Ho visto la diaspora della mia generazione: giovani prendere il volo e disperdersi per il Mondo, costretti a lasciare i loro affetti, gli amici, il suolo che li ha visti nascere e le coste amate. Li ho visti sognare, progettare e piangere disperatamente, fallire e ridere e vivere, nonostante tutto.
Ho visto spiagge rimanere vuote e madri in piedi con lo sguardo all'orizzonte aspettando un figlio che non arriverà mai. Padri inermi lasciati senza eredità su questa Terra.
Ho visto l'era delle grandi novità, delle connessioni infinite, delle relazioni aumentate, della realtà "potenziata", l'era che ci avrebbe portati tutti verso un futuro di auto volanti e iperspazio; e poi ho visto esplodere la bolla e la fantasia schiantarsi contro la granitica realtà e la nostra civiltà divenire sempre più povera e triste.
Ho visto la disperazione attraversare il mare e lì restare, affondata dall'indifferenza selvaggia di barbari senza scrupoli.
Ho visto occhi senza nome, ricolmi di speranza e paura, gentilezza e fede, pelli di un colore solo e pensieri atroci lasciati a erigere barriere senza giustizia sulle anime degli inermi.
Ho visto uomini perdersi nei loro discorsi e non riuscire mai più a ritrovarsi, lasciare dietro sé ogni speranza e attraversare ognuno la propria commedia.
Ho visto politici asciugare coltelli sporchi di sangue sulla pelle dei miei simili e piangere sulle finestre rotte e senza speranza. Vecchi piegati sulle loro poltrone avvinghiati alle loro posizioni avidi e bramosi di scampoli di potere
Ho visto ingiustizia, soprusi, prepotenze.
Ho visto il peggio che il benessere potesse portare con sé e la bellezza che l'umiltà può riconsegnare a questo mondo, candida e pura.
Ho visto una speranza, una speranza lontana, ancora indistinta, eppure presente e viva, capace di alzare la testa e urlare al Mondo "Io sono ancora viva. Non mi avrete!".
Ho sentito questa voce, l'ho sentita levarsi dai cuori dei miei simili, perché la vita non è ancora finita, perché abbiamo ancora una misera possibilità di riprenderci in mano il nostro tempo e tutto quello che i nostri padri ci hanno sottratto con l'inganno, con la forza, con la loro cecità e arroganza.
La mia generazione ha perso, forse è vero o forse no. Forse c'è ancora una speranza! Poiché per perdere bisogna giocare la partita, non guardarla dalla panchina.
Allora che stiamo aspettando?
Vogliamo davvero morire così?!
L'avversario non è alla nostra altezza, lo ha dimostrato. Lo ha dimostrato manifestando la sua paura, paura di noi. Io l'ho vista, fidatevi, l'ho vista nei loro occhi, ho sentito vacillare la loro superbia di fronte alla nostra forza. Ho visto l'ira e l'invidia deformare i lori volti e renderli simili a demoni.
È tempo di alzare la testa e scendere nell'agone, perché la mia generazione non ha ancora perso o quasi...