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La mia intervista a Yami Yume

Creato il 24 maggio 2012 da Evelynstorm

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La mia intervista a Yami Yume

Yami Yume è l’autrice del libro “Immagina”, pubblicato da Sangel Edizioni nel 2011. Il romanzo vanta già diverse ristampe.
Nel tuo profilo c’è scritto che adori il Giappone. Quando è nata questa tua passione? Il mio legame con il Giappone e la sua cultura si è evoluto nel tempo. È iniziato nel modo più classico, ovvero guardando gli anime che arrivavano sui nostri schermi e in seguito si è esteso ai manga. La cultura nipponica, antica e piena di usanze e tradizioni mi affascinava, ma è stato solo qualche anno fa, quando ho scoperto anche altre produzioni, come i Live Action e la musica J-Pop, J-Rock e Visual Kei, e quando ho iniziato a studiare da sola la lingua Giapponese e a praticare l’arte del Cosplay che questo amore è come esploso e il Giappone è diventato il centro del mio mondo e dei miei interessi. Ho scoperto molte affinità tra il mio spirito e il mio modo di concepire le cose e la loro cultura e filosofia.
Ti dedichi attivamente alla scrittura, ma sei anche disegnatrice e cosplayer. Se dovessi sceglierne una, quale sarebbe e perché.È una scelta molto difficile: sono tre attività che mi danno modo, ciascuna in maniera diversa, di dar sfogo alla mia creatività. La scrittura mi permette di dar voce ai miei pensieri, di narrare storie che nascono dalla mia fantasia o che mi “arrivano” attraverso i sogni. Il disegno mi consente di dare una forma “fisica” definita a queste fantasie, di riprodurre volti che mi hanno colpito o che amo o di rappresentare qualcosa di astratto, misterioso e dalla provenienza ignota. Il cosplay, infine, mi da modo di entrare nei panni di personaggi fantastici, di diventare loro almeno per un giorno e quindi di vedere il mondo attraverso occhi diversi dai miei, benchè io scelga comunque personaggi che siano in qualche modo affini a una parte del mio carattere. Come dicono scherzosamente i miei amici, sono “multitasking” ovvero sono abituata a fare o seguire più attività contemporaneamente, quindi se posso scrivere, ascoltare musica, controllare le email, chattare e pensare anche a come programmare il resto della giornata o della settimana nello stesso momento, perché limitarsi a scegliere solo una di queste tre forme d’arte?

La mia intervista a Yami Yume

Il tuo libro “Immagina” sta riscuotendo un grande successo. A cosa va il merito? Probabilmente dal fatto che in “Immagina” vengono trattate tematiche sociali in un contesto fantastico e non molto esplorato, come quello dei sogni e degli incubi. La storia contiene molti messaggi e può essere letta e interpretata secondo diverse chiavi di lettura. I simbolismi e i messaggi inseriti a volte sono stati voluti, altre volte invece si sono come “intrufolati” nel testo senza che me ne accorgessi. La semplicità del linguaggio narrativo non è stata scelta a caso: è stata voluta sia per permettere a qualunque fascia di autori di avvicinarsi al romanzo sia per non appesantire un testo che è già carico di quei significati cui ho accennato. E poi ultimamente sembra che gli autori facciano a gara a chi si mostra più erudito, ricorrendo a linguaggi farciti di paroloni e di figure azzardate e contraddittorie che finiscono spesso col confondere il pubblico che è costretto a tornare indietro e rileggere il rigo o un intero periodo per capire quello che sta succedendo nella storia. Personalmente sono per la riscoperta della semplicità, anche perché ho avuto modo di notare che è proprio nella semplicità che si nascondono molte cose. I giri di parole sembrano voler dire tante cose, ma poi non dicono niente. Quanto ci hai messo a scriverlo?Tre mesi.

La mia intervista a Yami Yume

Qual è il personaggio del tuo romanzo a cui sei più legata? Feo. Mi piacciono i personaggi tormentati perché sono quelli che hanno più cose da dire e da insegnare. E poi Feo è praticamente cresciuto con me, forse in una dimensione parallela, in un altro tempo o forse nella parte più recondita del mio inconscio.
Pensi di dare un seguito a “Immagina”?“Immagina” è una storia concepita come autoconclusiva. Chi mi conosce almeno un po’ sa che non amo molto le trilogie o le saghe, salvo rare eccezioni. Nell’estate 2010 avevo cominciato a scrivere una sorta di Spin-off, una storia che si aggancia a “Immagina” ma seguirà protagonisti differenti in uno scenario completamente diverso, ma dopo appena una settimana ho dovuto interrompere a causa di problemi con la mia salute che non è mai stata il massimo. Ho tentato di riprendere il romanzo l’estate successiva, ma anche questa volta, dopo meno di una settimana ho dovuto interrompere per gli stessi motivi. Chissà se è stata solo sfortuna o se era un modo per farmi capire che non era ancora il momento ^^. Nel frattempo, però, mi sono dedicata alla stesura di alcuni racconti.

La mia intervista a Yami Yume

Hai vinto numerosi premi. Spiegaci il tuo segreto. Non ho segreti né seguo metodi particolari. I lettori spesso mi dicono che riescono a rispecchiarsi o immedesimarsi nei personaggi: se riesci a coinvolgere il lettore in modo da renderlo partecipe della storia insieme al protagonista, offrendogli i mezzi per vivere la sua storia, le sue paure e le sue emozioni allora è più facile che riesca ad appassionarsi alle avventure dei personaggi, anche quando questi si ritrovano coinvolti in eventi a volte bizzarri altre volte inquietanti e misteriosi.
Hai progetti in corso? Spero di poter riprendere al più presto il secondo romanzo e nel frattempo avrei intenzione di pubblicare una o due raccolte di racconti.
C’è ancora qualche desiderio che vorresti realizzare? Vorrei andare in Giappone e magari incontrare anche una certa persona.

La mia intervista a Yami Yume
Un aiuto per chi volesse avvicinarsi come te alla scrittura, al disegno e al cosplay. Per prima cosa bisogna armarsi di pazienza e dedicarsi a queste passioni e forme d’arte per il puro piacere di farlo: se ci si aspetta di pubblicare subito, qualunque cosa ci passi per la testa, e ottenere subito fama e successo si parte col piede sbagliato, perché si rischia di rimanere delusi oltre che peccare di superbia. Mettere per iscritto i nostri pensieri, infatti, è molto più complicato di quello che può sembrare. Non basta avere una discreta proprietà di linguaggio e una sufficiente conoscenza della grammatica italiana. Non basta nemmeno avere tanta fantasia. Scrivere è come risolvere un complicato problema matematico: bisogna trovare la giusta combinazione per realizzare una storia che oltre ad essere stilisticamente corretta possa sperare di accontentare i gusti di milioni di persone di età, cultura e gusti infinitamente diversi tra loro. Che sia scrittura, disegno, musica, cosplay o un’altra forma d’arte, devi sentirla nascere dentro di te, senza fretta, ambizioni o competizioni. Pensate solo quando siete davvero convinti e soddisfatti di ciò che avete fatto o progettato di fare a come condividerlo col resto del mondo. Se seguite il procedimento opposto la passione si spegnerà molto presto.



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