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LA MANO DI FATIMA - di Ildefonso Falcones

Creato il 09 agosto 2012 da Ilibri
LA MANO DI FATIMA - di Ildefonso Falcones LA MANO DI FATIMA - di Ildefonso Falcones

Titolo: La mano di Fatima
Autore: Ildefonso Falcones
Editore: Longanesi
Anno: 2012

La “Mano di Fatima” è un amuleto a forma di palmo aperto, che in alcune culture si ritiene protegga dalle forze del male. La Fatima che dà il nome all’amuleto è una delle figlie del profeta Maometto, nonché figura storica di primaria importanza nella cultura islamica. L’amuleto, come d’altronde molte pratiche e credenze religiose non cristiane, furono bandite in Spagna dopo la fine della dominazione islamica. E’ proprio questo il periodo storico nel quale Falcones ambienta il romanzo. Più in particolare, ci troviamo nel lasso temporale che va dalla fine del XVI all’inizio del XVII secolo, un momento storico rilevante per la Spagna.

Dopo la conquista cristiana del territorio, chiamato dagli islamici Al-Andalus, i moriscos (gli uomini di religione islamica rimasti in Spagna dopo la conquista) furono costretti ad abbracciare la fede cattolica, rinnegando la propria. Questa imposizione, che ovviamente per molti fu solo di facciata, unitamente alla angherie che dovette subire, creò non poco malcontento tra la popolazione islamica, causando più di una rivolta, inclusa quella descritta in avvio di romanzo dall’autore, che ebbe luogo nel 1568 nella regione andalusa chiamata Alpujarras (divisa tra le province di Granada e di Almerìa).

Se un musulmano sta combattendo o si trova in territorio pagano, non è obbligato a mostrare un aspetto differente da quello di chi lo circonda. In simili circostanze, il musulmano può scegliere di assomigliare a loro o esservi costretto, a condizione che il suo atteggiamento implichi un'utilità religiosa, come predicare la propria fede, venire a conoscenza di segreti e trasmetterli ai musulmani, evitare un danno o qualsiasi altro scopo vantaggioso. (Ahmad ibn Taymiya 1263-1328, famosogiurista arabo)

Fu proprio nel corso di questa rivolta che Hernando, un giovane morisco dagli occhi azzurri (concepito in conseguenza di una violenza sessuale subita da una morisca da parte di un sacerdote cristiano), incontrò Fatima. Gli eventi li separarono e li riunirono, per poi separarli nuovamente, ma il loro amore duró per sempre.

 Era un ragazzo sui quattordici anni dai capelli castano scuro, ma con la pelle molto più chiara rispetto a quella olivastra dei suoi simili. I lineamenti ricordavano quelli degli altri moriscos dalle ciglia folte, ma sotto di esse spiccavano due grandi occhi azzurri.

Hernando (o Ibn-Amid, nome arabo che lo stesso aveva scelto), lungi dall’essere un uomo comune, aveva una visuale più ampia rispetto a coloro che lo circondavano, ma questo suo essere speciale non fu compreso (se non da pochi), sorte comune a gran parte delle persone “speciali”. Educato nella fede cristiana dal sacerdote del suo paese, Juviles, Hernando fu anche istruito nella religione islamica da Hamid (il Faqih della comunità locale). Quando tra le due religioni scoppió infine un conflitto, lui dovette scegliere da quale parte schierarsi e scelse la fede del suo popolo, con la speranza però che un giorno si potesse giungere ad una pacifica convivenza.  Ciò che lo accompagnò sempre, durante tutta la propria esistenza, fu proprio questo suo essere diviso tra i cristiani e i musulmani, ed associato ad entrambi, così che spesso fu dagli uni e dagli altri allontanato, generando un odio che mai riuscì a comprendere.

Ci sono molti criteri da utilizzare nella valutazione di un libro. Tra questi certamente la fluidità della trama, l’accuratezza della ricerca storica (fondamentale in un romanzo di questo genere) e la correttezza del linguaggio utilizzato (raramente un problema con determinati editori). Di criteri ve ne sarebbero sicuramente altri ma, sulla base di quelli elencati, non posso che dare un giudizio positivo al libro di Falcones che, oltre a saper coinvolgere il lettore in una storia (a tratti) avvincente, riesce in un’attenta e precisa ricostruzione di un periodo storico particolarmente affascinante, come d’altronde non meno affascinante è la regione nella quale è ambientato il romanzo. Probabilmente sono spesso incline ad un giudizio positivo per quei libri che inducono alla riflessione e arricchiscono il lettore, e ritengo che questo sia uno di quelli. Non fraintendetemi, non voglio attribuire a questo romanzo qualità che probabilmente l’autore stesso non ha cercato di dargli, ma tra i molti che lo leggeranno sono certo che taluni saranno d’accordo con me, o almeno questo è quello che ho percepito leggendo i commenti nella rete.

Venendo all’autore, non ho letto il suo precedente libro (ma sicuramente non mi perderò il prossimo), anche se i commenti sono decisamente positivi. Molti si lamentano della eccessiva lunghezza dei romanzi di Falcones, e specialmente di questo. Per quanto non possa negare che si tratti di un libro molto lungo, questo comunque non lo rende pesante o difficile da finire. In sintesi, è vero che si tratta si di un libro di 1000 pagine, ma certamente non lo si può definire noioso. Naturalmente il lettore che non ami il genere storico potrebbe non apprezzarlo... Tutti gli altri però non perdano l’occasione di leggere La Mano di Fatima, che mi sento senza dubbi di consigliare.

Voto i-LIBRI:

4stelle

 

 

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