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La mega-critica di Birdman

Creato il 31 marzo 2015 da Stefanodg

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Una batteria ritmicamente scandisce i battiti cardiaci del cuore pulsante del film, questa acchiappa lo spettatore incollandolo sulla poltrona. La sequenza iniziale è assolutamente spettacolare e inquietante: su schermo nero a tempo di musica spuntano delle lettere, poi parole in seguito, un fatidico flash di un lido marino, il mare è in tempesta e a terra c’è qualcosa, ma cosa? Il guardante è immerso con tutta la sua curiosità dentro il mondo di Iñárritu: tale opera è la sua consacrazione ( in realtà non sono un suo fan, le sue opere precedenti le trovo pesanti)                                                                                      

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Tecnicamente: Tanto di cappello! La fotografia è ottima ( una rarità di questi tempi tecnologici), la scena è sempre ordinata e ben composta; nulla è abbandonato al caso. Il regista/sceneggiatore attraverso i piani sequenza e i suoi stra-usati carrelli dà il suo timbro, il suo modo di guardare l’universo al pubblico. I carrelli riprendendo le camminata dei “vari caratteri” immergendo lo spettatore dentro l’atmosfera teatrale, l’ossigeno respirato in quel luogo: fenomenali a proposito le riprese degli stretti, oscuri corridoi. Inarritu ci trasporta per un ora e quaranta dentro la vita teatrale- dalla costruzione dell’opera passando per le Anteprime e nei

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tormenti dell’anima degli attori, pieni di casini interiori – beh, in fondo tutto il film è un incredibile meta-film: uno spettacolo che si auto-racconta. La sceneggiatura è formidabile, l’arma vincente: chiara, semplice, diretta senza tanti rigiri di battute e dialoghi eccessivamente lunghi e dispersivi, alla Allen. Tutti possono vedere e comprendere il senso, pur non restando concentrati perfettamente. Attori e cast ottimi, da Keaton ad Emma Stone, che con i loro primi piani e i loro sguardi riescono a spaccare la quarta parete.

Sono sicuro che per tanti motivi: per la tecnica e per la critica volta al mondo del cinema contemporaneo ( business e del genere d’azione) sarà sui manuale della cinematografia.

“ Come siamo finiti qui? Questo posto fa schifo. Puzza di palle. Noi non apparteniamo a questo buco di merda”- dice Birdman

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Le prime parole pronunciate mentre un uomo fa yoga, librandosi nell’aria. Lui è un attore, è un uomo, è Riggan Thomson ( interpretato da Keaton, mai attore più giusto scelta per la sua storia da Batman burtoniano). In passato aveva toccato le stelle, era stato sotto i fari della fama mondiale per la sua interpretazione nelle vesti di un supereroe: Birdman, l’uccello dalla penne nere come la morte. Era per tutti quel personaggio, ma un bel giorno rifiuta il continuo della saga del pennuto eroe ed attacca il costume all’attaccapanni per l’eternità. La luce si spense, il suo nome rimase incastrato con quel personaggio e la sua autostima e la psiche si frantumò in una miriade di frammenti di vetro.
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Una voce gli suona nella testa, la voce del suo inconscio, del suo lato cinico e crudo: l’alter – ego : Birdman, che insulta e brontola il povero Riggan uomo. R.T. in vari tratti della pellicola si identifica totalmente con l’uccello, credendo di possedere i suoi poteri: saper spostare gli oggetti o volare. L’attore, ormai distrutto, vuole rimettersi in gioco, dimostrare a tutti ( prima di tutto a sé stesso) di poter far altro, che lui vale, che ha qualcosa da raccontare al mondo, da mostrare qualcosa che resterà ai posteri. Questo è “Le imprevedibili virtù dell’ignoranza” : ma problemi psichici e di socializzazione verranno sempre più a galla, dalla figlia ex-tossica fino al nuovo egocentrico e svitato attore di successo del periodo, che rischia di offuscare con i suoi comportamenti proprio Riggan.

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Inarritu mostra, attraverso il suo sguardo disincantato, la vita di un attore che è come quella di un equilibrista sospeso nel vuoto a 20 metri da altezza su un sottilissimo e invisibile filo. Lui deve stare sospeso nell’aria, tenere tutti i suoi muscoli sotto controllo, mantenere costantemente tutti i sensi concentrati su di sé. L’equilibrista sa che al primo sgarbo al produttore o al primo fiasco cadrà drasticamente nel vuoto: la caduta farà un Boom che tutti sentiranno. Quando si arriva all’apice contenti diciamo << Hey, sono riuscito, ho realizzato il mio sogno>>, arrivarci è possibile ma restare attaccati eternamente ad esso è un impresa. Il buio è sempre dietro alle tue spalle in attesa. Il regista attraverso le vicende del protagonista descrive le regole del mondo dell’arte Hollywoodiano, ovvero il mondo del successo.

1 Regola:  Uno spettacolo per attirare gente deve avere o un titolo famoso oppure un nome di fama momentanea. Eh, sì. Riggan con il suo manager all’ultimo momento devono cercare un nuovo attore e incappano, per caso, in un attore del cinema che va al botteghino. Tale attore farà ciò che vorrà, non restando in simpatia al cast né a Riggan, però la sua presenza è fonte di guadagno e con esso la speranza di un successo dell’opera.

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2 Regola: Un colpo di scena: è questo che chi guarda vuole vedere. Tutti desiderano imbattersi in qualcosa di inaspettato, che non avrebbero mai immaginato. Riggan li accontenta: nelle anteprime, per caso, va in scena in mutande, ma alla prima beh andatevi a vedere il film e scoprirete ( non ho intenzione di fare spoiler!)

Alla fine le testate giornalistiche scrivono: “ Super realismo” oppure “ Questo spettacolo non finirà mai”. Al giorno d’oggi il successo è vano!

Tutti, dagli intelligenti ai fantasiosi, passando per coloro che hanno o non hanno nulla da dire, la fama internazionale è possibile per un breve istante. Caricate sui vari social network o youtube un video stupido o d’effetto drammatico, ma che sia breve, mi raccomando!!, e vedrete quante visualizzazioni e commenti. Beh! Riggan dopo il finale, con il suo colpo di scena diventerà più che famoso, una tendenza mediatica.

3 Regola: i critici sono dei mostri. Passano le giornate a stroncare o ad elogiare opere in cui persone hanno messo tutte le loro energie. Poi uno per antipatia verso il regista, già prima di vedere l’opera teatrale, scrive già la critica negativa. Come il protagonista sbraita contro la critica “ Sono solo opinioni di merda… appoggiate da comparazioni del cazzo. Scrivi solo qualche paragrafo. E non ti costa nulla. Non rischi nulla, nulla, nulla! Io sono un attore! Questa opera mi è costata tutto.” Hollywood al giorno d’oggi non vuole più storie piene di “carisma”, di pensieri importanti sulla vita, dei cazzi di testi filosofici ma vuole solo e soltanto azione, come dice il regista nel monologo bellissimo ( che infatti riporto qui sotto), fatto dalla coscienza di Riggan sotto influsso di Birdman:

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“Fanculo. Ritorneremo. Siamo pronti per qualcosa di epico. Noi glielo daremo! (…) Hai spianato la strada per tutti gli altri pagliacci. Dai alla gente quello che vuole. Un po’ del vecchio porno apocalittico. “Birdman, Il ritorno della Fenice” Ragazzini brufolosi che si cagano nei pantaloni. Un miliardo al box office, garantito. Avevi qualcosa in più. Avevi salvato le persone dalla loro noiosa e miserabile vita. Li hai fatti saltare, ridere, cagare nelle mutande. (…) Guarda queste persone, guarda i loro occhi… come brillano! Amano questa merda! Amano il sangue! Amano l’azione!Non questi deprimenti dialoghi filosofici del cazzo! (…)Brillerai in migliaia di schermi in tutto il mondo.Un nuovo blockbuster. Sei un Dio. (…) Aspetta di vedere le facce di quelli che pensavano che fossimo finiti.”

Birdman è un supereroe ed è difficile non notare la critica proprio a tutti questi film che stanno sbancando i botteghini sui vari Spiderman, Batman, Superman, The Avengers  e così via. Niente da criticare, ma forse non si sta un po’ esagerando? Il cinema produce solo ciò che va, quindi il pubblico segue tali prodotti e finché vanno verranno realizzati a discapito degli altri generi.

“ E hai ottenuto quello che volevi da questa vita, nonostante tutto?                                                                   “Sì”                                                                                                                                                                                             “E cos’è che volevi?”                                                                           “Potermi dire amato, sentirmi amato sulla terra.”  Cit Raymond Carver                                                                                         

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Questo è il contenuto che si dà attraverso lo spettacolo messo in scena, nel monologo finale che Riggan recita impugnando la pistola. Il sogno dell’umanità è vivere amati, sentirsi importanti nel mondo, non solo nel campo lavorativo ma anche emotivamente dalle altre persone. Le persone non sono fatti per vivere da sole, hanno bisogno di un contatto, d’amore. Riggan alla fine capirà che per la sua ricerca del successo ha perso tutto, ha perso la moglie e la figlia e che tutti quei momenti che non ha vissuto e che non ha mai ripreso con una telecamera non potranno più ritornare. Siamo esseri sociali,  possiamo essere egoisti, egocentrici, cattivi con gli altri ma di loro abbiamo bisogno. Senza gli altri che cosa saremmo? Nulla.

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Il finale è aperto, positivo. La figlia (Emma Stone) trova la finestra aperta, teme che il padre si sia buttato di sotto. Disperata guarda giù. Poi alza il volto in cielo e ride! A me piace pensare che alla fine l’uomo, abbandonato per sempre Birdman poiché ha compreso di poter far altro, si libera dalle sue paure e vola libero nel cielo, trovando la pace interiore.

SDG



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