Abbiamo atteso i segnali di discontinuità. Seduti sulla sponda del fiume a guardare l’acqua limacciosa dei tecnici mentre la televisione e i giornali ci dicevano che era il bel danubio blu, abbiamo pazientemente atteso di veder passare il cadavere del berlusconismo e di un’epoca, ma niente è passato nella corrente a parte qualche tronco deforme. E anzi adesso scopriamo che Berlusconi tenta ancora una volta le elezioni con le stesse alleanze strategiche e gli stessi identici temi del 2008: alleanza con la Lega, abolizione dell’Imu, nuova operazione Alitalia.
E’ come se un sortilegio non facesse passare il tempo. Ma non è stata una strega cattiva a farci mangiare la mela: è solo che nulla è davvero cambiato, a parte le esose richieste europee e il venire allo scoperto dei giochini politici della finanza. Non è stata una maledizione, ma semplicemente l’effetto di una politica che si è interamente trasformata in casta indistinta, dove una mano lava l’altra, un privilegio difende l’altro e che nel cuore della crisi non è riuscita a fare altro che accettare un governatore con precisi ordini di servizio. E oggi abbiamo lo stesso fiduciario della Troika che con mossa tutta pervasa dallo spirito del berlusconismo, vuole sfruttare la rendita di posizione tecnica per fare il salto in politica e mette il suo nome a caratteri di scatola sul banale simbolo. Abbiamo un Bersani che sembra subire l’iniziativa altrui e al quale tra poco toccherà di non nominare né Berlusconi, né Monti a imitazione del tristissimo Veltroni e che del resto ha ben poco da illustrare della sua agenda fotocopia. Abbiamo Ingroia che viene fresco fresco dalla magistratura e Grillo: insomma lo star system della politica e i suoi presupposti rimangono intatti.
Nessuna discontinuità è sfilata sull’acqua del nostro scontento, essa è passata invece sulle nostre vite producendo sottrazione di futuro e di tutele, povertà e incertezza, solo perché nessuno aveva più la tempra di dire no alla riduzione della democrazia e dello stato. Nessuno aveva le idee chiare per farlo, per opporsi all’ ottusità delle ricette procicliche. E adesso il Fondo monetario internazionale è alla sinistra del Pd. Certo Ingroia e Grillo possono recuperare l’uno certe opinioni della sinistra concreta andate disperse e Grillo umori populisti nella forma, ma non nella sostanza contro una casta ormai arrivata al capolinea. Sono i soli – assieme ai molti altri progetti minori in via di formazione e movimenti - che in qualche modo possono rimettere in moto il tempo, pur partecipando almeno in parte del sortilegio. Troppo nuovi, troppo magmatici, troppo poco strutturati nelle modalità del potere per fare a meno dei cittadini.