L’anno scorso, durante le mie peregrinazioni, un’amica mi regalò un libro: il suo. Fece il giro dell’Asia nella mia valigia, e come tutti i libri venne letto quando era il momento giusto: quest’estate in Cambogia, al termine del mio anno di aspettativa. Era il mese in cui tiravo le somme della mia esperienza, in cui avrei dovuto prendere un’altra decisione importante: continuare a inseguire il mio sogno, oppure tornare. Come tutte le cose, anche questo libro non arrivò per caso: è un inno all’accettazione di sé, indipendentemente dal giudizio e dalle interferenze altrui, e alla liberazione da questi, nonchè da un lavoro che non ci fa stare bene.
La prefazione svela subito il forte desiderio di liberazione e cambiamento dell’autrice, Claudia Mengoli: “Fai un lavoro che ti piace e consono alla tua natura e non lavorerai mai nessun giorno della tua vita. Bella frase, ma quanti di noi stanno davvero vivendo la loro professione in questo modo? In quanti stanno veramente facendo ciò che desiderano fare nella loro vita?”. Come in un film, l’autrice accompagna il lettore attraverso le fasi della sua vita con momenti di suspense e compiendo una profonda autoanalisi, che rivela tratti di personalità, debolezze e desideri in cui è facile rispecchiarsi.
Un ambiente di lavoro fortemente ostile e non consono alla propria sensibilità e inclinazioni, e l’amore per un uomo, Coach, di molti anni più giovane, obbligheranno l’autrice a fare i conti con le proprie insicurezze e la mancanza di autostima, spingendola al cambiamento. Anche il rapporto con i genitori, reso difficile dalle loro convinzioni (“Lavorare significa correre, sopportare, fare sacrifici e un domani, forse, la ricompensa”), verrà stravolto dal mutamento: Claudia comincerà lentamente la sua trasformazione, rendendosi conto prima di tutto che non si è mai vittime, se non lo si vuole essere. E che c’è sempre una via di fuga.
Una volta colto che, dalle esperienze negative, bisogna comprenderne il messaggio nascosto e poi andare oltre, l’autrice salirà sul treno del cambiamento con una convinzione (“Chi vuole farci agire come vuole lui, anche con tutto il bene del mondo, fa già una forzatura alla libertà dell’altro”) e un proponimento: rendersi indipendente e meno gestita da altri. Non avrebbe più permesso che fossero altre persone a muovere i fili della sua vita, se non lei stessa. E’ qui che esorta il lettore a recuperare ciò che spesso si pensa già di utilizzare: il libero arbitrio. Per fare ciò, è fondamentale superare la paura di credere in qualcosa che prescinda dalla propria educazione ed esperienze: la famiglia e la società, infatti, non sempre creano aspettative consone alla propria personalità, e tengono legati a una vita che non fa per noi.
La liberazione di Claudia arriverà nel momento in cui presenterà le dimissioni, dopo nove anni di lavoro in azienda: avrà imparato a credere in se stessa, nei propri talenti e nella vita. Non avrà un altro impiego che l’aspetta: lascerà il lavoro per inseguire un sogno, per iniziare qualcosa che finalmente la renderà felice.
Il messaggio è chiaro: non bisogna mai perdere il coraggio di rischiare.
“Ricordatevelo, ve ne prego, mai dare in mano ad altri il potere di decidere o scegliere per se stessi. Costruitevi una vostra identità, confidate nelle vostre risorse e amatevi prima di tutto”.
A Natale si è soliti fare tanti regali. Fatene anche uno a voi stesse e regalatevi questo libro: potrebbe darvi la spinta per cambiare vita. Potete ordinarlo in qualunque libreria o acquistarlo online. Oppure, potete richiederne una copia scrivendo direttamente all’autrice: [email protected]
“Finalmente liberi di poter essere ciò che siete. Lontani dai pregiudizi, dal timore delle critiche, oltre le limitazioni dell’ego, per mostrare quel meraviglioso potenziale che siete”.
Claudia Mengoli, La mia trasformazione, Ed. Albatros