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La mappatura identitaria dei confini corporei Mostra personale di Ilaria Margutti a cura di Adriana Soldini
Creato il 30 aprile 2013 da Roberto Milania cura di Adriana Soldini
Galleria Art Forum Bologna, via dei Bersaglieri 5 11-18 maggio 2013
Fra tutti i sensi, il tatto. E del suo corpo, la pelle.
È sulla pelle che Ilaria Margutti si analizza e si sperimenta.
Sollecitata dalla lettura del libro Predictions di Peter Handke nell’edizione illustrata da Aurélie William Levaux e Isabelle Pralong, immette
nuova energia nel ciclo La pelle avrà la fragilità della pelle, rivelando una maggiore consapevolezza del potere che ha in sé di essere
l’arte ce del proprio destino.
Pelle, l’esterno della casa in cui l’anima abita: il corpo. È l’ultima frontiera dell’essere a diretto contatto con il mondo e la prima linea di
difesa dell’organismo contro le aggressioni esterne.
Epidermide, derma, ipoderma proteggono l’interno vulnerabile fatto di muscoli, ossa, organi interni, vasi sanguigni. Strati su strati di
tessuti dallo spessore di erente a seconda delle zone, a cui lei aggiunge uno strato in più: la garza.
La garza cura e permette la realizzazione della mappatura delle sue esperienze che il ricamo evidenzia, il rammendo ra orza, la larga
trama fa de uire attraverso i pori all’interno del suo corpo per ra orzarne l’identità.
Sul disegno naturale della pelle, in un susseguirsi di solchi-rilievi-pieghe, Ilaria va a inserire rondelle metalliche dal contorno dentato,
piccoli ingranaggi della sua storia che si snoda sull’uso sapiente del lo introdotto dall’ago senza più remora.
Non solo. Si permette di costruire staccionate di spilli e azzardare l’inserzione di spine, che paiono fungere da scaglie difensive come
quelle dei pesci e dei rettili.
In punti precisi, sparge rametti di semi di papavero dal potere anestetico per ridurre la sensibilità oltre il livello di guardia. Sono i lembi
estremi non ancora raggiunti dalla gestione del dolore, che ha imparato nel tempo senza dover narcotizzare le sue terminazioni nervose.
Conscia di sé nel Bene e nel Male, Ilaria espone orgogliosa la fragilità come un trofeo, dopo le mille battaglie vinte dalla sua pelle, dal suo
corpo, dalla sua mente.
di Adriana Soldini
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