Fotografia: Alessio Amato - Studio47
#lunaticando
#lunaticafestival2014
21:30 Il Castello Malaspina di Massa, a quest'ora è meraviglioso, le luci soffuse e la temperatura ideale, rendono dolce l'attesa. Siamo un po' in ritardo sulla tabella di marcia, ma nessuno ci fa caso, nuovi spettatori arrivano alla spicciolata mentre la Fisarmonica di Jovica Jovic attende sul palco..lasciandosi attendere... I posti sono già tutti occupati, le ragazze della Provincia di Massa, con la dirigente Marina Babboni in testa, aggiungono in fretta altre sedie perché “stanno salendo altre persone”.
Il chiacchiericcio degli astanti è soffuso e carico di attesa.
Fotografia: Alessio Amato - Studio47
21:50 Applausi.... In un attimo Jovica (si legge Gioviza) è seduto; tra le sue braccia la fisarmonica si anima, prende vita e partono le prime note, lunghe, strazianti. Brividi lungo la schiena. Il ritmo cambia, la musica si fa allegra, gitana, qualcuno batte le mani a ritmo.. lo spettacolo è iniziato!
Le dita, le mani, le braccia di Jovica danno voce allo strumento, ma ecco la voce, quella vera... Marco Rovelli si avvicina al microfono e inizia a parlare di Rom, legge stralci del libro scritto a quattro mani con Moni Ovadia, “La Meravigliosa Vita di Jovica Jovic”, appunto.
Fotografia: Alessio Amato - Studio47
Altri brividi nel sentire il racconto della storia di questo popolo, senza pace, senza riposo, con un enorme dignità mai riconosciuta dagli “altri”, dai Gagè, come ci chiamano loro.
Parole come “Campo di Concentramento” e poi “Campo Nomadi”, “persecuzioni”, “nessun risaricmento”; “nessuna terra”, “nessuna patria” si alternano a “libertà” “dignità” “cultura” “tradizione” “generosità”.. Le voci di Marco, di Jovica e della sua “Fisa” si susseguono incessantemente, senza pause. Oltre un'ora di emozioni intense suscitate dalla continua alternanza di racconti, canti in lingua Romaní e melodia.
Si parla di viaggio, di ospitalità, di integrazione, di “zingaro” che è una brutta parola, una parola da cancellare, perché, come intona Marco in una canzone di Jovica, “non chiamarmi Zingaro, il mio nome è Rom”.
Fotografia: Alessio Amato - Studio47
La storia di Jovica inizia in un bosco, dove è nato mentre mamma e zia erano intente a raccogliere legna. E' una storia commovente, la sua, che parla di un bambino che desidera a tutti i costi una fisarmonica e quando,finalmente, la riceve in dono, non se ne separa mai più. Parla di un uomo nato e cresciuto in Bosnia, che ha conosciuto la guerra, l'esodo, l'abbandono della sua casa e la vita nei campi nomadi. Un musicista famoso in tutta europa, che racconta di ospitalità, che parla delle sue usanze e ti fa sentire piccolo piccolo.... ti fa ripensare a quand'è stata l'ultima volta che hai invitato qualcuno a casa per offrirgli un caffè......
Fotografia: Alessio Amato - Studio47
23:00
Le parole sono finite ed è tempo di musica... la fisarmonica di Jovica suona incessantemente ritmi gioiosi per oltre mezz'ora. A mezzanotte uno stuolo di persone si accalca vicino ai due artisti, chi vuole l'autografo sul libro chi, più semplicemente come me, ci tiene a stringere la mano a un artista, a un musicista di talento, a un uomo che ha avuto una vita meravigliosa e dura.... a un Rom.
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