per nulla  di una situazione contingente e passeggera, ma del fatto che quel Frecciarossa viene ora deviato verso Arezzo, su binari non costruiti per l’alta velocità. E’ una scelta del tutto incomprensibile visto che città ben più grandi e più importanti ma forse prive di potenti ministri e banchieri rapinosi non hanno alcuna fermata, pur essendo direttamente sulla linea dell’alta velocità e devono arrangiarsi con coincidenze, pullman o mezzi privati. Insomma misteriosamente qualcuno di cui non conosciamo il nome, anche se possiamo intuirlo, è stato in grado di fornire una sorta di treno pendolari di lusso per la tratta Arezzo – Firenze, danneggiando tutti gli altri.

Ma questa è solo una sciocchezza in confronto al danno prodotto da un altro aretino doc di nome Amintore Fanfani forse il democristiano più potente dopo Andreotti che al tempo della costruzione dell’Autostrada del Sole impose la deviazione verso Arezzo che allunga la distanza  tra Roma e Firenze di  oltre 50 chilometri rispetto alla direttrice più corta che dal capoluogo toscano va verso Siena e poi sul territorio attraversato dalla Cassia come prevedeva il progetto originario. Cinquanta chilometri in più da costruire e per giunta su un tragitto più impegnativo, da tenere efficienti e 3 o 4 litri in media di consumo ulteriore per ogni veicolo. Negli anni, su un tratto sul quale passano dai 30 ai 50 mila veicoli al giorno, decine di miliardi di chilometri inutili, intere superpetroliere solo per la faccia del cavallo di razza democristiano e dei villawandisti ante litteram. Al tempo questa operazione voluta per rafforzare un feudo personale, venne giustificata con la possibilità di collegamento di Perugia, dell’intera Umbria e delle Marche con la promessa di future strade veloci. Paradossalmente invece fu proprio questa innaturale deviazione dell’autosole verso la linea mediana della Penisola che finì per cancellare gradualmente qualsiasi progetto ulteriore, compreso quello di un’arteria Venezia – Orte  di cui oggi rimangono solo le vestigia e i conati. Anche questo è da mettere in conto, oltre alla successiva costruzione della superstrada Firenze Siena, come riparazione a un assurdo.

Insomma esiste una sorta di maledizione di Arezzo, una cittadina che quanto ad emissioni o consumi vale come una metropoli e che forse avrebbe ricevuto più vantaggi da una bretella veloce che la collegasse da una parte con Firenze e dell’altra con Perugia, Assisi, Foligno, Urbino  e Spoleto ossia con il cuore dell’ Italia appenninica il cui turismo e sviluppo ha sempre gravemente sofferto di questa marginalità stradale. Giacere accanto all’asse di maggior importanza del Paese non è sempre un vantaggio, perché si rischia di essere fagocitati dai centri più grandi e di essere isolati dal naturale retroterra. Per fortuna esistono personaggi che riescono a deviare persino i treni ad alta velocità.


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