Oggi è San Michele (e lo è per tutti, ma per noi è il patrono cittadino - nei paesi si festeggia) e soprattutto è il giorno conclusivo della nostra festa, il Palio di S. Michele.
Festa divertente e appassionante, di quelle che quando sei giovane la prendi come scusa per ubriacarti tutte le sere e come vettore per farti qualche scopata, che complice l'alcool e soprattutto il fatto che se sei uno sfigato tutto l'anno, non si capisce perché dovresti diventare un Rodolfo Valentino dal 20 al 29 settembre, non ti farai mai. Magari, forse uno pensa alla questione dei grandi numeri, al fatto che in questo periodo a Bastia gira molta gente, spesso proveniente dagli spenti paesi limitrofi, e magari qualcuna che con un paio di bicchieri è disposta a farsi dare due colpi la trovi. Il buon Murphy sa che non è così, mai, o quasi. Per fortuna, Dan, Tea, età, mi hanno tolto 'sto tipo di peso che rende l'inizio dell'autunno ancora più pallido - e di quel tipo di pallido, che il non aver battuto chiodo spiega meglio di ogni altra cosa, soprattutto nei periodi adolescenziali e post-adolescenziali.
La Festa consiste in alcune prove che vedono sfidarsi i quattro rioni - le quattro zone cittadine. (Come tanti, o tutti i pali). Le prove sono la sfilata (rappresentazione in piazza, sempre più teatrale, prodotta, dalle scenografie agli attori, dai rionali), i giochi (mix di robe folkloristiche e "Giochi senza frontiere") e la Lizza (staffetta 4x400, corsa attorno alla piazza dai sedici atleti dei quattro rioni). A questo si abbina la parte ludica: ogni rione ha un proprio spazio - la chiamiamo "Taverna" e non pretendiamo l'originalità - dove si mangia. Il dopo cena, di solito è caratterizzato dalle serate, gruppi live o dj set - anche di livello, per dire quest'anno il mio rione aveva portato Frankie Hi nrg e i Meganoidi, che proprio da buttare non sono.
Si tira tardi, si balla - si prova a scopare ma ne abbiamo già parlato, poi si finisce per bere e andare a letto soli. Tutto sotto al rispetto delle ordinanze comunali - più o meno, come succede solitamente in questi casi - emesso ad hoc, per fare in modo che venga rispettato anche chi vuol dormire e della festa se ne frega: pochi, a dire il vero, tra i bastioli. (Giusto qualche sfigato, peggio di quelli che alla fin fine non scopano, o almeno non ci vanno vicino).
Il Palio ha raggiunto la 51° edizione, parecchia roba - anche se in Regione se ne fregano e non è che si sforzino di mandare qualche finanziamento in più. Ma questo è un altro discorso che c'entra con il Palio, ma non con quello che voglio dire.
L'occasione mi è buona invece, per parlare di una cosa che è successa qualche giorno fa, quando un gruppo di ragazzi trasversalmente composto da rappresentanti occasionali e occasionalmente riuniti, s'è scagliato contro la casa di un tipo - che sempre per quella storia dell'originalità, chiameremo Tipo.
La colpa del soggetto, sarebbe stata quella di aver presentato un esposto alla Procura della Repubblica - che a me sembra un po' troppa grossa come cosa, ma lasciamo stare - contro l'ordinanza con cui il Comune aveva stabilito gli orari di chiusura "notturna" delle Taverne.
"Troppo rumore, non si dorme e la gente lavora e non se ne può più", diceva lui.
"Sono solo dieci giorni, è una Festa, non lamentarti, le Taverne portano soldi e permettono ai Rioni di farla quella festa e mettiti tappi alle orecchie poi, rilassati, scopa", dicevano gli altri. Reo, il tipo, anche di non essere un autoctono, ma allotropo dai paesi limitrofi. E giù cori, insulti, scherzi che somigliavano più a dispetti, tanto che i vicini di casa in piena notte hanno messo fuori una scritta per dire che quella casa non era di quello là che stavano cercando - la voce s'era diffusa da un po', più o meno dal pomeriggio, così che l'occasionalità forse era anche un po' venuta meno.
Tralascio il dire che s'è facilmente acceduto ad un lessico non da Orsoline, così come tralascio gli slogan "contro lo straniero" per la stupidità del caso e perché s'è altrettanto facilmente scivolati verso un "Bastia ai bastioli" con tutta la sua puzza che la storia ci ricorda. E così come, per pietà umana tralascio il fatto che Tipo non era in casa quella notte, a quel che sembra.
Ora il punto, molto poco importante, è che il tutto va con il condizionale. Perché mentre da una parte ci sono quelli che dicono che Tipo è il colpevole, l'autore dell'esposto, quello che vuole far finire la festa - già perché se la Procura avesse deciso che quell'ordinanza comunale era impropria, allora le Taverne non avrebbero potuto proprio aprire e il rischio non sarebbe stato solo la serata, ma tutto il baraccone, ché ricordo è finanziato dalle singole Taverne (anche perché la Regione si guarda bene da patrocinarci, argomento o.t. e di nuovo chiuso qui). Dall'altro, di contro, c'è lui: e insieme a lui un po' di amici, di cui ho conoscenze diretta - nonché stima sulla loro serietà - che dicono che è tutto un fraintendimento. Tipo è uno a posto, e certe cose non le fa, anche se si è lamentato con qualcuno della Taverna più vicina per la musica troppo alta a notte troppo inoltrata. (Non dirlo a me, Tipo, che abito praticamente dentro ad una di queste Taverne, e qualche sera fa sembrava di stare al Titilla; solo che a Tea il Titilla non piace granché).
Insomma la questione, pigra sarebbe sul chi ha ragione e chi ha torto: ma a me non interessa. Sapere se ha ragione la maggioranza o invece quei due o tre che dicono diversamente, cioè sapere se Tipo - che sta insieme a quei due o tre - ha fatto davvero quell'esposto o è stata tutta una voce rimbalzata. Poco conta, soprattutto per quello che sto a scrivere qui.
Quello che vale la pena dire, viene da uno dei commenti - tanti, manco a dirlo - che hanno seguito il tutto su Facebook. Ho letto "le maggioranze hanno l'indubbio vantaggio del numero, ma ciò non significa che abbiano anche il vantaggio della ragione".
È tutto qui.
La massa si muove, muscolare, istintiva, d'impulso, compulsione immediata, consumo istantaneo. Non ci si chiede, non ci si domanda, si fa, si va, si segue, spesso e adesso anche di più.
Ci si ferma molto poco a chiedersi, a scegliere - a discernere, per scomodare quelle gran parole di Papa Francesco. Tutto è compulsivo, ammesso anche che i modi siano giusti - valli a scegliere i modi di una protesta - ammesso che la questione fosse legittimata dai fatti, quanti di quell'improvvisato Ejército del pueblo quei fatti li conoscevano veramente, e quanto invece tutto era rimbalzo?
Faccio notare, che quello che dico non riguarda l'esatta fattispecie: si mira alto, si fa una riflessione, si parla di noi e non di voi - chiunque voi siate o siate stati.
In un'Italia di nuovo senza governo - che anche qui, di compulsioni ce ne sarebbe da dire - l'unico vero pensiero guida, che ci guida, è il sentitodirismo. L'istinto come legge, costituzione umana del "Mi piace" sul titolo/fanculo il resto, fagocitiamo cose al ritmo di un respiro.
Scegliamo quel che scelgono gli altri, crediamo in dita che non indicano nemmeno la Luna, vediamo con lenti non di qualcun altro, ma di quell'altro ancora.
Siamo così, lo siamo diventati o lo eravamo già?
Pensieri di una notte di autunno, con la Festa che sta finendo, la pioggia attaccata ai vetri, e la musica della Taverna qua sotto che non mi fa dormire.
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