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La maschera della morte gialla

Creato il 15 novembre 2015 da Theobsidianmirror

La maschera della morte gialla

La mia recente digressione nel mondo di Edgar Allan Poe non era programmata, ma prima o poi sarebbe dovuta in qualche modo arrivare, visto l'evidente nesso che " La maschera della morte rossa" ha con gli Yellow Mythos chambersiani. Non credo serva ricordare che di questo si è parlato giusto pochi giorni fa, ad ogni modo, visto che l'argomento è stato interrotto per dare visibilità a un'iniziativa di guest blogging, riprendo oggi dal punto in cui mi ero interrotto.

Il racconto uscito dalla penna di Poe nel 1842 è certamente uno dei suoi più famosi, se non addirittura il più famoso in assoluto. Ricordo perfettamente che era addirittura presente nella mia antologia scolastica ai tempi del biennio delle superiori (se non addirittura delle medie). Credo a questo punto di non esagerare nel dire che fu proprio la lettura di quel racconto, avvenuto in un periodo indiscutibilmente importante per la mia formazione, ad aver trasformato il fanciullo di allora nell'uomo che conoscete. Nonostante quel senso di meraviglia e di follia che la morte rossa mi aveva trasmesso durante la lettura, ricordo che la mia mente di fanciullo non riusciva a metterne a fuoco il significato, non poteva fare a meno di chiedersi cosa diavolo ci facesse un racconto del genere in un'antologia scolastica. In sostanza, non ero riuscito ad arrivare al punto: cosa rappresentava tutto ciò? In parte, quella domanda è ancora in cerca di una risposta. Più che altro la domanda oggi è diventata "perché quel racconto e non un altro di Poe?".

Ora, in questo tentativo di inserire " La maschera della morte rossa" nel contesto degli Yellow Mythos, proviamo a osservare sotto la lente di ingrandimento ciò che ci è stato consegnato in eredità dal grande scrittore americano. Cos'è la Morte Rossa? Vediamo cosa dice il testo originale (perdonatemi se cito le frasi in inglese, ma le traduzioni sono talmente numerose ed eterogenee che preferisco andare direttamente alla fonte): " The Red Death had long devastated the country. No pestilence had ever been so fatal, or so hideous. Blood was its Avatar and its seal --the redness and the horror of blood. There were sharp pains, and sudden dizziness, and then profuse bleeding at the pores, with dissolution. The scarlet stains upon the body and especially upon the face of the victim, were the pest ban which shut him out from the aid and from the sympathy of his fellow-men. And the whole seizure, progress and termination of the disease, were the incidents of half an hour ".

Così Edgar Allan Poe introduce la Morte Rossa nell'incipit del racconto. Si tratta quindi di una pestilenza di un orrore indicibile, una pestilenza che egli definisce "rossa" per richiamare il colore del sangue e quello delle macchie che i malati manifestano sulla pelle. Già queste poche parole gettano il lettore in un abisso ripugnante, il tutto rafforzato da quel " profuse bleeding at the pores " (trasudare sangue attraverso i pori).

La maschera della morte gialla

Non conosciamo l'origine di tale pestilenza, non ne conosciamo le cause, non ne conosciamo le modalità di trasmissione, ma ne conosciamo benissimo gli effetti, visto che l'Autore riferisce che tra il momento del contagio e la morte del contagiato di solito trascorre solo mezz'ora.

In seguito la Morte Rossa appare al banchetto del principe Prospero in una forma apparentemente umana: " the presence of a masked figure which had arrested the attention of no single individual before. And the rumor of this new presence having spread itself whisperingly around, there arose at length from the whole company a buzz, or murmur, expressive of disapprobation and surprise --then, finally, of terror, of horror, and of disgust. [...] The mask which concealed the visage was made so nearly to resemble the countenance of a stiffened corpse that the closest scrutiny must have had difficulty in detecting the cheat. And yet all this might have been endured, if not approved, by the mad revellers around. But the mummer had gone so far as to assume the type of the Red Death. His vesture was dabbled in blood --and his broad brow, with all the features of the face, was besprinkled with the scarlet horror. [...] Then, summoning the wild courage of despair, a throng of the revellers at once threw themselves into the black apartment, and, seizing the mummer, whose tall figure stood erect and motionless within the shadow of the ebony clock, gasped in unutterable horror at finding the grave-cerements and corpse-like mask which they handled with so violent a rudeness, untenanted by any tangible form. "

Una descrizione, questa, che non può che richiamare alla mente quel tema iconografico tardomedievale noto come " Danza macabra", nel quale ricorre sistematicamente una scena di danza tra uomini e scheletri. Un'allegoria sull'universalità della morte che, a prescindere dalla posizione sociale, unisce tutti (seppur marginalmente, ne abbiamo accennato anche qui in passato). Secondo numerose ipotesi, la diffusione della "Danza Macabra" corrisponderebbe alla grande epidemia di peste che infuriò in tutta Europa tra il 1347 e il 1353, il che ci permetterebbe a questo punto di assegnare una dimensione temporale agli avvenimenti narrati ne " La maschera della Morte Rossa ".

Il particolare che tale epidemia venne definita "peste nera" o "morte nera" non smentisce, bensì rafforza, la nostra teoria, anche in virtù del fatto che l'incipit del racconto di Poe sembra riprendere fedelmente ciò che Giovanni Boccaccio scrisse nel suo "Decamerone" cinquecento anni prima: "[...] nascevano nel cominciamento d'essa a' maschi e alle femine parimente o nella anguinaia o sotto le ditella certe enfiature, [...] le quali i volgari nominavan gavoccioli. E dalle due parti del corpo predette infra brieve spazio cominciò il già detto gavocciolo mortifero indifferentemente in ogni parte di quello a nascere e a venire: e da questo appresso s'incominciò la qualità della predetta infermità a permutare in macchie nere o livide [...] E come il gavocciolo primieramente era stato e ancora era certissimo indizio di futura morte, così erano queste a ciascuno a cui venieno. [...]"

Edgar Allan Poe non manca inoltre di descrivere nello stesso incipit la reazione del popolo di fronte all'epidemia, vale a dire il rifiuto e l'allontanamento dei contagiati (" the pest ban which shut him out from the aid and from the sympathy of his fellow-men") che Boccaccio riferisce con le seguenti parole: " E lasciamo stare che l'uno cittadino l'altro schifasse e quasi niuno vicino avesse dell'altro cura e i parenti insieme rade volte o non mai si visitassero e di lontano." Praticamente la stessa frase, quasi come se Poe avesse avuto accesso al traduttore di Google.

La maschera della morte gialla

Tutto questo per dire cosa? Che l'origine degli Yellow Mythos si sposta indietro di cinque secoli? Certo che no. Sarebbe probabilmente una forzatura. Diciamo piuttosto che questo articolo è un ulteriore tassello che troverà forse un giorno la sua giusta collocazione all'interno del puzzle. Staremo a vedere. Dal canto mio sento che le cose si stanno facendo dannatamente più complicate e, metto già le mani avanti, comincio a non essere più così sicuro di riuscire a completare il lavoro in tempi brevi.

Nell'attesa che nuovi spunti sorgano all'orizzonte, lasciatemi adesso spostare il discorso su " La maschera della morte gialla", quella vera, o perlomeno quella descritta da un autore vero. Avete capito bene, non mi sto riferendo a quel mio maldestro tentativo di imitare i grandi maestri, bensì a un racconto omonimo che, ho scoperto proprio in questi giorni, è stato pubblicato non più tardi dello scorso anno da uno dei più grandi conoscitori della letteratura fantastica: Robert M. Price.

Robert M. Price è un personaggio decisamente singolare: laureto in teologia nel New Jersey con un dottorato sul Nuovo testamento, ex pastore della Chiesa Battista di Montclair, Robert M. Price è oggi professore di Critica Biblica presso il Center for Inquiry Institute e divide i suoi interessi tra gli studi sulla storicità di Gesù Cristo e gli studi sui miti di Chtulhu (non trovate anche voi curioso questo accostamento?).

Senza voler entrare troppo nello specifico, credo vi interesserà sapere che Price è stato curatore di centinaia fra racconti, saggi e articoli, tra cui vale la pena ricordare la fanzine Crypt of Chtulhu, pubblicata sotto l'egida della Esoteric Order of Dagon Press Association (nulla a che vedere con l' Esoteric Order of Dagon di cui abbiamo parlato qui un paio di anni fa) e le imprescindibili raccolte di racconti edite da Chaosium e da Fedogan and Bremer. Una tutt'altro che esaustiva bibliografia di Robert M. Price la trovate qui, mentre il suo sito ufficiale è invece qui.

Autore lui stesso di molti racconti, la maggior parte dei quali raccolti nel volume Blasphemies and Revelations, Robert M. Price, come già accennato, ha di recente pubblicato un'interessante versione del racconto di Poe per Celaeno Press all'interno del volume In the Court of the Yellow King.


Nel suo " La maschera della morte gialla", Robert M. Price trasporta la sua personale variante del principe Prospero ai giorni nostri e gli fa indossare i panni di Hoyt Hefti, anziano e inossidabile fondatore della rivista per soli uomini Layboy. Anch'egli signore incontrastato del suo privilegiato regno di favola, Hoyt vive in una faraonica villa circondato dalle attenzioni delle sue giovani e ben disposte concubine (Camilla, Cassilda, Cassandra e Carmella). Come già aveva fatto il suo equivalente medievale, anche Hoyt Hefti decide, in occasione del suo novantesimo compleanno, di organizzare una sontuosa quanto esclusiva festa in maschera.

Esattamente come nel caso di Prospero (la cui festa si tenne in sette sale di sette diversi colori), anche in questo caso saranno sette gli ambienti che faranno da sfondo alla vicenda. Non saranno però i colori a identificare le varie sale, bensì le attività scelte dagli invitati per assaporare il proprio piacere: e così troviamo la Sadomaso Chamber, la Gay Orgy Room, la Coprocabana e via di questo passo, attraverso una sequenza di deviazioni sessuali che vi risparmierò.

La maschera della morte gialla

Nonostante il tipo di mascherata in corso a villa Hefty (lascio alla vostra fantasia indovinare il tipo di costumi indossati dei presenti), nessuno sembra notare l'arrivo di un intruso: " Eppure, nonostante la sorveglianza, nessuno notò l'arrivo di un singolo, non invitato, ospite. Era arrivato già con un costume addosso, seppure uno di quelli che non lasciavano esposto un solo centimetro di pelle."

L'epilogo del racconto è prevedibilmente identico a quello di Poe e il messaggio, anch'esso, è sostanzialmente lo stesso, quello che il compianto Totò definiva " A Livella": la morte ci rende tutti uguali, a prescindere da quanto denaro e quanto potere abbiamo accumulato in vita. Uno solo, fondamentalmente, è il particolare in cui Price si discosta dall'originale: la morte gialla è un portatore di giustizia, sebbene un tipo di giustizia che qualcuno potrebbe trovare opinabile. La morte gialla è portatrice di verità, la morte gialla è il " Phantom of Truth" della tradizione chambersiana che punisce Hoyt Hefti per aver tramato contro i suoi stessi commensali, ma che, allo stesso tempo, per poter essere coerente con se stessa, si accanisce allo stesso modo contro il carnefice e le sue vittime, ree di aver contribuito in egual modo al disfacimento del mondo. " Io sono il Fantasma della Verità e porto la Verità a tutti coloro che la ignorano. Non indosso maschere. Tutti voi, tutto quello che farete, tutto dipenderà solo da voi. Io posso solo concedervi una via d'uscita, una sola. [...] L'ex magnate della Layboy Enterprise e un centinaio di ospiti che erano stati presenti alla sua festa di compleanno, furono trovati morti la mattina successiva da un fattorino. Impaziente di liberarsi di quelle scatole piene di giocattoli sessuali e di bottiglie di assenzio aveva suonato inutilmente il campanello per diversi minuti, quindi irrequieto, aveva gettato l'occhio attraverso la finestra più vicina. La carneficina che si mostrò ai suoi occhi gli fece venire in mente quella vecchia canzoncina per bambini che diceva "Tutti giù per terra". Solo che lì nessuno pareva potersi rialzare.


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