La Marina Militare russa parte per salvare i soldi ciprioti di Putin e dei suoi amici

Creato il 16 marzo 2013 da Matteo
La Marina russa si dispiega intorno alle ditte offshore cipriote
"Per la difesa degli interessi nazionali della Russia nella zona mediterranea"
15.03.2013
Nel 2000, dopo l'affondamento dell'incrociatore atomico sottomarino "Kursk", il presidente Vladimir Putin promise molto emotivamente ai marinai a Vidjaevo[1] di far rinascere la precedente minacciosa Marina Militare sovietica ("far rinascere tutto"), ma il tutto in qualche modo non è andato. Sotto Putin le forze di pace russe sono state ritirate dalla ex Jugoslavia e sono state chiuse le basi a Cuba e in Vietnam. E' sembrato che le ambizioni militari della Russia putiniana fossero del tutto limitate al territorio dell'ex URSS, dove già da circa 20 anni continuano tentativi di poco successo per la reintegrazione del "vicino estero" [2], ma di andare più in là non c'era né possibilità, né volontà.

Ma ecco che il ministro della Difesa Sergej Šojgu ha annunciato: "Per la difesa degli interessi nazionali della Russia nella zona mediterranea e la garanzia di una presenza stabile in essa delle forze della Marina è necessario creare una direzione della grande unità operativa della Marina Militare". "Abbiamo tutte le possibilità per la creazione e la garanzia del funzionamento di questa grande unità", – ha aggiunto Šojgu.
Le possibilità sono comparse all'improvviso e non designati, ma vitalmente importanti interessi nazionali richiedono urgentemente di dispiegare "la presenza stabile della Marina Militare" proprio in un teatro complesso per la Marina Militare nazionale. Durante la guerra fredda (fino al 1992) nel Mar Mediterraneo era dispiegata la potente 5.a squadra della Marina Militare sempre pronta ad entrare in una breve battaglia nucleare con le Forze Armate e la Marina Militare della NATO per cadere gloriosamente. Il servizio su navi della 5.a squadra mal adattate al clima torrido non era dolce, basi stabili equipaggiate normalmente (come quelle dei colleghi della 6.a flotta degli USA) non c'erano. Non ci sono neanche ora. Tra l'altro il comandante in capo della Marina Militare, l'ammiraglio Viktor Čirkov ha annunciato che il compito è stato assegnato e che "ci si avvicina" alla formazione di una grande unità per la difesa degli interessi nazionali.
Raccoglieranno dappertutto imbarcazioni e navi per la nuova grande unità: dalla flotta del Nord, da quella Baltica e da quella del Mar Nero. La Marina Militare odierna è oggettivamente circa 10-20 volte più debole di quella sovietica e tra i regimi arabi precedentemente amichevoli è rimasto solo quello siriano, che da due anni combatte con non molto successo con l'opposizione interna. Usare allo scopo il punto di equipaggiamento materiale e tecnico a Tartus sarà difficile. Fonti dello Stato Maggiore chiariscono che la "grande unità" completerà le riserve anche a Cipro, in Grecia e in Montenegro. Questa lista di per se è molto interessante.
Perlomeno metà dell'economia e delle finanze russe, praticamente tutti i patrimoni significativi esistenti sono legati alle ditte offshore cipriote, gran parte degli investimenti stranieri nella Federazione Russa è condotta attraverso banche cipriote e registrata a compagnie cipriote. Molti russi ricchi possiedono immobili a Cipro e tra l'altro anche in Montenegro. Oggi il sistema finanziario e bancario di Cipro è sull'orlo del crac, il che minaccia i proprietari di tutti i possibili depositi russi di perdite di decine di miliardi di euro. Il nuovo governo di destra cipriota del presidente Nikos Anastasiadis promette – per ricevere un credito urgente dall'UE e dallo FMI – di svolgere un audit esterno delle proprie banche commerciali, che in Europa e soprattutto in Germania sono ritenute una lavanderia del denaro "sporco" russo. Ecco, a quanto pare, la reale minaccia agli "interessi nazionali" dei governanti della Russia, che ha costretto a inviare in fretta una flotta del tutto impreparata a solcare il Mar Mediterraneo.
Là, dove ci sono proprietà e denaro, ci sono "interessi", là secondo i concetti russi dev'esserci un pugno forte, per esempio una flotta per mostrare la bandiera, per fare pressione. Sarebbe ragionevole attivare navi russe vicino a Miami, dove ci sono tanti investimenti di capitali in immobili di tanti russi importanti. Ed ecco che il premier Dmitrij Medvedev ha appena siglato all'Avana un accordo per la cancellazione di 30 miliardi di dollari di debito cubano, probabilmente in cambio della presenza russa nelle acque cubane.
Negli anni della fioritura gas-petrolifera di tutti gli "interessi" della nostra classe dominante in tutto il mondo si è accumulato non poco, ma ecco che di navi da guerra non ce n'è a sufficienza (sono molte meno degli yacht) e di basi della Marina Militare all'estero non ce ne sono, tranne la misera e praticamente inutile Tartus in Siria e la decrepita Sebastopoli. Ma il regime dispotico siriano cadrà inevitabilmente, per quanto a Mosca sognino la sua vittoria e si sforzino di aiutarlo in qualche modo. La Russia sarà cacciata da Tartus e dalla Siria e sull'assurda idea di una "presenza stabile nel Mar Mediterraneo" si potrà mettere una croce a lungo, se non per sempre. Tanto più che la lavanderia offshore cipriota probabilmente chiuderà per restauri e reprofiling. Tra l'altro comunque qualcuno saprà guadagnare con le bustarelle del programma della Marina Militare. E' solo che, evidentemente, toccherà nascondere i soldi da qualche altra parte.
Pavel Fel'gengauėr, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/politics/57207.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Base militare russa sul Mar Glaciale Artico.
[2] In Russia si definisce così l'ex URSS.

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