Il centrodestra, battuto di poco (<2000 voti) alle elezioni regionali Fvg, studiato qualche verbale di seggio e dedotta la possibilità di un ribaltone del risultato, presenta ricorso.
Ne scrive, contestando, il mio amico S.B. Non condivido per un semplice motivo: lui crede nel valore alto della politica; io, al contrario, non ci credo proprio più. La politica, questi sono i fatti, guarda solo alla poltrona, alle elezioni successive, non alle generazioni future (cit.), ma quando mai.
Più ancora non condivido l’intervento sul Messaggero Veneto di oggi di Leopoldo Coen. Che scrive tra l’altro: «Se il ricorso dovesse essere vinto, il governo andrà comunque a chi, nonostante il pugno di voti in più accertati dal giudice, non ha vinto le elezioni».
Centrodestra e centrosinistra, almeno in Fvg, parlano di strategie e di mondi opposti. Con o senza il reddito di cittadinanza, con o senza il commissario sulla A4, con 6 o con 3 aziende sanitarie, con 2 o 6 assessori esterni, con alleata La Destra o con alleata Sel.
Ora, o queste sono barzellette o invece, come sarebbe preferibile, un voto in più/un voto in meno non è solo un problema politico/di profilo istituzionale ma di futuro. O si crede che un voto cambi tutto in un senso o nell’altro (come da promesse in campagna elettorale) oppure che andiamo a votare a fare. O si stabilisce prima che Tondo avrebbe dovuto vincere largo, oppure dovrebbe continuare a bastare un voto.
Le elezioni sono una conta prima che un giudizio. Sono freddi numeri, nulla di diverso. Ma sono una cosa seria. Se il centrodestra ritiene che i conti vadano rifatti, se ne prende le responsabilità. Si vedesse respingere il ricorso, sarebbe sommerso di palta. Si vedesse dare ragione, restituirebbe Verità alla Storia. Trovo sbagliato che, davanti al sospetto che non sia andata così, si facciano ragionamenti legati alla convenienza comune: lo sfidante ha vinto (o perso) di poco, meglio che governi perché l’uscente ha perso (o vinto) di poco.
Conclude Coen: «Ci sono le ragioni del diritto e il voto degli elettori va tutelato ma, per l’appunto, ci sono anche le ragioni della politica che deve saper guardare lontano e saper trarre i dovuti insegnamenti da quella che, comunque sia, è stata un a sconfitta». E’ il ma che non funziona. Perché quello che viene dopo il ma, è secondario. La matematica viene prima di qualsiasi opportunità. Specie per una politica, di qua e di là, che guarda a tutto (Saro alla Paritetica chi ce lo mette?) fuorché alle generazioni future.
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