5 agosto 2012: 50esimo anniversario della morte dell'attrice statunitense. Sono in ritardo? Non direi perché ho passato il suo anniversario a cominciare la lettura de La mia settimana con Marilyn di Colin Clark, l'autobiografia dalla quale è tratto il film Marilyn con Michelle Williams, Kenneth Branagh e Eddie Redmayne
1956. Il giovane ventitreenne Colin Clark, appena uscito da Oxford accetta di lavorare come trovarobe per Laurence Olivier, amico di famiglia, nel film Il principe e la ballerina dove sir Olivier è protagonista assieme alla donna più famosa, Marilyn Monroe. Non avrebbe mai immaginato che avrebbe trascorso una settimana con lei e tutto sarà riportato come fosse un diario.
il vero Colin Clark (1932 - 2002)
Di Marilyn Monroe è stato raccontato tutto e di più. La sua immagine è diventata un'icona mondiale. Il momento del sollevamento della gonna da Quando la moglie è in vacanza è stato così ripetuto da diventare una parodia così come l'Happy birthday, Mr. President e già questa parodia cominciò sin dalla sua ascesa al successo. Però lei non era la solita biondina che desiderava la gloria, lei voleva davvero essere presa sul serio e perciò decise di partecipare al film con Laurence Olivier, attore shakespeariano. Pensava che affrontare quella prova servisse per far capire ai suoi detrattori che lei non era attricetta da strapazzo. Appena sposata con lo scrittore Arthur Miller, partì per Londra e quello fu il suo viaggio di nozze.
Se c'è una cosa che si può intuire dalle pagine di questo libro-diario fu il totale disinteressamento per Marilyn da parte di Colin Clark. Gli altri vedevano in lei la solita gallina dalle uova d'oro, ma lui no forse perché la considerava irraggiungibile, una dea, un'autentica forza della natura. Si ha di Marilyn una donna trasparente, totalmente ingenua sullo star-system e per questo facile ad essere ingannata. Ci sono tutti gli elementi che ormai si sanno di lei: i suoi continui ritardi, la sua amnesia su certe battute, la sua perenne ansia, la dipendenza da Paula Strasberg e dai psicofarmaci, c'è tutto di lei però grazie alla scrittura di Colin Clark, si riesce ad avere una totale empatia verso di lei, una voglia di essere lì e davvero di abbracciarla. Si riesce a poter cogliere la persona che sta dietro a Marilyn. Da parte dell'attrice il libro è un'autentica confessione a cuore aperto.
Rispetto poi al film non ne parliamo perché il libro è immensamente migliore. Ci sono dei momenti talmente importanti che però sono stati tralasciati (per esempio il ruolo di Milton Greene, più ampliato, oppure di Jack Cardiff, direttore della fotografia e unico sostenitore di Marilyn, oltre a Colin, ed è stato totalmente dimenticato)oppure Sybil Thordike, l'attrice interpretata da Judi Dench dove nel film ha un ruolo più considerevole rispetto a quello nel libro In più l'ostilità degli altri attori è più palese così come il meccanismo dello star-system. E' stato inserito nel film, non so perché, il ruolo della costumista interpretata da Emma Watson. Forse perché pensavano che ci volesse un'altra controparte femminile, oggetto delle attenzioni di Colin, una che fosse l'opposto di Marilyn. Inoltre nel libro, Marilyn racconta più di sé, del suo lato oscuro mentre nel film è solo lievemente accennato.
La fine lascia il lettore con amarezza perché purtroppo, nonostante il mistero che c'è ancora sul suo decesso, è morta come tanti altri artisti dello show-business. Di solitudine.
Di sicuro si tratta di un libro imperdibile per chi vuol conoscere la vera Marilyn Monroe.
Vi lascio con delle foto realizzate in quel periodo da Jack Cardiff su Marilyn.
Lei lo riteneva l'unico inglese capace di ritrarre la sua anima e di andare oltre l'immagine del sex-symbol (i diritti vanno a lui ovviamente).
Qui sotto l'ha voluta ritrarre in una veste insolita per lei: come una delle ragazze di Renoir.
Ragazze in nero, 1881
Una giovane ragazza con margherite, 1889
Ritratto di una ragazza, 1878
La mia foto preferita è quella che ho messo per prima. Quella risata aperta dalla quale mi immagino che esca una voce cristallina, quei capelli scompigliati come se fosse travolta da un turbine... C'è una grande forza in quella foto.
Curiosità:
Colin Clark scrisse due libri a proposito: The Prince, the Showgirls and me nel 1995 e appunto My week with Marilyn. Scrisse il secondo libro perché si era reso conto che nel primo mancava: quei nove giorni di cui non scrisse niente all'epoca, dove per una volta non era solo il semplice trovarobe, dove, complice la partenza di Arthur Miller, lui e Marilyn erano vicini.