Chi ha avuto l’occasione di transitare dall’aeroporto di Monaco di Baviera non ha potuto fare a meno di notare il modello dello stadio Arena, sponsorizzato Allianz, dove stasera si gioca il quarto di finale tra il Bayern e la Juventus. E già il modellino fa impressione.
I tedeschi non lasciano mai niente al caso e lo stadio, costruito per i mondiali giocati in Germania 2006, non sfugge a questa legge. A cominciare dai posti a sedere: 69.901, perché farlo finire con conto parere non sembrava abbastanza teutonico.
Nel primo dei tre livelli trovano posto, oltre le zone di accoglienza vip, i locali destinati agli addetti ai lavori (sala stampa, zona mista per le interviste, locali per i funzionari della sicurezza, infermerie), 4 spogliatoi con annesse palestre e sale massaggi, tutti confortevoli tranne quello destinato alla Juventus.
Infatti, ai bianconeri toccherà quello destinato usualmente agli avversari dell’altra squadra cittadina. Il più piccolo e ristretto. A nulla è valsa la perizia giurata juventina che dichiara, nonostante le apparenze, che Giovinco e Giaccherini non fanno parte dei sette nani della favola.
L’allenatore bavarese, nonostante il campionato praticamente già vinto, l’accesso ai quarti della Scempion Lig ed alla semifinale della Coppa di Germania, è stato già licenziato per far posto a Pep Guardiola.
Moratti ha condiviso la scelta dei tedeschi: “Gli allenatori si licenziano quando vincono e non quando perdono, come ho fatto io con Gigi Simoni”. Stramaccioni ha capito che andrà in pensione con l’Inter, nonostante la riforma Fornero stabilisce che ciò avverrà tra non meno di 35 anni.
Le due squadre si sono affrontate l’ultima volta nel 2009, sempre in Champions League, dove i tedeschi eliminarono i bianconeri con un secco 1-4 a Torino. Alla Juve bastava il pareggio e per questo Ciro Ferrara schierò la squadra con un 4-5-1 difensivo. Nonostante ciò, Treseghè segnò il gol del vantaggio alla prima azione, superando il mitico Sivori nei gol juventini. I tedeschi pareggiarono con un rigore calciato dal loro portiere Butt e passarono in vantaggio con colpo di testa di Olic. La Juve ha avuto l’occasione per pareggiare e passare il turno, ma Treseghè è come Paganini e non ripete. Il Bayern, scampato il pericolo, riprende a giocare e passa altre due volte con Gomez e Timoscienco.
Di quella squadra è rimasto Schweinstenger, il cui nome neanche i tedeschi riescono a pronunciarlo. Infatti, lo speaker dello stadio non pronuncia il suo nome bensì “quello là”.
La Juve si aggrappa alla cabala oltre che a Peluso. Negli anni, il cui numero finale finiva con il 3, la squadra è sempre arrivata in finale. Il fatto che poi ne abbia perse 3 su 4, rende tranquilli i tifosi interisti.
Nel 1973, perse la prima finale in Coppa dei Campioni contro l’Ajax dei fenomeni, con un gol di testa di Rep. Al ritiro degli olandesi c’erano anche le donne dei giocatori, mentre il Trap scelse un monastero quale sede del ritiro.
Nel 1983, perse la seconda finale in Coppa dei Campioni contro l’Amburgo con un gol di Magath dalla distanza. Questa volta i fenomeni erano gli Juventini, la maggior parte campioni del Mondo più Platini e Boniek. Quarantamila tifosi bianconeri erano presenti ad Atene. Fu il primo caso di popolo a seguito di una squadra di calcio italiana.
Il Trap, che era già certo della vittoria, aveva girato uno spot pubblicitario della Ferrochina Bisleri con compenso da campione europeo. Quello spot non andò mai in onda e nessuno sentì più parlare della Ferrochina Bisleri. Celebre il commento dell’allora presidente bianconero Gianni Agnelli: “Non è successo niente, questi tedeschi ci hanno insegnato a leggere e a scrivere”.
Nel 1993, la Juve si aggiudicò la Coppa Uefa contro il Borussia Dortmund, con una doppia vittoria sia fuori casa (1-3) che a Torino (3-0). L’unico gol dei tedeschi fu segnato da Karl Heinz Rummenigge, oggi Amministratore Delegato del Bayern.
Nel 2003, la Coppa andò al Milan che se l’aggiudicò ai calci di rigori (3-2), dopo uno 0-0 abbastanza anonimo. L’assenza di Nedved fu ritenuta determinante per la scarsa prestazione della Juve, che non seppe approfittare dell’infortunio di Roque Junior che lasciò in 10 i suoi compagni, negli ultimi 30 minuti della partita. Galliani come al solito, al fischio finale rimase impassibile e festeggiò sobriamente. Fu ritrovato due giorni dopo nudo sulla tettoia dello stadio, con la cravatta gialla al collo. Noblesse Obblige.
A proposito di finali perse, il Bayern starà pensando certamente a quella dello scorso anno, quando il Chelsea di Di Matteo gli sfilò la Coppa da sotto il naso ai rigori, proprio all’Allianz Arena. I tedeschi erano in vantaggio fino all’88’ quando Drogba, con un preciso colpo di testa sul primo corner battuto, agguanta il pareggio. Nei supplementari, Robben si fa parare un rigore da Cech.
Alla lotteria finisce 5-4 per il Chelsea. Una parata per parte e poi il palo di “quello là” fissano il punteggio. Cech aveva azzeccato tutte le cinque direzioni dei rigori bavaresi. Una settimana prima, era stata sconfitta dal Borussia Dortmund nella finale di Coppa di Germania con un perentorio 5-2, davanti alla Cancelliera Angela Merkel che, stranamente, non è stata invitata alla partita di stasera.
Juve e Bayern hanno in comune l’allenatore Trapattoni, primo tecnico italiano ad allenare all’estero. L’uomo di Cusano Milanino, dopo l’esperienza juventina, andò ad allenare i bavaresi nel 1994. Fondamentale l’incitamento del Presidente Boniperti: “Se rifiuti il Bayern, ti prendo a cazzotti”.
Vince un campionato, una coppa di Lega ed una Coppa di Germania. L’esperienza tedesca è stata vissuta in due periodi distinti, intervallati da un ritorno in Italia alla guida del Cagliari, conclusosi con le premature dimissioni del tecnico. Celebre l’intervista del 10 marzo 1998 dove se la prende con Strunz per lo scarso impegno in campo. A Napoli coniano un nuovo proverbio: “E’ inutile che lo abboffi di rum, u Strunz non pote diventà mai ‘nu babbà”.
Conte ha preparato la partita con la massima cura, cambiando Padoin ed Asamoah rispetto all’ultima di campionato. Purtroppo trova spazio Peluso. “Sono fiducioso nella nostra difesa, è il nostro punto di forza” ha dichiarato nell’imminente vigilia.
E infatti la Juve prende gol al 26 secondo con un tiro da 33 metri di un certo Alaba deviato da Vidal. La Juve cerca la reazione ma il Bayern attacca, chissà perché, sempre dal lato sinistro. Sfiora il raddoppio in un paio di occasioni di cui una veramente clamorosa sbagliata da Robben, subentrato da poco.
Fimisce la prima parte 1-0, con molti errori di impostazione come non si era mai visto da parte della Juve. Evidentemente, il gol a freddo e la tattica aggressiva del Bayern sui portatori di palla, ha condizionato il rendimento.
Nella ripresa nessun cambiamento nelle formazioni e nel testa dei giocatori della Juve. Il Bayern si concentra sul possesso palla senza correre rischi. Alla mezzora, su l’ennesima palla persa dalla Juve, i rossi passano ancora con Mueller. C’è una posizione di sospetto fuorigioco del centravanti croato che la moviola non chiarisce.
A questo punto Conte cambia l’inutile coppia di attaccanti Matri e Quagliarella con gli acciaccati Vucinic e Giovinco. La Juve alza il baricentro e sfiora il gol con Vidal. Fortunatamente si infortuna Peluso e viene sostituito da Pogba.
Il Bayern sfiora il terzo gol, ma poi non succede più nulla sino alla fine: 2-0.
Il risultato pesante ma giusto compromette il cammino della Juve soprattutto alla luce della scarsa mentalità internazionale dimostrata. La difesa si è dimostrata insicura e non è riuscita a far partire le azioni d’attacco, rischiando su ogni pallone perso. Buffon non ci ha convinto sul secondo gol.
Il centrocampo ha fallito su tutta la mediana mentre sulle punte abbiamo già detto. Poche buone notizie per Conte in vista del ritorno, a parte la squalifica di Vidal, Licchistainer e l’infortunio di Peluso.
La campagna acquisti di Marotta sta dimostrando tutti i limiti, neanche se fosse stata fatta da Branca: Isla è in rotta con il suo dietologo; Asamoah soffre ancora del mal d’Africa, anche se ci sembrava già malato prima di partire per la Coppa d’Africa; Peluso sta dimostrando tutto il valore del piatto di lenticchie che è costato; Giovinco è alla ricerca del cappellaio matto; Anelka non pervenuto.
L’avevamo detto all’inizio: lo stadio dell’Arena Allianz ci aveva già impressionato all’aeroporto di Monaco.
Migliore in campo: Quello là.