“Il settore è concretamente esposto alle mire delle organizzazioni camorristiche”. Lo ha detto il prefetto di Napoli, Andrea De Martino, commentando i fatti di Terzigno, dove la paura per l’apertura di una discarica abusiva ha fomentato i residenti a vere e proprie rappresaglie.
Una frase che ricorda da vicino questa: “In Sicilia il settore dei rifiuti è organizzato per delinquere“. L’ha detta, infatti, Raffaele Lombardo, nell’intervista pubblicata dall’Espresso il 21 ottobre scorso, prendendo come spunto la vicenda di contrada Cannizola, a Paternò: “Alessandro Di Bella compra a un’asta nel ’96 un terreno per 200 milioni. Col progetto di termovalorizzatore vende un ottavo di quel terreno, che dunque ha pagato sui 26 milioni di lire, per 26 milioni di euro: del gruppo faceva parte anche Altecoen, che gli inquirenti hanno accertato essere legata alla mafia“.
Ma non solo la Camorra e la Mafia hanno le mani sui rifiuti. Stesso discorso si può fare con la ‘Ndrangheta, le cui cosche si stavano avvicinando persino agli appalti del settore in Toscana (maggio 2010); e con la Sacra Corona Unita (il deputato del Pdl abruzzese, Daniele Toto, ha recentemente chiesto al Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo“se risponde al vero che in Enerambiente lavori un personaggio che agisca da anello di congiunzione tra i clan di Castellammare di Stabia e la criminalità organizzata pugliese”).
Come se non bastasse, la cronaca delle ultime ore, legata all’arresto del boss Gerlandino Messina, registrano che proprio il rigassificatore di Porto Empedocle era al centro degli affari di cosa nostra.
Le indagini partono dai pizzini, trovati nelle tasche del mafioso e rafforzano, ancora di più, l’allarme delle istituzioni e della magistratura,come il governatore aveva dichiarato all’Espresso.