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Trama: due viaggiatori trovano la tomba della strega Asa, condannata a morte alcuni secoli prima, e accidentalmente la risvegliano, mettendo così in pericolo i suoi discendenti...
Può un horror girato nel 1960 fare tuttora paura? Accidenti se può! E accidenti alle circostanze che hanno portato Bava dall'esordire alla regia (tolte le collaborazioni con Freda) con una meraviglia come La maschera del demonio, caposaldo dell'horror mondiale, al mettersi al servizio della Rai per un congedo miserrimo come La venere d'Ille, di cui ho parlato nei giorni scorsi! Siccome ho visto i due film in un periodo abbastanza ravvicinato, il paragone mi viene spontaneo e per un paio di motivi. In entrambe le pellicole l'amore proibito e sensuale è uno dei temi fondanti ma mentre ne La venere d'Ille viene declinato in chiave soapoperistica, in La maschera del demonio il sentimento che nasce tra Katia e il fascinoso dottor Gorobec è subordinato a un'atmosfera perturbante, minacciosa, un'oscura sensualità interamente racchiusa negli occhi neri di Barbara Steele e nel suo sembiante aristocratico ed inquietante allo stesso tempo. Anche il tema del "doppio" è presente in entrambe le pellicole. La Venere assumeva le sembianze dell'interesse amoroso del protagonista ma il distacco tra le due donne era netto, facilmente intuibile; in La maschera del demonio la giovane principessa Katia è identica alla strega Asa, terribile antenata condannata a morte per empi atti di stregoneria e probabilmente anche incesto, e lo spettatore non è mai interamente sicuro di avere davanti l'una o l'altra, così come del resto non lo sono i protagonisti della vicenda che, ingannati dalla bellezza di Asa, vengono rapiti dal suo sguardo e trasformati in vampiri senz'anima, interamente asserviti al desiderio di vendetta della donna. Come già accadeva nel film I vampiri di Riccardo Freda, la figura del succhiasangue presente in La maschera del demonio non si rifà ai modelli stokeriani e per il suo film d'esordio "in solitaria" Bava sceglie di distaccarsi completamente dal mito del vampiro sdoganato dalla Hammer e di andare a scavare nel floklore dell'Europa dell'Est, adattando quello che era il suo racconto preferito di Gogol', Il Vij, e realizzando così un mix di gotico italiano e fiaba horror dal sapore "esotico" in grado di sorprendere e coinvolgere ancora oggi.
Il motivo per cui La maschera del demonio è tuttora incredibilmente affascinante non è solo per la trama accattivante e audace (non a caso il film è stato censurato in molti paesi) ma anche e soprattutto per la regia di Bava e per lo splendido bianco e nero della fotografia, che spesso ricorda più i film dell'espressionismo tedesco piuttosto che gli horror della Universal. Bava sciocca lo spettatore fin dalla prima, insostenibile sequenza, che ha per protagonista La maschera del demonio del titolo ed è talmente crudele da far impallidire molte delle produzioni attuali, ma non è finita qui; l'apparizione del viso di Asa nelle acque del lago, il suo lento ma inesorabile ritorno dalla morte, la resurrezione di Javutich e il rogo sul finale sono tutte scene magistrali e tuttora inquietanti. Il chiaroscuro della splendida fotografia è talmente ricco di sfumature che sembra quasi di avere davanti una pellicola a colori e, complice la natura estremamente dettagliata delle scenografie e degli esterni, immerge lo spettatore in un sogno (o un incubo?) ad occhi aperti mentre gli ininterrotti giochi di luci ed ombre rendono la divina Barbara Steele una figura irreale alla quale è impossibile fuggire, nel bene o nel male. Barbarona potrà anche essersi trovata male sul set a causa dei pregiudizi nei confronti delle produzioni italiane e delle difficoltà legate alla lingua ma ciò non toglie che la sua consacrazione ad icona horror è giustamente cominciata con questo film. Lo sguardo allucinato di Asa e le ferite inflittele dalla terribile maschera bucano lo schermo con una forza impressionante ma in generale è la mera presenza scenica della Steele, il suo sembiante sensuale ed innocente allo stesso tempo, ad imporsi all'attenzione dello spettatore e a sconvolgere l'atmosfera della pellicola persino nelle scene in cui l'attrice è assente perché tutti i personaggi paiono sempre scrutare nell'oscurità, in attesa dell'arrivo della terribile e crudele strega. Se non avete mai avuto modo di godere di questo caposaldo dell'horror italiano e mondiale cercate di recuperarlo il prima possibile, vi si aprirà un mondo, ve lo garantisco!
Del regista e co-sceneggiatore Mario Bava ho già parlato QUI mentre Barbara Steele, che interpreta Asa/Katia, la trovate QUA.
John Richardson interpreta il Dottor Andre Gorobec. Inglese, ha partecipato a film come Un milione di anni fa, La donna venuta dal passato, I corpi presentano tracce di violenza carnale, Scuola di ladri - parte seconda e La chiesa. Ha 71 anni.
Arturo Dominici interpreta Igor Javutich/Javuto. Originario di Palermo, ha partecipato a film come Caltiki - Il mostro immortale, Ercole contro Moloch, I promessi sposi, Danza macabra, L'indomabile Angelica, Angelica e il gran sultano, Satiricosissimo, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e Il trucido e lo sbirro; come doppiatore, ha lavorato per il film Vip, mio fratello superuomo. E' morto nel 1992 all'età di 74 anni.
La ragazza che interpreta la giovane figlia dei locandieri è Germana Dominici, figlia proprio di Arturo Dominici. All'estero La maschera del demonio è incappato in molti problemi di censura e vari ridoppiaggi, tanto che in America ne esistono quattro versioni con quattro titoli diversi (Black Sunday, Revenge of the Vampire, The Mask of Satan e La maschera del demonio); del film esiste inoltre un remake del 1989 diretto dal figlio di Mario Bava, Lamberto Bava, con Debora Caprioglio (all'epoca signora Kinski) nei panni della vergine (!!) ed Eva Grimaldi in quelli della strega. Credo tale remake sia recuperabile sul tubo ma non ci giurerei... il mio animo trash quasi bramerebbe vederlo ma se voi non siete pazzi come la sottoscritta e avete amato La maschera del demonio recuperate piuttosto I tre volti della paura. ENJOY!
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