Di famiglia si fa sempre un gran parlare. Quale formula sia giusta, quale sbagliata, quali insidie e problematiche celi, chi la può costituire, chi no, con quali leggi, diritti, doveri…
Come spesso accade se lasciassimo parlare i bambini, ascoltandoli e osservandoli, loro semplicemente ci racconterebbero la loro famiglia, legittimandola in base all’amore e alla forza dei legami che la tengono assieme. Non avrebbero bisogno di troppe definizioni: la famiglia per loro sarebbe quell’insieme di persone che supporta e accompagna la loro crescita, con le quali compiere esperienze fisiche ed emotive che durano nel tempo.
Certo, non sempre, purtroppo, le famiglie sono quelle culle amorevoli e sicure che i bambini meriterebbero, ma ciò che è certa è la loro ampia varietà e la molteplicità delle possibili composizioni.
Matteo, bimbo protagonista del bell’albo, vivace e lieve, “La mia famiglia” di Gianna Braghin e Vessela Nikolova, ci racconta la sua, dopo essere stato incaricato, come spesso accade, dalla maestra di disegnarla su un foglio, come compito.
Sulla copertina del libro – originale per stile illustrativo – è mostrato un albero che pare quasi aleggiare tra le nuvole e il cielo. Sui rami spogli tante figurine colorate che d’istinto rassomiglieremmo a matrioske iscritte come sono nei tipici contorni delle bambole russe.L’albero è spesso usato per simboleggiare le ramificazioni di una discendenza – l’albero genealogico – perché si presta dal punto di vista della struttura. Ma, nell’associarlo all’idea di famiglia, credo risieda anche un potente valore simbolico: il tronco che è solido e affonda nel terreno, i rami che si intrecciano come le diverse relazioni – sottili o più vigorose – la distanza tra punti diversi che può anche farsi ampia ma ha sempre una via per essere percorsa al bisogno – da un punto all’altro dell’albero, da un componente all’altro della famiglia.
Aprendo l’albo, nei risguardi, troviamo poi tante casette unite tra loro da percorsi tratteggiati. Anche qui siamo nel campo del simbolo chiaramente riconducibile al tema: la casa è sovente il luogo della famiglia e quando essa è allargata – come sarà quella che stiamo per incontrare – sono diverse le abitazioni che entrano in gioco e tanti i tragitti, battuti e ribattuti, per collegarle.
Matteo dalla sua voce genuina e spontanea, pienamente convincente come voce d’infanzia, ci descrive uno per uno tutti i componenti della sua famiglia.
E’ una famiglia moderna quella che viene raccontata, che ci parla, dietro il tono fresco e scanzonato del piccolo narratore, della società di oggi, con i suoi ritmi di vita e le relazioni che si fanno, rispetto al passato, più fluide e dinamiche. Le coppie che si ricostituiscono dopo una separazione, con un bagaglio precedente di figli e con altri che nascono successivamente, i genitori che lavorano entrambi, sovente a tempo pieno, e i bambini che passano molto tempo con i nonni, le vacanze trascorse con altri parenti che magari si offrono di collaborare alle sempre difficili organizzazioni famigliari, gli anziani che devono essere gestiti da badanti perché per i famigliari il tempo da dedicare loro è poco…
Tanti temi ma tutti visti dagli occhi di un bambino, che non giudica, non tira in ballo idee preconcette.Semplicemente lascia trapelare qua e là, mescolati a uno humor sorridente perché scaturito dalla spontaneità, i suoi sentimenti. Qualche gelosia, un poco di nostalgia, qualche guizzo di rivalsa, ingenui moti d’innamoramento, spiccate simpatie, dolore per la perdita di un caro, dispiaceri, speranze…la vasta gamma di emozioni di cui si arricchisce la quotidianità di un bimbo, tutte da affrontare, nessuna da negare.
Ecco così che ci viene presentata la sorellina Chiara, piccina e quindi capace di calamitare tutte le attenzioni, la mamma, che pur se nel disegno sorride a volte si arrabbia ed è nervosa, Thomas, che è il nuovo marito della mamma e Giulio, che invece è il papà di Matteo, da disegnare un poco più grande rispetto all’altro “uomo di casa” per combattere l’ansia di sostituzione.
Ci sono poi i nonni, di cui una purtroppo defunta ma che comunque non ha perso il ruolo affettivo nel ricordo. I nonni che coccolano e che preparano il pranzo quando i genitori sono al lavoro, che vengono a prendere a scuola e che hanno i capelli di colori strambi, cotonati a nuvoletta.
Questa dimensione a metà tra la realtà e le pagine di un quaderno di scuola, tra la percezione e l’emozione, è ben resa dai disegni di Vessela Nikolova che mescolano figure realistiche ad altre dal tratto infantile, paesaggi a fogli di carta, elementi stilizzati ad altri più dettagliati, linee e colori. Il tutto amalgamato armoniosamente, in grado di comporre tavole movimentate e raffinate, senza perdere in brio e freschezza.
(età consigliata: da 5 anni)
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