La mia fuga più dolce è il secondo libro della serie My Favorite Mistake di Chelsea M. Cameron, cosa che scopro più o meno ora. Comunque, il libro si legge benissimo anche singolarmente, anche se alcuni personaggi che si incontrano in questo erano già presenti in: Il mio sbaglio preferito.
Vi dico subito che il libro non mi ha conquistata, la storia non ha avuto sviluppi interessanti e i personaggi si sono rivelati molto scialbi.
La protagonista, Jos, è una giovane ragazza che dopo un evento, che non viene rivelato fino quasi alla fine, si trova a cambiare completamente la sua vita e a fare qualche scelta sbagliata. Per questo viene mandata dalla sorella e dai suoi amici, in una casa dove vivono tutti insieme, e cambia università. All'inizio viene tenuta sempre sotto controllo e trattata come una bambina, ma poi le cose migliorano anche perché incontra un certo ragazzo: Dusty, bello, divertente, studioso e appassionato di musica come lei (Jos ha un blog in cui ne parla). Ma anche lui, come lei, nasconde un segreto.
Scoprirlo è stato l'unico motivo per andare avanti con il libro, e devo dire che, alla fine sono stata abbastanza delusa, il colpo di scena è carino ma non ho apprezzato come i due risolvono le cose, dopo essersi tormentati per mesi in due pagine accettano che in fin dei conti non era colpa loro quello che era successo e sono tutti di nuovo felici.
Alcune scene, però, sono state tenere come il pattinaggio con le calze, il secchio con i dolci e la battaglia a palle di neve, altre sono state irritanti e surreali, in queste compariva sempre la sorella, che per tutta la durata del libro non ho sopportato e che anche lei alla fine cambia solo per avere il completo happy ending.
Il libro scorre fluidamente, tranne alcuni eventi della prima parte abbastanza ripetitivi, però non introduce nessuna novità, non si distingue in nessun modo dagli altri libri del genere NA, a lettura finita, non mi ha lasciato nulla.
A voi è piaciuto? Lasciatemi un commento per farmelo sapere sia se vi è piaciuto sia se la pensate come me.
Era uno di quei momenti in cui, se fossimo stati in un film, lui si sarebbe avvicinato e mi avrebbe dato il bacio della buonanotte. Ma siccome non eravamo in un film, rimanemmo lì fermi, e io cercai di farmi venire in mente qualcosa da dire che permettesse un elegante uscita di scena.