Antonio Conte, dopo la sonora sconfitta a Monaco, grazie ad una prestazione codarda, alla vigilia assicura tutti: I miei giocatori hanno la mia massima fiducia ed io non li tradirò mai. Ed a conferma di quanto sto dicendo domani giocherà in porta Marco Storari, che è stato uno dei migliori a Monaco.
In verità, quando l’altoparlante dello stadio comunica la formazione della Juventus contro il fanalino di coda, i tifosi bianconeri hanno temuto che Conte avesse perso qualcos’altro oltre che ai capelli. Infatti, rispetto alla vittoria contro l’Inter, l’allenatore cambia ben 8 giocatori.
L’allenatore salentino è ben conscio che la Juventus stasera deve centrare più obiettivi, in quella che sembra la partita più facile del secolo: 1. Portare a casa i 3 punti; 2. Recuperare la fiducia dopo Monaco; 3. Ritrovare lo spirito guerriero asfissiante; 4. Capire finalmente se Peluso è un giocatore di calcio.
Per non dare alcun vantaggio al, se pur modesto avversario, il condottiero di Lecce schiera la squadra con un inedito modulo: il 3-5-2. “Non contano i giocatori, ma lo schema” diceva Arrigo Sacchi quando allenava il Milan, ed infatti Berlusconi non gli comprava i giocatori che voleva. Storico quando comprò l’argentino Borghi (si pronuncia Borgi n.d.r.) suggerito dall’allenatore calvo per spedirlo a Lugano, mentre comprava a sua insaputa Raicard.
Fu uno sioc per l’uomo di Alfonsine (posto che neanche Gugol mep sa dove si trova) che fino a quel momento era convinto di aver imparato il mestiere di allenatore di calcio, solo per aver letto un libro che raccontava il nuovo modulo dell’Ajax, i cui calciatori erano notoriamente delle pippe. Chi non ricorda come non sapevano giocare Cruiff, Neeskens, Rep, Krol, i gemelli Vandechercoff?
La Juve parte molto cauta ed è molto concentrata a verificare le condizioni mentali dei giocatori in campo. Si capisce che Asamoah è in ripresa quando tocca il suo primo pallone e lo perde malamente. Fortunatamente si rifà sbagliando quasi tutti gli affondi con finta rigorosamente sempre e solo sulla sua sinistra.
Licchestain esplode sia in scatti sulla destra che in contestazioni che mettono a rischio la pazienza dell’arbitro. Si calma solamente quando Conte manda a scaldare contemporaneamente Isla che Padoin, giocatori che hanno la grande capacità di abbassare il livello della squadra anche sedendo in panchina.
Il primo tempo si chiude sullo 0-0, con una partita giocata con grande accortezza da parte del Pescara, che non corre alcun rischio, a parte i sette miracoli fatti dal proprio portiere Pellizzoli. Il ritrovato portiere, che lo scorso anno giocava a Grosseto, ferma da solo in rapida successione: Giaccherini, Giovinco, Vidal, Quagliarella (che ha sostituito Giovinco), Vucinic, Giaccherini e il palo di Quagliarella.
Il Pescara del primo tempo è anonimo e ricordiamo solamente Sforzini, un centravanti che è il sogno di tutte le squadre. Della Lega Pro, ovviamente.
Il secondo tempo parte allo stesso modo. La Juve che gioca da sola. Però i minuti passano e la crisi aumenta. Vucinic sbaglia un gol a porta vuota e Conte non fa una piega. Papa Francesco ha fatto sapere che l’indulgenza plenaria potrebbe non bastare.
Il Pescara comincia ad alzare il baricentro e si vede un po’ più spesso nell’altra metà campo. Bonucci viene ammonito per aver atterrato, senza motivo, un modesto Modesto che era scappato sulla sinistra. Il giocatore bianconero mostra la sua ormai maturazione mentale, mandando affanculo l’arbitro e rischiando il secondo cartellino.
Conte scuote la testa e dice ad Alessio: “non bastava Licchestain, pure questo ci mancava, dove cazzo è Marotta?”.
Al 72’, su un calcio di punizione, senza sapere il perché, alla Juve riesce uno schema che permette a Vidal di trovarsi a tu x tu con il portiere. Viene atterrato da Rizzo: calcio di rigore e cartellino rosso.
Vucinic va sul dischetto e batte finalmente Pellizzoli: 1-0. Morigerata gioia per il centravanti che si toglie i calzoncini e li agita per tutto il campo, ripetendo il gesto fatto nel 2008 quando giocava nella Roma. Quando passa davanti alla sua panchina, Conte gli ammolla un sonoro ceffone: “questo è per il gol sbagliato”.
La Juve gioca sul velluto e Vucinic, dopo aver ritrovato fiducia, al 78’ inventa il secondo gol, dopo uno slalom stretto iniziato al limite dell’area. Altro giro, altra corsa ma stavolta si tiene alla larga dalla panchina. Conte non gliela perdona e lo sostituisce con il primo che capita: Alessandro Matri.
Da qui in poi un’altra storia. Il Pescara, in doppio svantaggio ed in 10, teme che la partita possa essere compromessa e decide di andare all’attacco. La fortuna aiuta gli audaci e soprattutto Cascione che da circa 25 metri fa partire un sinistro che si infila nel “sette” alla sinistra di un incolpevole Storari, che così festeggia la fascia di “Capitano”.
Il Pescara intuisce che la Juve è in preda alla sindrome di Monaco e continua a premere e riesce ad effettuare il secondo tiro della partita al 44’ con Sculli. Stavolta Storari riesce a neutralizzare il tiro. Gli ultimi minuti sono un vero tormento per i bianconeri, ma il risultato non cambia: 2-1.
I tifosi piemontesi tirano un sospiro di sollievo per il risultato portato a casa con un po’ di paura, nonostante i numeri siano impressionanti. Abbiamo contato 31 tiri verso Pellizzoli di cui 18 nello specchio della porta contro i 2 dei pescaresi. Il possesso palla della Juve stato del 63%.
La morale di questa partita può essere riassunta dal colloquio sentito tra due support adriatici: “Hai visto come se la sono fatta sotto, frà? Freghete”.
Migliore in campo: I gemelli Vandechercoff.
Ipdà.