Primavera ufficiale, e io, ormai, la associo a te.
A te che sei arrivata assieme a lei, un anno fa, ed è già passato un anno...
E già passato un anno, e io, come al solito, mi sento un po' inebetita, un po' commossa, un po' agitata all'idea, e non so spiegarmelo proprio del tutto, questo mio stato d'animo, ma un pochino ci ero preparata, perché ricordo che già una volta è stato così.
Che alto dire: è così, il primo anno, ti coglie un po' sempre alla sprovvista, impreparata, e tu non puoi far altro che restare lì a contemplare i giorni andati, nella forma indelebile che han preso ormai nella tua testa, tra i tuoi ricordi in forma di file e immagini.
E' tutta la settimana che mi penso di scrivere qualcosa, qui, su di te, e non ne vengo a capo.
Difficile condensare in poche righe tutto quello che vorrei, e nell'incertezza di cominciare, mi perdo, un giorno segue un altro, e sono punto e a capo.
Eppure mi impunto, nel volerti dedicare una pagina, una sola, tutta tua, tutta per te, nel volerti raccontare, cantare, celebrare.
Tu che sei la più piccola,e che fai casino per quattro, che hai il nome di una regina e i modi di un buldozer.
Tu che come la primavera sei gentile e radiosa, e accarezzi e avvolgi di calore, ma come lei risucchi le energie, sei irruenta, e travolgi e abbatti, ma poi gioisci e cinguetti, e i tuoi temporali sono sempre nuvoloni passeggeri, e poi torni a risplendere.
Tu che sei l'ultima arrivata e già non ci si pensa più, a come sarebbe la vita senza di te.
Tu che sorridi tanto, e tanto strilli, tu che fai facce buffe, che guardi sbieco, canti da sola e da sola ti capisci, parli lingue incomprensibili, fai domande e ti rispondi, punti il dito e tendi mani, baci a bocca aperta e abbracci a pugni chiusi, strizzi con forza e saluti con gioia.
Un qualcosa a te, che me ne scordo troppo spesso, per aver l'impressione di lasciare una traccia, anche se poi lo so cosa accadrà, quando, tra qualche anno, forse anche solo tra un altro, rileggerò forse queste parole, rileggerò e non capirò, rimarranno lì un po' svuotate, prive dei tuoi balbettii esilaranti, dell'intonazione gorgheggiante del tuo chiamare "mammmaa!!", per rispondermi spernacchi.
Come già mi sfugge quella te che ancora poche settimane or sono gattonava sculettando, e faceva il verso del coniglio con il naso come espressione di estremo e parossistico fomento, scalciando se la cosa la emozionava ancora di più.
Voglio lasciar traccia dei tuoi occhi nocciola, quegli occhi che non si decidono ancora a rivelare al mondo il loro colore definitivo, che erano grigi, poi blu cobalto, poi quasi neri.
Dei tuoi capelli neri neri quando sei nata, che ora sono biondi.
Del tuo testone che inclini un po' di lato quando vuoi sedurre, del tuo sederone che ti fa da contrappeso nelle tue controllate ricerche di baricentro.
E' facile amarti, tu sorridi a tutti, sei amabile e affettuosa.
Così facile amarti che ti si perdonano anche le abitudinarie levatacce alle cinque del mattino, i risvegli notturni continui, i calci e le manate, le strizzate di tette, le unghiate a volontà sul corpo altrui nel magico momento dell'allattamento, laddove il rapporto tra madre e figlia si fa più che fisico, sostanziale, organico, osmotico...
Tu che nemmeno ti conoscevo, quando un anno fa mi scattavo quella che sarebbe stata l'ultima delle foto al mio pancione, e ancora non sapevo che di lì a poche ore saresti arrivata.
Tu che hai avuto in parte il terreno spianato da chi ti ha preceduto, tu che vuoi imitarla in tutto, che vorresti fare già tutto quello che lei fa tu che l'hai conquistata quasi subito, malgrado le sue iniziali resistenze a farti spazio, tra i suoi affetti.Tu che poni un grande impegno nello sfasciare tutto.Tu che ti dedichi con dedizione all'arduo lavoro di interrompere i sonni altrui.
Tu che non hai paura, che ti metti alla prova, che hai avuto tanta fretta di tirarti in piedi, e di camminare, che ora quando siamo in giro a volte parti di scatto dimenticando che ancora non sai correre, e ti ribalti.Tu che collezioni lividi sulla faccia, che cadi e ti rialzi, che ti butti sempre sul tuo sederone, che hai sempre il pieno controllo della tua postura, e sai come cadere, tranne qualche volta...Tu che sei forte, e non ti fai mettere mai i piedi in testa, che tieni capo a tua sorella, che pretendi di usare tutti i suoi giochi, di mangiare tutti i suoi pastelli, che ti arrabbi se lei ti allontana e ti esclude, che sei paziente e attenta, sperimenti e provi, ascolti e osservi, che vuoi andare da sola ma non sopporti di essere lasciata indietro.
Tu che arrivi barcollando trascinandoti dietro quei dannatissimi librini cartonati che furono di Mimi, costringendomi a leggerli e rileggerli mentre tu ballonzoli felice a ritmo di musica, che quando ti arrabbi ti butti per terra per far scena e ti fai male per davvero, che apri i cassetti e li svuoti metodicamente del loro contenuto, che rovesci contenitori di oggetti e poi li raccogli meticolosamente, che rovisti nella spazzatura e nel cestino dei pannolini sporchi in cerca di tesori.Tu che stai bene in rosso, e in bianco e in blu, ma chissà com'è, ti vesto sempre di grigio, e di viola, e di rosa.
Tu che mi ero dimenticata quanto fosse bella questa età, e me ne hai fatto nuovo dono, di risate facili e ciccetta da pizzicare, pieghe nelle cosce e ditini puntati al cielo.Tu che di questo scritto faresti tranquillamente a meno, e non è certo per te, forse,che ho voglia di scrivere, ma per me, per ricordarmi che le cose più belle arrivano anche quando credi di non potertelo permettere, che vale sempre la pena lasciare aperto uno spiraglio all'eventualità di nuova felicità, che lei non ha bisogno che tu le faccia spazio: se lo prende.