Nel bel mezzo di un sonnolento pomeriggio da jet lag, è arrivato il regalo più bello. La metropolitana di Pyongyang.
Un’autentica discesa nel paese dei balocchi. Un delirio visivo con pochi eguali al mondo.
Fosse dipeso da me sarei ancora lì, come una scheggia impazzita, tra le scale mobili, le piattaforme ed i vagoni.
Purtroppo o per fortuna sono riuscito, dopo lunga e fastidiosa insistenza, a tornare “sul luogo del delitto” soltanto il giorno successivo.
Le guide mi hanno guardato con tutta la commiserazione possibile per questa incomprensibile stranezza.
Non riuscivano a capacitarsi di tanta euforia di fronte ad una semplice metropolitana.
Se a questo aggiungiamo il vezzo di fotografare le persone da dietro, è mancato poco che non chiedessero il mio internamento in qualche ospedale psichiatrico nord coreano.
La carta però canta e stavolta canta per davvero.
ENGLISH
In the middle of a sleepy afternoon, a great gift woke me up. Pyongyang Subway.
A visit to Toyland. A visual delirium with few equals in the world.
If it was up to me I’d still be there, like a loose cannon, between escalators, platforms and rail cars.
Unfortunately or fortunately I was able, after a very long insistence, to go back there only the next day.
The tour guides looked at me pityingly for this incomprehensible weirdness.
They couldn’t understand all this euphoria for a simple subway.
Add to this the habit of photographing people from behind, I was lucky they didn’t request my internment in some North Korean psychiatric hospital.
Anyway paper sings and it sings for real this time.
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