La Meute (Francia 2010)

Da Tallman
Titolo internazionale: The Pack
Regia e Sceneggiatura: Franck Richard
Interpreti principali: Emilie Dequenne, Yolande Moreau, Benjamin Biolay, Philippe Nahon
IMDB
Film inedito

Descrizione:  Il lusso tutto speciale di realizzare un buon film horror senza una sceneggiatura all'altezza...


Una ragazza in viaggio verso destinazione ignota carica sulla sua auto un autostoppista che la guida in un locale gestito da una corporuta signora. Qui, dopo un violento litigio con tre motociclisti molestatori, il ragazzo trovato per strada scompare nel nulla dopo essere entrato nel bagno del posto. Pur essendo un estraneo di cui non conosce nulla, la ragazza è intenzionata a correre qualche rischio per scoprire la fine del suo occasionale passeggero. Ma la mossa azzardata le costerà cara.
ALLERTA SPOILER!
E' possibile realizzare un film horror piacevole ma dalla sceneggiatura oggettivamente imperfetta? Guardando La meute pare proprio di sì perchè è un'opera che ha il potere di rimettere in discussione i nostri affidabili parametri di giudizio e forse ci prende anche gusto nel far vacillare, anche se in via del tutto eccezionale, le nostre certezze. Questo effetto collaterale è causato da una sceneggiatura che in quanto a buchi farebbe invidia al miglior scolapasta in commercio: il fatto è che la storia manca di interi pezzi per capirla a sufficienza, e ciò si ripercuote soprattutto nelle motivazioni che si celano dietro le alleanze e le discrepanze repetine che si instaurano tra i vari personaggi.Ma guardando l'impegno maniacale profuso sia nell'atmosfera (da ricordare l'intenso inizio immerso nella nebbia) che nella regia, vien difficile credere che queste sviste narrative siano frutto di pura inesperienza, anche se questa appare come l'ipotesi più condivisibile trovandoci di fronte ad una pellicola d'esordio.

Richard quindi instilla il dubbio se questi errori, fin troppo appariscenti, siano stati commessi intenzionalmente oppure no, tuttavia è difficile non sentire la puzza di furbata dal momento che il film stranamente risulta godibile lo stesso, un pò come guardare la recita dell'asilo del proprio figlio, che sarà anche scadentissima, ma per il valore affettivo può tranquillamente assurgere al titolo di kolossal universale.Trattandosi di un debutto, il regista ha pensato bene di omaggiare a più non posso tutta la filmografia più importante dell'horror degli ultimi decenni ma il risultato raggiunto è nettamente migliore rispetto a quanto visto nel recente ed esageratamente osannato The loved ones: infatti mentre questo si limitava a copiare e e cucire malamente uno stantio campionario di scene di tortura, La meute sembra avere più consapevolezza dei propri modelli di ispirazione in quanto riesce con successo a rinfrescarli, oltre a valorizzarli con rispetto.Se la sceneggiatura rimane un elemento su cui è impossibile chiudere un occhio, l'opera ad ogni modo si fa un baffo di questo problema e prosegue senza intoppi nella sua missione di incuriosire e stupire le sue platee per i continui e inaspettati cambi di direzione della storia.

Un plauso tutto speciale lo meritano le musiche che accompagnano in maniera sublime i numerosi momenti paurosi della pellicola e ricordano tanto le più inquietanti colonne sonore degli anni '70, merito anche di alcuni suoni emessi da ignoti strumenti.Se il film riesce a compensare i suoi difetti, il merito va attribuito soprattutto alla sua maniera di riuscire a emozionare in vari modi: ci sono infatti momenti dallo splatter ributtante e altri più tragici dove si fa sempre più insistente il riferimento alla teatralità insita nella pellicola. Come dimenticare a questo proposito il sangue che lentamente invade lo schermo nell'ultima inquadratura, proprio come un sipario che si chiude su uno spettacolo che merita generosi e prolungati applausi. Forse starò fantasticando troppo, ma chi lo sa se l'intento del regista, a fine visione, era proprio quello di farci sentire, almeno a livello emotivo, come la sventurata protagonista che con una gamba mozzata e legata a testa in giù come un salame vede entrare in scena i titoli di coda. Bene, io alla fine mi sono sentito esattamente come lei, a testa capovolta perchè non avevo le idee chiare sulla storia e senza una gamba proprio perchè il film manca di una profonda spiegazione per alcuni eventi rappresentati.E visto che il sipario sta calando anche su questa recensione, mi voglio comunque alzare per fare il mio rimbombante applauso virtuale di incoraggiamento al regista: meglio tardi che mai...
GIUDIZIO FINALE: 7/10

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