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La metamorfosi del Professor Strunz - Ezio Saia
Creato il 12 settembre 2013 da Andrea Leonelli @AndreaLeonelliEdizioni Esordienti Ebook
Danae Libri
Sinossi
La metamorfosi del professor Strunz di Ezio Saia
Alcune impressioni di lettura
1. Pubblicato nel 2007, La metamorfosi del professor Strunz è un romanzo difficilmente definibile secondo categorie critico-letterarie, ma soprattutto non ascrivibile a «definizioni» e «stili» propri del romanzo otto-novecentesco, seppure ad essi attinga per espliciti rimandi e per impliciti debiti letterari.
2. La trama è incentrata sulla figura del «professor Strunz» » (si noti da subito la forma tronca del nome a segnalare l’inettitudine del personaggio, che non è per l'appunto uno Strunzo completo, ma è uno Strunzo a metà, insignificante, incapace di rivestire persino quel «ruolo»), un essere (non un uomo tout court) solitario, asociale, meditabondo, esiliato ed estraniato dalla società, la cui biografia ha le caratteristiche di un «dramma eroicomico», con tutte le conseguenze che una narrazione così impostata comporta. Intanto «comico» è il registro stilistico adottato da Saia: la sintassi, i costrutti, il lessico attingono alla lingua parlata, alla lingua dell’oralità. Ma l’ordito retorico non è una riproposizione del parlato: in esso si rintracciano, infatti, aspetti linguistici che denunciano un uso libero, disinvolto, sapiente, autonomo e pienamente consapevole del linguaggio. La lingua è, in effetti, totalmente piegata alla volontà narrativa e non appare riottosa o servile rispetto alle esigenze della narrazione. È piuttosto il linguaggio a creare la narrazione, a strutturare i personaggi, a far vedere e intravedere, a far capire e intuire, a smascherare il non dicibile, a indurre riflessioni e valutazioni. È una lingua, dunque, piegata alle necessità narrative del romanzo. Una lingua composita che attinge a più serbatoi lessicali, come del resto composita e complessa è la vita dello Strunz: numerosi i termini legati alla lingua della medicina, della chimica, della fisica, della filosofia, della politica e delle scienze sociali (pedagogia, psicologia e sociologia) e persino dell’imperante burocrazia. Le parole prelevate da queste discipline sono però, per così dire, «forzate» dalla penna di Saia: sono cioè «metamorfizzate» con suffissi che le trasformano in profondità mettendone in rilievo il «vero significato» - che non è certamente il «grado zero della comunicazione» per dirla con una celebre categoria della linguistica attuale. Un significato, quello dato alle parole da Saia, che si esprime attraverso un’inevitabile «violenza» compiuta sul significante e che permette di denunciare il «vuoto linguistico» di molti usi di parole e, per necessaria conseguenza, il «vuoto di comunicazione» che esse sortiscono. Parole-slogan; parole sottoposte a un logorio legato ad un uso incauto e inflazionato; parole specializzate dalle varie discipline a significare nuove verità, ma spesso anche vuote realà; parole che non sono più consequentia rerum. In ogni caso, la lingua del romanzo è abilmente «marcata», originalmente personale, fortemente espressiva, senza però mai perdere l’aggancio con la realtà e una piena capacità di comunicare.
3. Proprio attraverso tale ironia, un’ironia «comica», ma al contempo «eroica», vale a dire, pacata, sussurrata, mai urlata o proclamata o drammatizzata, emerge la spina dorsale del romanzo «eroicomico» di Saia. Un romanzo, ripetiamolo, incentrato sulla vita e, più ancora, sulla «metamorfosi» del professor Strunz, un uomo «strano» agli occhi della moglie, delle colleghe di lavoro, degli amici. Un uomo che ama «masturbarsi» con la lettura (secondo l’eloquente interpretazione psicologica data di lui da una collega della moglie), che non ama le mode del momento, rigettando sia il conformismo politico, sia quello sociale, legato al vivere quotidiano, sia, infine, quello culturale, che si ritrova, per esempio, nelle verbosità asfittiche e incolori del vocabolario specialistico della «nuova pedagogia» (specchio anch’essa dei nuovi tempi, della nuova società e dunque delle nuove mode). Insomma, un outsider sotto tutti i punti di vista. Ed è da queste sue stranezze, da queste sue rinunce alla vita imposta dalla società del momento, dalla sua strana depressione o, forse, da una malattia più «vera», più «reale» e «concreta», vale a dire dall’ipercolesterolemia, che nascono i problemi dello Strunz. È un essere, lo Strunz, che progressivamente incompreso, isolato, demonizzato dalla società prodotta dalla «cultura» dell’ecumene umana viene via via respinto nella solitudine della propria interiorità, viene cacciato dal mondo civile, dal mondo degli uomini e dalla «cultura» prodotta da questa società. E così un mattino lo Strunz si risveglia animale, si scopre bestia, per la precisione un quasi-toro. Non appartiene più ora alla società degli uomini, non partecipa più della cultura degli uomini: è tornato ad essere un essere della natura, seppure non abbia ancora reciso del tutto i legami con la società umana.
4. Quale, dunque, il senso di tale «metamorfosi»? Quale la ragione del romanzo di Ezio Saia? Proverei a riflettere, in primo luogo, su ciò che il romanzo di Saia non è o non vuole essere. La metamorfosi del professor Strunz non è un testo «naturalista», «verista» o «neorealista», non è un romanzo psicologico, non è un romanzo di denuncia politica o sociale in senso classico. È un romanzo però in cui la riflessione politica e sociale è sottilmente presente. Un romanzo nel quale, in un registro «eroicomico», emerge una sapiente riflessione sull’esistenza, sull’uomo, sulla società. Un romanzo che con la figura del professor Strunz propone una «metamorfosi» da una pseudo-cultura alla realtà della natura: una radicale trasformazione per tornare a «ruminare» con naturalezza nella natura. È, in ultima analisi, una straordinaria fiaba che non muove da esigenze didascaliche, ma dalla volontà di «narrare la vita», attraverso un caleidoscopio surreale, espressionista e barocco. Un romanzo, un dramma eroicomico, una fiaba, un racconto surreale che si riconoscono e si congiungono nella comune «meraviglia» propria dell’atto del raccontare. Guido Laurenti Torino, 15 aprile 2009
Biografia
zio Saia è laureato in Ingegneria Elettrotecnica (Politecnico di Torino) e in Filosofia (Università di Torino). Ha scritto quattro trattati di filosofia (Filosofia dei paradigmi, Riflessioni sull’arte, Giudizi politici, Società e cultura ) e quattro romanzi (Il morbillo e la chela, La città e il demonio, Il re degli anarchici, La metamorfosi del professor Strunz), per ora tutti inediti, eccetto l’ultimo, ovviamente!
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Formato Libro: Entrambi
Casa Editrice: Danae, EEE-Book,
ISBN: 978-88-6690-128-0
Numero Pagine: 150
Prezzo: 13
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