Postato il dicembre 6, 2011 | TEATRO | Autore: Laura Cavallaro
Lei che, per non ferire nessuno, aveva deciso di rinunciare, abortendo, al figlio che insieme avevano concepito. Lei che, scoperta la malattia del suo amante, lo aveva aiutato a morire e, fino all’ultimo, gli aveva dimostrato la sua devozione prendendosi cura della signora Adriana, trattandola da vera regina, lei che di quella casa era la padrona. «Di ferro sono fatta… sempre il mio dovere ho fatto, solo così uno si guadagna il rispetto degli altri». Solo questo, il RISPETTO, è quello che Mennù vuole e riesce con l’aiuto di Don Vincenzo Ancona ad ottenere anche da morta. Roccacolomba è un piccolo paesino della Sicilia e gli Alfallipe sono una famiglia che conta, una famiglia importante; la pecca più grande dei figli della signora Adriana è l’ingordigia nei confronti del denaro. Gianni e Carmela sono indignati che ad amministrare la loro fortuna sia stata una cameriera eppure è grazie a lei se il patrimonio degli Alfallipe non è andato perso. Ad ascoltare le parole pronunciate dagli attori o lette nel romanzo, sembra che ci siano sfumature verghiane, per il crudo verismo e il modo di parlare esplicito della realtà. Seppur ambientato solo nel 1963, anno di grandi cambiamenti per l’Italia, si ha l’impressione di trovarsi di fronte un testo più antico forse perché, in fondo, “tutto deve cambiare affinché nulla cambi”. A tal proposito ha scritto Aldo Busi: «l’impianto del romanzo sembra retrivo… io credo che l’autrice abbia messo in atto una sua personale strategia della derisione». Oggi è bello trovare testi validi come questo ed è ancor più bello poter confrontare l’opera scritta dalla Hornby con la sua versione teatrale. Indubbia l’universalità di alcuni copioni così come di alcune tematiche (amore, adulterio, avarizia), ma non tutti gli spettacoli mettono in scena esplicitamente l’aborto con tanto di isterectomia, l’eutanasia («una donna innamorata e ricambiata dall’amato potrebbe anche uccidere l’uomo che ama» o addirittura sé stessa) e la violenza sulle donne fra le mura domestiche. La scelta teatrale è sicuramente stata quella di rendere come personaggio principale la protagonista eponima del libro; all’immaginazione del pubblico viene lasciato il destino degli altri personaggi.
I tre scatti inseriti nell’articolo sono stati gentilmente concessi dal Teatro Stabile di Catania – Fotografie di Antonio Parrinello
La Mennulara
di Simonetta Agnello Hornby
Riduzione e adattamento: Simonetta Agnello Hornby e Gaetano Savatteri
Regia: Walter Pagliaro – Scene: Giovanni Carluccio – Costumi: Elena Mannini – Musiche: Marco Betta – Luci: Franco Buzzanca
con Guia Jelo
Ileana Rigano, Mimmo Mignemi, Angelo Tosto, Fulvio D’Angelo, Raffaella Bella, Giorgia Boscarino, Filippo Brazzaventre, Valeria Contadino, Yvonne Guglielmino, Alessandro Idonea, Camillo Mascolino, Emanuele Puglia, Raniela Ragonese, Sergio Seminara
e con Pippo Pattavina nel ruolo di Orazio Alfallipe
Produzione: Teatro Stabile di Catania
Catania, Teatro Verga, dal 2 al 23 dicembre 2011