Chi si accontenta (a volte) gode
Scappatella veloce nell’horror moderno ma non troppo.
Datato 2005, anche se a vederlo si direbbe piu’ del 1990, “La maschera di cera” e’ un film passato praticamente (e aggiungo, ingiustamente) inosservato.
Sonoro flop al botteghino, sta lentamente risalendo la china grazie al tam tam postumo di internet, coro a cui aggiungo la mia vocina sgarbata.
Piu’ guilty-pleasure che capolavoro oggettivo, in questi anni (che stanno diventando secoli) di magra, “La maschera di cera” si rivela essere un buon antidoto alla carenza di prodotti degni di rilievo.
Non e’ il film della vita, siamo tutti d’accordo, ma sicuramente regala la canonica oretta e mezza di spasso.
Remake poco fedele dell originale del 53, racconta del solito sparuto gruppetto di soggetti che si ritrova, senza macchina, senza telefoni e senza cervello, nel solito sperduto paesello della provincia americana.
E fin qui c’erano gia Wrong turn, Non aprite quella porta, Jeeper’s creepers, Alta tensione e compagnia bella.
La differenza di fondo con gli slasher di cui sopra la fanno tre elementi fondamentali.
Elemento uno: il paesino della provincia e’ in realtà sede di un museo delle cere gestito da un perfetto psicopatico imbalsamatore con famigliola a seguito.
Elemento due: (spoiler) le cere del museo sono in realtà felici ex abitanti virati a statuette da presepe; la sede del museo e’ di cera pure lei e ci regalera’ un finalone “in scioltezza”….. Nel senso letterale del termine.
Elemento tre: nel gruppetto dei protagonisti troviamo Paris Hilton. Ci sara’ modo di fare felici i fan, che godranno di un casto ma efficace strip tease in intimo rosso fuoco, ed i detrattori che (spoiler) si sollazzeranno con un’uccisione da manuale.
Se i tre elementi non fossero sufficienti dategli comunque una chance, magari approffittando di un pomeriggino piovoso e monotono che vi trattiene chiusi a casa.
“La maschera di cera” non vi cambierà l’esistenza ma almeno ve ne starete all’asciutto in scoppiettante compagnia.