la mia verità: le aziende Adele Rotella
Se leggete altri blog oltre al mio (!) vi sarete resi conti che in giro è tutto “pensieri positivi”, colori pastello e frasi motivazionali. Ed è fantastico perchè leggo circa 40 blog al giorno mi piace respirare un pò di aria fresca.
Ma oggi voglio scrivere un post diverso dagli altri: vorrei parlarvi di situazioni reali che vivo/ho vissuto come designer.
Certo è un rischio, quanto è noiosa una persona che si lamenta? E qual è il fine?
Questo blog è uno spazio di condivisione, anche se non ricevo molti feedback scritti ho la fortuna di avere tante persone che passano di qui a leggere un pò nel “mio quaderno di appunti”, per poi farmi sapere a voce cosa ne pensano.
I miei pensieri vengono lasciati in questo blog come un messaggio in una bottiglia, abbandonata poi al mare: non so a chi arriverà ma so che quel messaggio verrà letto e, per qualcuno, avverrà qualcosa.
PREMESSA
Per potervi parlare delle mie esperienze ho bisogno di portarvi un esempio e di parlarvi di cose concrete. Ma attenzione, nella finzione dell’esempio vi descriverò cose realmente vissute.
Non ho la presunzione di affermare che quello che scrivo sia assoluto né posso indicarvi altre strade da percorrere perchè non esiste una sola verità. Non esiste la strada perfetta. Ogni designer ha una storia a se, diversa nel principio, nello sviluppo, nei sacrifici, nelle vicende accadute, nel percorso di crescita. Con i “se” e con i “ma” non si va molto lontano.
Questa è solo la mia verità.
Mettiamo che decida (del processo creativo dovrei parlarne in un altro post) di disegnare una penna con corpo in legno. Ma una penna ergonomica, ecologica, economica, che non sporca le mani, “fica” quanto basta.
Eccola lì, tra i miei schizzi, e poi in bella mostra nel suo renderino. C’è bisogno di un prototipo? Magari si, ma in questa fase decido che immagini e testo ti accompagnamento riescano a dire tutto senza dire troppo.
FASE 1: LE AZIENDE
La prima cosa che voglio fare è cercare un’azienda che la trovi interessante. Il sogno (la presunzione) del designer è mettere in produzione le proprie idee.
Esistono centinaia di aziende che fanno penne, no? E magari sono lì che aspettano me (questo l’ho imparato all’università)!
Ma non posso puntare ad azienda a caso, devo cercare aziende che siano in grado di sviluppare questo progetto (per capacità produttiva), che siano attenti al valore “design” dei loro prodotti e che abbiano fondi per la ricerca.
Inoltre dovrei assicurarmi che tra i loro designer ci siano anche dei nomi… come dire… non famosi.
Compilo una lista con tutti i loro indirizzi email ed invio il mio curriculum, le immagini e la descrizione del progetto. Dico loro che sono disposta ad iniziare una collaborazione, qualsiasi tipo di collaborazione.
Quindi aspetto una decina di giorni, un mese, due mesi, e infine posso tirare le somme: 20 email, 4 risposte. Un’ottima media, però sono tutte negative, senza troppe spiegazioni ma con i soliti convenevoli
<<Mi dispiace, ma le faremo sapere
E’ opportuno quindi passare alla fase 2.
FASE 2: I PROTOTIPI
Al prossimo post.
la mia verità: le aziende Adele Rotella