«Ce ne andremo a Disneyland». Il ministro turco per gli affari europei, Egemen Bagis, negli ultimi tempi viene bersagliato da una sola domanda: «Cosa farà la Turchia se i negoziati per la riunificazione di Cipro falliranno e se l’amministrazione greco-cipriota, dal 1° luglio del 2012, assumerà da sola la presidenza di turno dell’Unione europea?». «Una vacanza lunga sei mesi», taglia corto con una battuta. Bagis ha 41 anni, ha studiato a New York e dal 2002 è deputato del Partito al governo, il Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp). Eletto a Istanbul, gestisce dal 2009 i rapporti con le istituzioni comunitarie. Nel governo attuale, il terzo monocolore di fila di Recep Tayyip Erdogan, è alla guida del neonato Ministero per gli affari europei. Segno eloquente di volontà europeista del governo di Ankara. Per la Turchia, l’ingresso nell’Ue è il principale obiettivo strategico. Per centrarlo, spinge sull’acceleratore delle riforme che l’Europa le chiede per l’adesione ai 27. Mette in campo sforzi di ammodernamento in ampi settori della burocrazia, vara progetti di partenariato e iniziative per spiegare cos’è l’Europa ai suoi cittadini. Al di là delle battute, il governo turco non ha nessuna intenzione d’interrompere i negoziati di adesione con la Commissione europea iniziati nel 2005, che proseguiranno come previsto anche durante il semestre cipriota, altro che Disneyland.
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