La maternità cambia per sempre il cervello di una donna

Creato il 01 giugno 2015 da Conservazionecordoneombelicale @SorgenteSalute

I risultati di una ricerca condotta dall’Università della British Columbia hanno rivelato che il bombardamento di estrogeni dovuto alla gravidanza influisce in modo irreversibile sullo sviluppo del sistema nervoso centrale della mamma.

Di: Redazione

Lo studio inglese, coordinato dalla professoressa Lisa Ganea, ha mostrato come il periodo della gravidanza cambi il cervello delle mamme, in virtù del bombardamento ormonale a cui sono sottoposte nei nove mesi. In particolare, gli estrogeni modificano in modo radicale e irreversibile lo sviluppo di alcune aree del sistema nervoso centrale. Infatti, nel corso della gravidanza, gli ormoni femminili raggiungono livelli fino a cento volte maggiori rispetto alla condizione normale. Questa ondata anomala influisce su elementi quali la neuroplasticità o la ricrescita delle cellule nervose dell’ippocampo (che presiede alle facoltà della memoria e dell’orientamento).

Lo studio dell’Università della British Columbia si è poi concentrato sulle terapie ormonali sostitutive nelle donne in menopausa, per capire se questo tipo di trattamento potesse in qualche  modo incrementare i rischi di contrarre il morbo d’Alzheimer. I ricercatori hanno compiuto dunque analisi su topi da laboratorio, utilizzando trattamenti sia a base di estradiolo (un estrogeno tipico delle giovani donne) sia di estrone (legato alle donne più avanti con gli anni). È emerso dunque che entrambe queste terapie agevolano la produzione di nuove cellule nell’ippocampo, ma solo con trattamenti a base di estradiolo viene assicurata la sopravvivenza di queste cellule: le cavie hanno infatti mostrato miglioramenti nella memoria e nel loro senso di orientamento. Gli effetti dell’estrone, invece, sono cambiati dopo il parto: nelle femmine di mezz’età che avevano dato alla luce i piccoli sono state riscontrate minori capacità cognitive dell’ippocampo. Tali capacità invece erano migliorate nelle cavie che non avevano portato avanti una gravidanza. I ricercatori inglesi ipotizzano che anche sugli esseri umani i risultati potrebbero essere simili, poiché ormoni e cellule coinvolte sono le medesime.

Fonte: “Il Giornale”


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