Magazine Cultura
È entrato in moto da alcuni giorni il meccanismo desiderante, relativo a bassi desideri oggettuali, un'auto nuova nella fattispecie, dacché dovrei cambiare auto, l'attuale che uso è “vecchia” in tutti i sensi, e giro per i concessionari, e richiedo preventivo, valuto, pondero, ma - nei limiti circostanziati del debito che mi sento d'intraprendere (< 9.000 €) - più o meno ho individuato l'auto del desiderio, quella su cui vertono le preferenze e che gratificherebbe l'irrequietezza.Da sempre, ovvero da quando predispongo di una linea di credito, il mio desiderio delle merci è regolato dagli stessi criteri. Dal primo computer (Apple MacIntosh Performa), alla prima auto pagata a rate (VW Passat Td '95 usata), tutto si svolge secondo le medesime agitazioni. La mente viene invasa dal tarlo del desiderio oggettuale e solo la sua soddisfazione può sanare la pseudo ossessione. Anche ora, porca puttana, per quanto mi sforzi, sono dieci giorni e più che, per gran parte della veglia, i pensieri sono tutti incentrati sulla meraviglia del motore Renault 1,5 litri turbodiesel a 75 Cv. Sono scemo. Sono i momenti in cui mi sento uno zimbello, in cui dubito della mia autonomia, della mia presunta ragionevolezza, in cui già so, col senno di poi, quanto mi sentirò coglione. Ma tant'è. Almeno non è amore (oh, l'amore! Te lo ricordi? Poco.), solo una sbandata legata all'oggetto che meglio rappresenta la presa per il culo del sistema capitalistico: l'automobile.E so già esattamente che, quale che sia l'auto che prenderò (nuova o usata), basteranno pochi chilometri perché tutto questo spasimo svanisca - e non avrà portato il menomo godimento di un orgasmo.