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La mania di voler tutto riformare

Creato il 13 settembre 2013 da Oirpina
Le idee della rivoluzione di Napoli avrebbero potuto essere popolari ove si avesse voluto trarle dal fondo stesso della nazione. Tolte da una Costituzione straniera, erano lontanissime dalla nostra; fondate sopra idee astratte erano lontanissime da' sensi, e quel ch'è più si aggiungevano ad esse come leggi tutti gli usi, tutt'i capricci e talora tutt'i difetti di un altro popolo, lontanissimi dai nostri difetti, da' nostri capricci, dagli usi nostri. [...] Io forse non fo che pascermi di dolci illusioni. Ma se mai la Repubblica si fosse fondata da noi medesimi; se la Costituzione di retta dalle idee eterne della giustizia si fosse fondata sui bisogni e sugli usi del popolo; se un'autorità che il popolo credeva legittima e nazionale, invece di parlargli un astruso linguaggio che esso non intendeva, gli avesse procurato de' beni reali e liberato lo avesse da quei mali che soffriva: forse allora il popolo non allarmato all'aspetto di novità contro delle quali aveva inteso dir tanto male; forse vedendo difese le sue idee ed i suoi costumi, senza soffrire il disagio della guerra e delle dilapidazioni che seco porta la guerra; forse ... chi sa? ... noi non piangeremmo ora sui miseri avanzi di una patria desolata e degna di una sorte migliore. [...] La nostra rivoluzione era una rivoluzione passiva, nella quale l'unico mezzo di riuscire era quello di guadagnare l'opinione del popolo. Ma le vedute de' patrioti e quelle del popolo non erano le stesse: essi avevano diverse idee, diversi costumi e finanche due lingue diverse. [...] La nazione napoletana si poteva considerare come divisa in due nazioni diverse per due secoli di tempo e per due gradi di clima. Siccome la parte colta si era formata sopra modelli stranieri, così la sua coltura era diversa da quella di cui abbisognava la nostra nazione e che sola poteva sperarsi dallo sviluppo delle nostre facoltà: pochi erano divenuti francesi ed inglesi, e coloro che erano rimasti napoletani erano ancora selvaggi. Così la cultura di pochi non aveva giovato alla nazione, e cosi il resto della nazione quasi disprezzava una cultura che non l'era utile e che non intendeva. [...] Ecco tutto il segreto delle rivoluzioni: conoscere ciò che tutto il popolo vuole e farlo; egli allora vi seguirà: distinguere ciò che vuole il popolo da ciò che vorreste voi ed arrestarvi subito che il popolo più non vuole; egli allora vi abbandonerebbe. [...] La mania di voler tutto riformare porta seco la controrivoluzione. Il male delle idee troppo astratte di libertà è quello di toglierla mentre la vogliono stabilire. Vincenzo Cuoco (1770 – 1823) – pensatore napoletano Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799

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