Secondo questo schema esistono:
Gli store 2.0: sono gli store che oramai sono all’interno di quello che si definisce “internet delle cose“. Il loro gestionale, di magazzino, di fatturazione/scontrino è integrato con procedure di promozione, vendita, vetrina, info, commenti, condivisione. Hanno una presenza ed una strategia social, partecipano alla discussione, accettano critiche, costruiscono relazioni. Hanno la loro pagina su Facebook, twittano le loro promozioni e quando decidono di essere online, sincronizzano questa loro presenza, con il web e con i noti market place utili al loro prodotto (eBay, Amazon, Google shop, etc.);
Gli Store Oriented: Hanno investito nelle infrastrutture software, sono definiti i processi offline e online, ma non hanno ancora compreso il concetto di sincronizzazione con il mondo web.
Gli Store Beta: sono perennemente nella fase di vogliononvoglio. Comprendono che se voglio continuare a stare nel mercato devono rivolgersi al Web ma delimitano questa presenza al solo Web Site ed a Facebook (di solito con account personale e non con la pagina aziendale). Non riescono a convertire in “scontrini” questi loro investimenti (fatti male) e cercano di esserci ma non sanno come migliorare.
Gli Store No Oriented: sono quelli che se si trovano in una via pedonalizzata, si concentrano sulla mancato traffico automobilistico come causa dei loro cattivi affari. Non riescono a comprendere che noi oramai ci “muoviamo” non più con l’auto ma con il Touch. E questo li rende oramai “assenti” a prescindere dalla loro web home con scritto “chi siamo” “dove siamo” “contatti”.