Più o meno nove anni fa il mondo accoglieva quasi con riluttanza l’iPod: pochi anni dopo quel prospettato fallimento sarebbe diventato il lettore mp3 più venduto del mondo, eguagliando nell’immaginario collettivo ciò che negli anni ottanta fu il Walkman di Sony. Il “lettore mp3″ divenne iPod e oggi che la battaglia è stata vinta (avete letto altri annunci fantasmagorici nell’ultimo anno?) a mani basse e che gli obiettivi si spostano velocemente altrove, ancora si vedono le carcasse dei vari player come lo Zune di Microsoft o i vari modelli di Creative arrancare su un campo di battaglia semi abbandonato. Nelle settimane che seguirono l’annuncio Internet brulicò di commenti e analisi a dir poco pessimistiche. Garry Tan si è divertito a trovarne qualcuna che vi ripropongo qui:
- iPoop… iCry. I was so hoping for something more. – Great just what the world needs, another freaking MP3 player. Go Steve! Where’s the Newton?! – I still can’t believe this! All this hype for something so ridiculous! Who cares about an MP3 player? I want something new! I want them to think differently! Why oh why would they do this?! It’s so wrong! It’s so stupid! – All that hype for an MP3 player? Break-thru digital device? The Reality Distiortion Field™ is starting to warp Steve’s mind if he thinks for one second that this thing is gonna take off. 1. Not revolutionary. Big capacity mp3 players already exist. With Creative Labs’ entrance into the firewire arena, future nomads will have similar specs and better prices. 2. A bad fit. This product is outside Apple’s core competancy – computing devices. When many are calling for a pda, they release an MP3 player. 3. Without a future. This Christmas you will see mp3 players be commoditized. Meaning that the players from Korea will be way less expensive tha iPod. The real money is in DRM and distribution (ala Real Musicnet). If Apple were smart they would be focusing on high gross revenue from services rather than a playback device.
Qualche anno fa Apple introdusse l’iPhone. Non so se vi ricordate -lo striminzito- mercato degli smartphone dell’epoca: i pochi smartphone che non montavano Symbian (e qui ho già detto abbastanza) brulicavano di Windows Mobile, la versione (letteralmente) in scala di Windows desktop. Il resto (BlackBerry, Palm) era sconosciuto ai più e il touch era qualcosa da cui stare lontano il più possibile. Java ME era il massimo cui si potesse aspirare.
E poi cosa è successo?
C’è stato il boom del touch screen.
Il boom degli store.
Il boom di Goolge con Android.
Symbian si è aggrappata all’opensource (e Nokia stringe patti nientemeno che con Intel)
E’ uscito Windows 7 Mobile che, manco a dirlo, è una fotomontaggio di idee già viste…
… e via dicendo.
Apple ha letteralmente risvegliato un mercato che si considerava (e veniva considerato) saturo e che non era più capace (o non voleva) rinnovare se stesso. Già questo, senza considerare i grandi numeri di vendita, hanno fatto di iPhone un successo.
Eppure mancanva la fotocamera da 5megapixxelll
Eppure mancava il bluttut Eppure era chiuso e dovevi comprare il software dentro uno store (e qui ammetto di essermi lamentato parecchio pure io)
Eppure… eppurre….eppure tutto questo non era importante quanto l’esperienza d’uso che solo iPhone è riuscito ad avere e che ancora oggi segna la differenza con la concorrenza.
Ma questo deve aver insegnato poco a tutti gli analisti e tutti gli utenti, fanatici e non della mela: lo scorso gennaio Apple, in una conferenza dai toni un pò profetici, Steve Jobs tira fuori quello che tutti si aspettavano e che subito viene etichettato come “banale”. Stiamo ovviamente parlando di iPad.
Oggi l’iPad ancora non è in commerco e l’hype che sta creando sembra aumentare ogni giorno di più (soprattuto tra gli sviluppatori, che hanno triplicato le submission in queste settimane successive alla presentazione). Ci si aspettava che questo tablet montasse Mac OS X Desktop (chi se lo ricorda il post di melablog dove si profetizzava la notizia basandosi sul fatto che la keyboard virtuale di OS X s’era improvisamente fatta più grande in Snow Leopard?). Ritenere plausibile una scelta genere significa aver completamente sbagliato nel profetizzare le intenzioni di Apple. Pensare che OS X possa essere montato in un tablet significa tornare agli schemi dei netbook e perfino al Windows Mobile versione striminzita per smartphone. Pensare a OS X su iPad significa, in definitiva, non aver capito nulla.
iPad nasce (o tenterà di essere, vedremo se il mercato sarà disposto ad accettarlo) un anello di congiunzione tra un desktop/laptop e uno smartphone. Ma non sarà (almeno per ora) qualcosa su misura per i nerd o per i professionisti.
Perchè ci sono anche gli utenti normali (e sono tanti), quelli che non passano ore sui computer, quelli che i virus dovrebbero essere solo quelli che ti prendi se esci ’sti giorni senza cappotto, quelli che le dll che cazzo di malattia è…. tutta questa gente non vuole sapere cosa c’è dentro il computer (e volete fargliene una colpa?), ma vuole solo farsi una navigata, leggere qualche notizia, chiacchierare con gli amici, farsi una partita a biliardo, vedere le gnocche su feisbook…. le cose normali insomma.
Ed è inutile che ora venite a dirmi che se uno vuole usare una cosa dovrebbe anche sapere come funziona. Perchè tu magari compilerai pure il kernel di Linux una volta al giorno, ma sei sicuro di saper progettare o di spiegare come funziona una scheda madre? E allora? iPad è certamente un grosso iPhone, ma non solo perchè è la versione in scala, ma perchè porta al pubblico di tutti i giorni quella concezione di computer facile che mano mano che sono passati gli anni è andata sempre più sbiadendo.
Tutto quello che dovevano (e non voleva) essere i netbook e che non sono stati.
Inoltre, se vogliamo essere più tecnici, l’iPad è un grosso passo avanti anche da un punto di vista cognitivo. Perchè si impara con tutto il corpo e non solo con occhi e cervello. E gesti che dobbiamo compiere per accedere alle informazioni fanno parte di una esperienza certamente più comune di quella quotidiana col mouse. Prendere un libro dalla libreria, sfogliare una rivista, andare avanti e indietro nelle pagine, o sottolineare, sono gesti che hanno a che fare con l’apprendimento di ogni giorno. Se l’unico modo di apprendere fosse quello di schiacciare sempre lo stesso bottone del mouse, avremmo un’esperienza certamente più limitata. Una rivista sull’iPad e le varie metafore della libreria e delle applicazioni, un device che si usa portandolo in giro per la casa, può aggiungere manualità nuova ad una esperienza già nota.
Credete ancora che sarà solo un iPhone allargato? O ci ritroveremo qui tra un paio d’anni a vedere il resto del mondo che insegue. Come con l’iPod… come con l’iPhone…?