Rubo il titolo di questa intervista dal manga e anime di Nagaru Tanigawa La malinconia di Haruhi Suzumiya, perché semplicemente così facendo so già di strizzare l’occhio a Italo “Venta Protesix” Belladonna. Lui, che ha tributato il personaggio di quella serie Yuki Nagato con del glitchcore dilaniato e che tristemente sembra condividerne la stessa sorte.
Il cartone animato lo ricordo vagamente, quindi mi faccio aiutare dalle informazioni prêt-à-porter di Wikipedia: “Vive da sola in un appartamento, indossa sempre l’uniforme scolastica e spesso porta gli occhiali da vista. In realtà Yuki è una ‘interfaccia umanoide’ creata da forme di vita incorporee dette ‘entità integrate di dati’”. Questa è senza forse la sintesi perfetta del criptico Venta Protesix. Per rimanere in tema, citando The Gerogerigegege: “All You Need is Audio Shock”.
È curioso, e ironico, il tuo debutto su Setola Di Maiale. New Sad Epilogue Of My Nice Electronic Composer lascia sin dal titolo davvero presagire la (tua?) fine come compositore di musica elettronica “carina” in virtù di quello che saresti diventato con Complexed.
Italo Belladonna: In un certo senso è così. Prima di tutto in quel disco c’erano dodici tracce che ho composto quando avevo poco più di venti anni, che ora detesto profondamente e non riascolto quasi mai. Ricordo di aver spedito a Stefano Giust di Setola Di Maiale tre-quattro master diversi, perché non ero mai soddisfatto del risultato finale.
In quel periodo studiavo musica elettronica al conservatorio, ma dopo qualche mese decisi subito di allontanarmi da quel mondo accademico dove tutti si prendevano troppo sul serio e si masturbavano parlando di oggetti sonori e di arte acusmatica. Per questo motivo dietro al titolo del mio primo disco c’era semplicemente la voglia di chiudere definitivamente un periodo della mia vita che iniziavo ad odiare.
In seguito il mio rapporto con la musica già di per sé complicato iniziò inesorabilmente a deteriorarsi fino al concepimento del mio secondo disco Complexed. Per finire Complexed impiegai più di due anni, infatti decisi di riazzerare tutto e di ripartire dalle basi, il che fu una scelta necessaria e inevitabile ma fu anche un vero massacro. In quel periodo dormivo pochissimo e non riuscivo a prendere sonno, in più avevo l’incubo di perdere tutte le tracce su cui stavo lavorando. Quando mi addormentavo, mi svegliavo di soprassalto riascoltavo i pezzi fino allo sfinimento e li salvavo sulle mie pen drive. Arrivai a salvare i file wav su sei pen drive diverse e tutte le sere quando uscivo portavo sempre con me il mio laptop. Anche se mi pesava, perché dovevo tenerlo costantemente accanto a me, dovevo poterlo toccare, altrimenti non ero tranquillo. Non mi ci separavo in nessun momento della giornata. Fu un vero e proprio calvario, ma alla fine ero davvero soddisfatto del risultato raggiunto. Avevo trovato un suono insopportabile, ossessivo, malato, ed era quello che desideravo. Volevo solo infastidire tutte le persone che avrebbero ascoltato la mia musica, fino a portarle inizialmente ad avere reazioni come il vomito e la cefalea e successivamente a scatti d’ira incontrollati e ad atti autolesionistici.
Spero di esserci riuscito.
Facciamo un po’ d’ordine. Perché Venta Protesix e soprattutto perché come scrivi te stesso “odi” la musica?
Venta Protesix è un nome inventato e non ha nessun significato. Odio la musica quando viene usata come strumento di aggregazione e ti dirò di più: rifacendomi ad una vecchia intervista, per me la musica è inutile e non ha alcun valore. Nessuno ha bisogno realmente di musica. Potrei fare dei live usando solo campioni rubati da video hentai su internet oppure concentrandomi sulla spazializzazione del suono (cosa che per gli abitudinari frequentatori dei tristi e stucchevoli ambienti accademici sarebbe a dir poco esaltante), ma alla fine il risultato sarebbe identico. Il punto è che in realtà a nessuno frega niente della musica, ma molte persone hanno difficoltà ad ammetterlo. Inoltre la musica (come purtroppo avviene nella stragrande maggioranza delle attività umane) ha la funzione di far incontrare ragazzi e ragazze tra di loro, farli conoscere e possibilmente farli accoppiare per portare avanti questo mondo. Purtroppo l’unica cosa che conta e conterà sempre nella vita è la conquista della figa e questa è una delle cose più tristi in assoluto del nostro mondo. Ma non mi do per vinto, sia chiaro, prima o poi mi piacerebbe fare degli esperimenti, ovvero organizzare dei live con i nomi più famosi e apprezzati che ci sono in giro, quelli che tutti hanno in bocca, insomma, e fare degli eventi solo per uomini e solo per donne. Vorrei vedere quanta gente riempirebbe questi locali e queste discoteche in questo modo, forse in tutto riusciremmo a contare, nel più ottimistico dei casi, dieci persone. La musica in fin dei conti non interessa a nessuno.
Penso abbia significato per te la parola “contraddizione”. Contraddizione tra quello che una persona comune può aspettarsi da un paese idilliaco come il Giappone e quello che poi davvero sente nei tuoi lavori.
Assolutamente. Come hai potuto notare, con Venta Protesix tutto è in qualche modo collegato al Giappone, o meglio a una mia idea di Giappone. Al giorno d’oggi sono in tanti quelli che affermano di amare questa nazione, ma il problema è che queste persone il più delle volte pensano al Giappone come ad un luogo dove ogni cosa funziona alla perfezione e dove tutto è proprio come negli anime che guardiamo con i sottotitoli sui nostri notebook. La verità, invece, secondo il mio parere è da tutt’altra parte… Nella mia visione distorta quello è il posto più violento e morboso del mondo ed è per questo che non ne posso fare a meno. Il Giappone a cui faccio riferimento è quello della pornografia degenerata, del pinku eiga, dell’ero-guro, delle aidoru usa e getta, del fenomeno dell’enjo kosai e delle perversioni più estreme tanto per fare un po’ di esempi. Anche l’utilizzo del sailor fuku (l’uniforme scolastica giapponese) viene inteso dall’immaginario collettivo come qualcosa di malato e di perverso. Nella cultura popolare, infatti, si è sempre di più imposta l’idea della ragazzina vestita da marinaretta che dietro la sua aria ingenua ed innocente nasconde la sua vera identità sessualmente deviata. Per come sono fatto caratterialmente, tutti questi aspetti messi insieme non potevano non influenzarmi in modo profondo e farmi pensare che quel Paese sia (nella mia visione) il posto più bello e interessante del mondo. Personalmente, attraverso la continua ricerca del kawaii cerco di nascondere e in qualche modo di esorcizzare tutte le esperienze negative del mio passato che hanno lasciato un segno nella mia vita e che di conseguenza sono presenti anche nel mondo di Venta Protesix. A dirla tutta, credo anche che un ascoltatore attento possa rendersi conto di tutto ciò. Quello che voglio dire è che questo aspetto più pesante e cupo è decisamente presente nei miei dischi (basta leggere i titoli di molte tracce, ad esempio) e quasi sempre è messo in contrapposizione a delle copertine multicolorate, e di conseguenza ad un immaginario molto più dolce, infantile e magico, ma proprio per queste ragioni più malato (vedi per esempio il riferimento al fenomeno lolicon, che non rimane però una tendenza esclusivamente giapponese), dove Venta Protesix si colloca alla perfezione.
Mi sembra che oramai la musica elettronica abbia retto l’urto della diatriba analogico/digitale. Nel tuo caso, però, la scelta precisa di un computer pare essere conseguente all’impatto che questo strumento ha avuto sulla società. Quanto mi sto sbagliando?
Non ti sbagli. Tutti i miei suoni-rumori provengono dal mio laptop rosa e più precisamente dall’utilizzo di vecchie patches che ho realizzato un po’ d’anni fa con max/msp. Non so suonare nessuno strumento e non imparerò mai a suonarne uno vero. L’analogico per me non esiste, non lo voglio e non lo userò mai. L’idea di fare “musica” solo attraverso l’utilizzo di un laptop è molto più gratificante dal mio punto di vista. Tutti abbiamo almeno un computer in casa e di conseguenza anche la persona più incapace e anti-musicale di questo mondo potrebbe creare ore e ore di musica e/o di ottimi surrogati musicali grazie ai software che oggi esistono. E poi perché spendere soldi in strumenti, pedali e altri arnesi per fare rumori di cui non ricordo neanche i nomi in questo momento? Io preferisco buttare i soldi in pornografia, riviste medical fetish, articoli per la masturbazione e anime con cui potermi commuovere. Tra me e il mio portatile c’è un rapporto molto intimo, sotto certi aspetti quasi magico. Se da un lato c’è (c’era) una conoscenza del software dall’altro lato c’è un atteggiamento di totale chiusura e ignoranza nel rapportarsi a tutto quello che c’è al di fuori del laptop. Grazie al digitale sono riuscito ad ottenere un suono tutto mio, diverso e al tempo stesso unico, perché se vuoi riproporlo devi usare solo le mie patches. Nel noise estremo penso che questo aspetto non sia da sottovalutare affatto, tenendo presente che la maggior parte delle cose che vengono prodotte hanno sempre lo stesso suono e c’è davvero poca roba che riesce a differenziarsi in maniera netta dalla massa. Quest’ultimo punto tira in ballo un’altra questione, che è quella del finto ascolto della musica noise. Chi dice di ascoltare noise infatti (non tutti, eh) solitamente ascolta venti secondi di ogni traccia e poi passa avanti, perché inizia ad annoiarsi. Anche io compro tantissimi dischi noise che poi non ascolto mai solo perché la copertina mi piace o perché il titolo del disco mi ha incuriosito. Per concludere, il mio uso del digitale mi ha permesso sempre di rimanere distante da ogni forma di catalogazione e dall’essere inglobato all’interno di una inutile scena musicale. In pratica con questo nome finto che mi sono dato, “Venta Protesix”, non rientro in nessun genere preciso, quello che faccio con il mio laptop non può (e non deve) essere definito nemmeno musica. Il risultato finale è qualcosa di troppo estremo/perverso/squilibrato nell’ambito della computer music più seriosa e colta, mentre, viceversa, è qualcosa di troppo alienato/computerizzato/snob per tutti quelli che fanno harsh noise classico con i pedali e gli strumenti analogici. Per sempre fuori da ogni scena.
Mi raccontavi di come una volta un tipo a un tuo live rimase sorpreso del fatto che Venta Protesix fosse umano. Lui s’immaginava che letteralmente suonasse un cyborg o soltanto un computer. È stato però disatteso, ma penso che questa idea ti stuzzichi alquanto, o no?
Sì, per essere precisi dopo un live a Napoli un ragazzo che seguiva le mie cose da un po’ di tempo mi disse che prima di vedere le mie foto pensava che dietro al nome Venta Protesix si nascondesse un’entità robotica o un software, una sorta di Hatsune Miku noise. A dire il vero l’idea di nascondere la propria identità e di tramutarla in qualcosa di sintetico e di asettico come un robot o un software mi ha sempre intrigato. Quella considerazione fatta a fine concerto rimane uno degli apprezzamenti più graditi che (stranamente) ho ricevuto da quando ho iniziato a “suonare” come Venta Protesix, insieme alle lamentele che ricevo puntualmente da parte di quei finti sostenitori del noise che dopo aver ascoltato il mio live mi dicono che per colpa mia avranno problemi permanenti all’udito. In più quella serata fu abbastanza strana, perché si trattava di un evento gabber e tutti i ragazzi rimasero delusi dalla totale assenza del beat durante il mio set. Pensa che dopo il concerto mi è stato detto che durante il mio live si è formato un vero e proprio solco tra i “coraggiosi” che avanzavano avvicinandosi alle casse e tutti gli altri che indietreggiavano perché non sopportavano le frequenze che provenivano dal mio portatile. Ho saputo inoltre che delle coppie di fidanzati hanno litigato durante i quindici minuti in cui ho “suonato”, perché c’erano delle ragazze che non volevano allontanarsi dalle casse quasi come a voler sfidare tutto quel rumore fregandosene delle ramanzine dei fidanzati. Al contrario c’erano anche dei ragazzi che per ascoltare il mio live hanno lasciato da sole le rispettive fidanzate durante l’intera durata del set. Magari queste coppie hanno continuato a litigare anche il giorno successivo. Magari qualche coppia ha deciso di mettere la parola fine alla propria relazione in seguito a questo avvenimento. Sarebbe grandioso, non trovi? In questo caso la mia non musica avrebbe funzionato davvero.
Quando mi sono ritrovato ad ascoltare i tuoi lavori, mi sono reputato fortunato. Una buona fetta dei temi che tratti li conoscevo già. Quello che fai lo considero però molto di nicchia, insomma bisogna davvero sporcarsi le mani con te. I problemi che hai incontrato nella diffusione della tua non-musica?
Di problemi ne ho incontrati tanti e tutt’oggi la situazione non è cambiata molto. Innanzitutto il problema principale è quello delle esibizioni live. Molto spesso infatti i proprietari dei locali si rifiutano di farmi “suonare”, perché hanno paura dei volumi su cui mi spingo e poi perché la mia non-musica, come ti dicevo prima, più che attirare le persone le fa allontanare quasi impaurite. In passato ho anche rotto qualche impianto, pensa che nella mia città ci sono dei proprietari di sale prove che prima di affittartele ti chiedono se sei mio amico o se mi conosci solo per salvaguardare le proprie strumentazioni. Qualche anno fa, invece, delle persone si sono lamentate perché durante i miei live si sporcava troppo… Il fatto è che per un po’ di tempo durante le mie esibizioni (fino al 2010, precisamente, anche se ad aprile scorso abbiamo fatto una cosa simile) dei ragazzi che conosco eseguivano un’autopsia a una bambola a grandezza naturale ripiena di sangue e organi finti.
In pratica ci siamo spostati un po’ di volte su e giù per l’Italia con dei borsoni da viaggio pieni di camici sporchi di sangue e coltelli per poter eseguire l’operazione. Una volta suonai in una stanza molto piccola con le pareti bianche e ricordo che dopo il concerto c’erano pagine di riviste porno e macchie di sangue dappertutto.
Ma i problemi non finiscono qui. Più di una volta ho avuto casini per via dei contenuti presenti nei miei brani. Uno dei casi più eclatanti è quello del disco con gli Abisyeikah (un gruppo giapponese che mi piace molto). Il disco doveva uscire su lathe cut e i tizi che dovevano stamparlo si sono rifiutati di procedere con la stampa, perché i contenuti del mio brano erano offensivi e immorali. Il pezzo in questione si intitolava “Rape And The City” e conteneva uno spezzone audio preso da un video porno giapponese dove dove c’era la scena di uno stupro simulato inserito sulla base audio di un pezzo di Sim City per Super Nintendo. Alla fine il disco è stato stampato dopo quattro tentativi diversi e all’interno potevi trovare anche gli screenshots stampati su fogli A4 delle mail che questi tizi mi avevano inviato dicendo che quel titolo e quei contenuti erano inaccettabili e che si rifiutavano di procedere con la stampa.
Mi racconti anche di un altro tuo progetto? Mi riferisco a Pyongyang Traffic Girl. Cosa cambia dal Giappone alla Corea del Nord?
Pyongyang Traffic Girl è un’ idea che avevo in testa da diverso tempo. L’immagine di questa ragazza di Pyongyang che creava muri di rumore estremo con un vecchio computer quando era a lavoro esaltando la bellezza della propria città mi piaceva molto. Per questo motivo, insieme ad un amico (Gabriele di Monstres Par Excès) abbiamo creato per scherzo questo personaggio. Questa è la descrizione in inglese della sua prima cassetta uscita su Lips Infection (l’etichetta di Italo, ndr):
“Dear Italo, you can call me Song Kyo I make noise electroinc in DPRK. I am work in police traffic sound unit. My noise make at work, real noise of our beautiful capital Pyongyang. I hope friend with noise friend in Italia, DPRK can also noise not American imperialism noise!! ~ Sorry my sound is noise all work computer, no buy guitar pedal here. But I call it the real static noise of Pyongyang what you think?”
Spero di pubblicare altri suoi brani in futuro…
Futuri live & dischi?
In questo momento non so dirti niente di preciso. A fine gennaio dovrei finalmente partire per il Giappone e spero di trovare qualche data da quelle parti. Come nuovi dischi invece sta per uscire uno split intitolato “Nagasaki Coin-Op Virus” dedicato al mondo dei videogiochi arcade giapponesi con Gabriele De Seta – “Naturalismo” sulla sua etichetta Monstres Par Excès. Nel 2015, inoltre, una mia traccia dovrebbe comparire in una compilation sull’etichetta italiana Angst. Sto anche pensando da un po’ di tempo ad una raccolta dei miei brani migliori realizzati tra il 2008 e il 2014 che si chiamerà “Anni Di Masturbazione”. Continuerò a molestare molte orecchie vergini e credo che questo di per sé possa già bastare.
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