Il fulcro del ragionamento ruota intorno al crollo della tradizionale dicotomia destra-sinistra, con una crescita esponenziale delle contaminazioni politiche sin dai livelli più alti. Il risultato è evidente: il conservatore Sarkozy cita Gramsci, la centrista Merkel appoggia scelte ambientaliste, il socialista Zapatero opera in continuità con la linea economica (di destra) promossa da Aznar, l’ex missino Fini si batte per l’accoglienza dei migranti. Tali segnali conducono il dibattito in un binario sbagliato. Difatti, i giovani, quelli che conoscono solo il comunismo (e quindi la divisione in due parti del pianeta) attraverso i libri di storia, non formano una massa smarrita e senza ideali, bensì sono portatori di nuove ideologie, che si distaccano dalle dottrine di pensiero del Novecento. Esse contengono elementi profondi di riflessione, oltre che di applicazione nelle azioni quotidiane benché manchi uno status di riconoscimento da parte della classe dirigente (continua su Sfera pubblica).
In effetti, a ben vedere, i problemi dei giovani di oggi (lavoro che non c’è, certezza del futuro e via discorrendo) sono interrogativi che esulano dalle ideologie. Risultano, insomma, difficilmente catalogabili nell’ambito della destra o della sinistra. Sono pronto a scommettere che le soluzioni proposte da Marco Marazza (professore ordinario di Diritto del lavoro) su Ffwebmagazine possono trovare d’accordo molti, diciamo, di sinistra. Si potrebbe dissentire, naturalmente, da un punto di vista tecnico, ma non con la nobiltà delle intenzioni che non sono né di destra né di sinistra. Garantire un lavoro e un futuro roseo a tutti, del resto, è un traguardo che fa gola tanto agli uni quanto agli altri.
In un momento di stagnazione economica e di profonda trasformazione del mondo della produzione i giovani che si accingono a terminare la scuola dell’obbligo hanno essenzialmente bisogno di due cose: di essere efficacemente orientati nella scelta del loro percorso formativo, professionale o universitario che sia; e di essere protetti dalla trappola del precariato che troppo spesso finisce per mortificare – per troppo tempo - anche le più banali aspirazioni personali (…).
Il primo obiettivo si persegue affidando alle Regioni, in cooperazione con le parti sociali e con gli enti locali, il compito di effettuare una costante analisi del fabbisogno occupazionale del territorio in grado, una volta comunicata, di rendere realmente consapevoli le fondamentali decisioni dei giovani e delle loro famiglie (…).
Il secondo obiettivo va perseguito svincolando da subito la flessibilità dalla precarietà e, cioè, rendendo il livello di flessibilità del lavoro direttamente proporzionale all’entità del compenso che viene riconosciuto al lavoratore (welfare progressivo).