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La materia che diventa bellezza

Creato il 15 febbraio 2011 da Pinomario

La materia che diventa bellezza

Ci sono momenti in cui si ha l’impressione di vivere nel tempo della povertà e dello squallore. Condizione questa che sottrae l’anima a un’epoca!. Ci sono momenti in cui abbiamo il timore che qualcuno abbia spazzato via tutti i nostri orizzonti. Ci sono momenti in cui è veramente difficile intravvedere vie di uscita collettive o personali. Ci sono quei momenti in cui gli uomini non scorgono altre prospettive che il dilemma tra tornare al passato e il buio. Ci sono – nella storia degli umani – gelidi momenti in cui sembrano dominare solo paura, sospetto, mancanza di immaginazione, ripiegamento, scomparsa della fiducia e della speranza, il tutto accompagnato da una corsa, stordita e irrefrenabile, verso le ipotetiche condizioni dell’ “happy hour”  o del “si salvi chi può” .È pur vero che noi, gente del XXI secolo, abbiamo di fronte difficoltà che l’umanità forse non ha dovuto mai risolvere in passato; per questo siamo sospinti fuori dai sentieri tracciati e conosciuti. Dove è normale, sovente, sbagliare strada.E allora ci tocca rassegnarci ad autocomprenderci solo come consumatori cinici e sfrenati? Dimentichi del fatto che è troppo faticoso anche mettere in pratica la parola d’ordine d’oggi: “Divertitevi senza limiti”?No, stando alla parola di Tzvetan Todorov (cfr. tra le altre, l’ultima opera: La bellezza salverà il mondo, Garzanti). E mi pare che un affidabile maestro del nostro tempo ed esperto esploratore del sentire umano, come Todorov, possa offrirci una serena compagnia alla ricerca dell’essenziale, sui sentieri impervi su cui siamo incamminati oggi. È molto interessante la sua idea che il racconto che emerge sia dagli scritti che dalla vita, drammatica e contraddittoria, di instancabili “avventurieri dell’assoluto” come Wilde, Rilke e Cvetaeva, possa aiutare noi, mendicanti d’oggi, a riscoprire potenzialità nascoste o dimenticate, e tuttavia presenti, nell’esistenza di ogni essere umano. Quasi a dire – ricordandoci una lezione che ci viene dai secoli – che la funzione dei racconti – e della invenzione artistica e letteraria - nell’aiutarci a dare significato e a rendere più piena la nostra vita, proprio la nostra vita quotidiana, è una risorsa imprescindibile, per noi umani, inventori e narratori di “storie”! È allora possibile avvicinarsi al sentimento della pienezza senza allontanarsi dalla semplice vita quotidiana? Anche nel tempo del “disincanto del mondo”, quando sembrano “dissolversi” chiari e credibili riferimenti collettivi morali, religiosi o politici; e quando pare venir meno, non solo la capacità di immaginare un sentimento del genere, ma addirittura le categorie e le parole per pensarlo?Invece, quelle possibilità e quelle esperienze capaci di rendere bella e piena – anche solo per alcuni attimi – la vita di ogni giorno, esistono! E consentono di favorire una necessaria “continuità tra alto e basso, reale e ideale, relativo e assoluto, quotidiano e sublime”!Si tratta di scorgerle, trasformandosi in attenti indagatori, nella materia grezza e nella corporeità dei nostri giorni! Infatti, a chi non è capitato – almeno qualche volta - di sentirsi trasportati verso un luogo di pienezza e di pace, dove sembrava placarsi ogni nostra agitazione interiore? Chi può dire di non avere avuto, almeno qualche volta, l’impressione di toccare la bellezza con un dito? Quante volte, o perché estasiati davanti a un paesaggio, o perché ammaliati da una esecuzione musicale o da un’opera d’arte, oppure perché presi dalla magia di un incontro, ci siamo sentiti, per un attimo, placati al punto tale che, in quel momento, il presente sembrava bastare a se stesso?Anche nella semplicità e nell’ordinarietà della vita quotidiana? Sì. Infatti, scrive Todorov, mi capita che “utilizzo un oggetto – e all’improvviso mi fermo, colpito dalla sua qualità intrinseca.  Cammino nella ‘natura’ – e resto entusiasmato osservando il cielo o la notte, le cime innevate o le radure nella penombra tra gli alberi. Guardo mio figlio  - e la sua risata mi riempie di gioia, in quel preciso momento non ho bisogno d’altro. Parlo a qualcuno – e all’improvviso sono pervaso da una tenerezza che nulla lasciava presagire. Cerco una dimostrazione  matematica – ed ecco che mi viene in mente, come se fosse giunta dall’esterno. Non si tratta solo di una sensazione di piacere o di un momento di felicità, perché questi atti mi hanno lasciato percepire, fuggevolmente, uno stato di perfezione, che comunemente ignoro….Una sensazione fuggevole e, al tempo stesso, infinitamente desiderabile, perché la nostra esistenza, grazie ad essa, non scorre invano; in virtù di questi momenti è diventata più bella e ricca di significato”. È vero, si tratta solo di un orizzonte e non di un territorio stabile, e tuttavia accade!
È proprio vero che quella materia grezza che è il nostro quotidiano, il nostro relativo, nonostante la sua imperfezione e il suo carattere precario e finito, contiene forse in sé come un suo stato più denso e più puro, l’assoluto, l’infinito o il sacro!  Questa mescolanza che inorridiva – e inorridisce - gnostici e manichei di tutti i tempi, forse dice la verità della nostra condizione umana. Quella verità che anche il cristianesimo storico, pur avendo combattuto e vinto la visione dualista, sembra talora non riconoscere del tutto! Questa “mescolanza  andrebbe considerata “più che la nostra maledizione, il punto di partenza obbligato del desiderio di compimento”. Todorov invita a osservare, con questo spirito, quei quattro blocchi di marmo, sgrossati da Michelangelo e poi accantonati, conservati all’Accademia di Firenze. Sono chiamati i Prigioni. Si tratta in effetti di figure umane mescolate in modo inestricabile alla dura e opaca materia minerale.In quella interpenetrazione della forma e dell’informe, scrive Todorov, dovremmo imparare a  leggere un simbolo – ed estendere poi questa abilità alla nostra esistenza quotidiana, apparentemente ma non incurabilmente mediocre, se solo reimparassimo ad illuminarla dall’interno. Ebbene, per tornare a quei quattro blocchi di marmo, alcuni vi hanno visto l’espressione della schiavitù, della sottomissione dell’uomo alla materia, scrive Todorov. “Per conto mio, quando osservo lo Schiavo che si risveglia ricevo un messaggio completamente diverso: quello della progressiva scoperta di una forma e di un senso, dell’ordine che scaturisce dal caos. In quel preciso istante la materia diventa bellezza!”.

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